Lo sgombero del centro sociale Asilo di Torino, i successivi fermi di polizia e la violenta campagna istituzionale e di stampa contro i militanti anarchici condotta in combutta da Cinquestelle, Lega e Pd, sono una prova in più che è in atto un salto di qualità della repressione giudiziaria e poliziesca – che non ha nulla da invidiare alla brutale caccia ai gilet jaunes scatenata in Francia dalla banda Macron.
In gioco non è il passato (“l’anacronismo” degli spazi occupati), né questa o quella situazione locale (la “anomalia Torino”); in gioco è l’insieme delle più diverse forme di resistenza in atto oggi all’aggressione che il governo fascio-stellato sta portando all’esercizio del diritto di sciopero e di picchettaggio, all’occupazione delle case sfitte, all’uso sociale di spazi sottratti alla speculazione edilizia, all’organizzazione proletaria di lotta, specie se composta da lavoratori immigrati, come nel caso della logistica.
Per questa ragione, al di là di ciò che ci divide da loro, sentiamo l’attacco ai compagni anarchici di Torino come un attacco all’intero movimento di resistenza e di lotta alla svolta reazionaria in corso sotto le insegne del “populismo” e del “cambiamento”, ed esprimiamo a loro la nostra solidarietà militante.
Il loro grido di protesta “Fanno la guerra ai poveri e la chiamano riqualificazione”, il loro appello a resistere “contro i padroni della città” vale al di là, molto al di là, di Torino e della questione degli spazi occupati.
Bisogna prendere atto che il governo Salvini-Di Maio, il governo del lavoro nero, dei porti chiusi ai rifugiati e aperti alla NATO, dell’uso massiccio della polizia contro le lotte, sta agendo secondo un piano per riaffermare il totale potere dei padroni di ogni tacca, dei palazzinari, degli speculatori, dei boss della criminalità organizzata, nei luoghi di lavoro e sui territori.
Non è possibile bloccare questo piano località per località, restando divisi, scoordinati, e lasciandoci chiudere in tanti vicoli ciechi.
Certo, ogni attacco merita la risposta più pronta e immediata possibile; ma è vitale far convergere le molteplici risposte in un solo fronte proletario unitario di lotta contro la repressione poliziesca e giudiziaria, contro l’intera politica anti-operaia, razzista, sessista, militarista del governo Conte, chiedendone, come hanno saputo fare i gilet gialli con Macron, le dimissioni.
Mettiamo all’ordine del giorno lo smascheramento e la cacciata di questo governo dalla piazza, la preparazione di uno sciopero generale in cui le tante singole spinte di lotta e lo scontento crescente possano confluire!
Per quanto non sia facile, bisogna cominciare a confrontarsi su questa necessità e agire in modo conseguente.
Per parte nostra partecipiamo in pieno al lavoro di coordinamento anti-capitalistico promosso dal SI Cobas, che prevede un’unità di intenti per dare efficacia politica ed organizzata alle iniziative dell’8 marzo e del 1° maggio.
Per portarlo a termine con successo un simile sforzo, dovremo parlare alla grande massa dei lavoratori, delle lavoratrici, dei giovani precari – inclusi i tanti che ancora oggi sperano che questo schifoso governo possa cambiare in meglio le cose.
11 febbraio 2019
Compagne e compagni per una Tendenza internazionalista rivoluzionaria