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[COMUNICATO] Elezioni, lavoro, governo, razzismo, logistica, lotte, repressione, antifascismo, metalmeccanici, scioperi e crisi: il punto dei lavoratori e delle lavoratrici all’ultimo coordinamento nazionale S.I. Cobas

Odg finale assunto all’unanimità al CN dei lavoratori e delle lavoratrici S.I. Cobas del 2/6/19

Il Coordinamento nazionale del SI Cobas, riunitosi il 2 giugno a Bologna, ritiene l’esito delle recenti elezioni europee una conferma della spinta in atto verso una soluzione reazionaria alla crisi e alla conseguente instabilità del capitalismo italiano ed europeo.

L’affermazione della Lega e il tracollo del M5S dimostrano da un lato il consolidamento delle pulsioni razziste e securitarie, dall’altro la perdita di credibilità dei 5 Stelle, soprattutto tra quegli strati proletari e semiproletari che un anno fa hanno dato fiducia a questo movimento sancendone il successo elettorale.

Il bluff del reddito di cittadinanza, materializzatosi in una misura di impatto irrisorio rispetto alla propaganda e alle aspettative di disoccupati e licenziati, il dietrofront su Ilva, ponte di Genova, ambiente, licenziamenti, crisi aziendali e l’ambiguità su Tav e Tap, ma soprattutto la totale subalternità di Di Maio e compagnia alla Lega sui temi della sicurezza (cioè repressione) e dell’immigrazione, sono le reali cause del crollo politico ed elettorale dei 5 Stelle.

Un crollo che solo in parte si è tradotto in consensi alla Lega, a FdI o al PD (la cui opposizione si è costantemente caratterizzata come espressione piena e organica degli interessi della grande borghesia), e che in larga parte si è invece tradotto in un ulteriore aumento dell’astensione, che a queste elezioni ha sfiorato il 45%: un dato, peraltro, in netta controtendenza col recupero dell’affluenza alle urne nel resto d’Europa prodotto dal richiamo al “voto utile” in chiave antifascista o antisovranista.

L’astensione massiccia dalle urne in Italia anche in un contesto come quello attuale, segnato da una forte polarizzazione (sebbene più mediatica che reale) tra europeisti e antieuropeisti, e sul piano interno tra governo e opposizione e, all’interno dello stesso governo, tra Lega e 5 Stelle, per noi è la riprova di un quadro politico perennemente instabile, incerto, turbolento e soprattutto segnato dalla totale sfiducia delle classi oppresse verso qualsiasi partito borghese e parlamentare.

In quest’ottica, ogni lettura dell’attuale quadro politico tesa a mettere in in risalto unicamente il successo di Salvini senza tener conto del contesto più generale di crisi e di instabilità appena accennato, non solo è profondamente errata, ma è anche autolesionista, perchè ingigantisce la forza della Lega senza vedere le contraddizioni e le inevitabili difficoltà cui anche questo partito andrà incontro nei prossimi mesi.

D’altra parte, siamo ben consapevoli che gli equilibri emersi dalle urne vanno nella direzione da un lato di un ulteriore inasprimento delle politiche antioperaie, dall’altro della sempre maggiore repressione nei confronti di chi lotta.

L’agenda di governo di queste ore, focalizzata da un lato sul “decreto-sicurezza bis”, teso a completare gli ultimi tasselli di un impianto repressivo che condanna i proletari immigrati al perenne ricatto della clandestinità e trasforma ogni protesta in problema penale e di ordine pubblico, dall’altro sulla totale deregolamentazione degli appalti e dei subappalti e sull’accelerazione dei lavori per la Tav prevista nel decreto “sblocca cantieri” (ennesimo regalo al malaffare e al capitale mafioso), rendono chiara l’idea di come l’attacco alle condizioni di vita dei lavoratori e l’aumento dei dispositivi repressivi siano due facce della stessa medaglia.

E’ sempre più evidente come, in un contesto di bassa conflittualità, il SI Cobas sia divenuto il principale bersaglio della furia repressiva: le cariche indiscriminate in ItalPizza, i provvedimenti restrittivi nei confronti dei due nostri militanti più attivi in Toscana in occasione della vertenza alla tintoria Fada di Prato e la costante criminalizzazione delle nostre lotte da parte dei media e dei partiti istituzionali sono ormai un dato evidente a chiunque.

Al di la della propaganda e delle zuffe da osteria tra governo e opposizione, la costante a cui anche quest’esecutivo si è dovuta adattare è rappresentata dall’attacco a tutto spiano al salario diretto e indiretto e alle condizioni di vita dei lavoratori, sintetizzata magistralmente dai rinnovi contrattuali- bidone in numerose categorie e ai tagli orizzontali al salario sociale e alla spesa sociale nella direzione indicata dai progetti di “autonomia differenziata”, cui fa da contraltare il consolidamento delle spese statali per la corsa agli armamenti funzionali a un rinnovato protagonismo militare dell’imperialismo italiano, testimoniato dal nuovo massiccio investimento nell’acquisto di F35).

Da questo punto di vista, la nuova ondata di licenziamenti, di chiusure e di delocalizzazioni, di cui i casi di Mercatone Uno e della Whirlpool a Napoli rappresentano solo la punta dell’iceberg, sono la riprova di come le nubi della crisi continuino ad addensarsi senza sosta sull’intero sistema, e di come la propaganda populista abbia il fiato corto rispetto a un peggioramento delle condizioni di vita di milioni di proletari che la politica istituzionale non vuole e non può risolvere.

Noi riteniamo che nel quadro attuale i lavoratori, i movimenti e i settori sociali che in questi mesi si sono mobilitati contro le misure reazionarie del governo giallo-verde hanno bisogno di un riferimento sociale, sindacale e politico classista e anticapitalista, quindi autonomo sia dai padroni sia dalle beghe interne ai loro governi e al loro parlamento.

D’altro canto, l’ennesima disfatta delle liste a vario titolo “di sinistra”, dimostra ancora una volta ciò che è evidente da almeno un decennio: non ci sono più spazi per scorciatoie elettorali tese a riesumare quel modello riformista che la crisi capitalistica ha reso impotente e inattuabile, anche nelle sue forme “radicali”, “partecipative” e/o municipaliste.

All’ondata reazionaria non vi è alcuna alternativa che non passi per la ripresa la generalizzazione della lotta e dello scontro di classe.

Su questi temi il SI Cobas, lungi da ogni logica di autosufficienza, intende proseguire il confronto con tutte le forze sindacali, politiche e sociali presenti nelle lotte e nelle mobilitazioni di questi mesi, anche attraverso momenti di riflessione e di azione unitari.

In quest’ottica, già a partire dai prossimi giorni rilanceremo la campagna per l’abbattimento dei vincoli sul reddito di cittadinanza inaugurata dalla protesta dei 5 licenziati FCA sul campanile di piazza mercato a Napoli, su cui chiediamo la convocazione urgente di un tavolo istituzionale con il Ministro del lavoro Di Maio e i dirigenti Inps.

Il Coordinamento nazionale esprime altresì il massimo sostegno alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori ItalPizza di Modena.

Questa vertenza, apertasi grazie alla lotta e alla determinazione che il SI Cobas ha portato avanti per mesi davanti ai cancelli, da solo e contro tutto e tutti, è oramai giunta a un punto di svolta.

Dopo un lungo immobilismo, la Cgil, prima a livello aziendale, poi cittadino, è scesa in campo scioperando a fianco del Si Cobas contro la frammentazione delle condizioni contrattuali e sindacali all’interno del posto di lavoro.

In maniera analoga anche pezzi delle istituzioni, in primo luogo del Movimento 5 Stelle, hanno a vario titolo espresso posizioni di sostegno alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori.

Sull’onda delle nostre lotte, il sistema-Modena è dunque diventato il crocevia di uno scontro politico, sindacale e mediatico a tutto campo.

Questo primo round di mobilitazione, sfociato nella convocazione di un tavolo di trattativa in Confindustria tra Italpizza e padroni e con l’esplicita esclusione del SI Cobas, ha portato di fatto al dietrofront della Cgil, la quale ha sospeso lo sciopero finendo per accettare la divisione dei lavoratori in tre categorie contrattuali diverse.

Ma che la lotta sia tutt’altro che conclusa lo dimostrano sia i malumori con cui molti iscritti Cgil hanno accettato le proposte dei loro dirigenti, sia il rinvio del tavolo di due settimane.

D’altra parte, la capacità del presidio operaio fuori ai cancelli di resistere alla dura repressione statale (la quale è arrivata a colpire personalmente il nostro coordinatore di Bologna Simone Carpeggiani, mandandolo all’ospedale con due costole rotte) e la nostra tenacia nel rilanciare la mobilitazione, sono la dimostrazione più evidente che i padroni, anche in questo caso, non sono capaci di piegare la lotta.

La vertenza ItalPizza ha nei fatti assunto una valenza che va ben oltre i confini aziendali, e si lega a doppio filo alla sconfitta del fronte padronale al processo “Levoni” sui fatti di Alcar Uno, conclusosi lo scorso 13 maggio con la piena assoluzione di Aldo Milani: al di la del pure importante aspetto giudiziario, che certifica come la valanga di fango nei confronti della nostra organizzazione si sia letteralmente liquefatta in sede processuale, quel che conta maggiormente è il dato politico di questa vicenda, ossia la certificazione anche all’interno delle stesse istituzioni borghesi del marciume del “sistema-Modena” e del fitto reticolato di malaffare e di interessi che lega politica, padroni, cooperative, sindacati collusi e apparati repressivi.

Per questi motivi, il CN fa appello a tutti i lavoratori ItalPizza a proseguire la lotta rispedendo al mittente l’ipotesi di accordo delineata al tavolo in Confindustria, da mandato ai coordinamenti provinciali di Modena e Bologna di definire a breve un piano di iniziative che vedano il coinvogimento diretto di tutta l’organizzazione e in primo luogo dei Cobas territoriali.

Riguardo alla logistica, il CN fa appello a tutti i Cobas territoriali e alle Rsa di magazzino affinchè nel più breve tempo possibile si concluda l’iter di ratifica degli accordi nazionali sui premi di risultato e sulle coperture assicurative nei corrieri del gruppo Fedit, i quali segnano un ulteriore passo avanti in termini salariali e di tutela della sicurezza e degli infortuni in alcune tra le più importanti aziende committenti.

Al contempo, il CN assume l’impegno a convocare a breve assemblee nazionali dei delegati in tutte le filiere più importanti, a partire da quelle in cui si evidenziano problematiche generali o di sito, e in particolare nella SGT in fallimento, laddove è tuttora in corso un difficile confronto col Ministero del Lavoro.

Il CN evidenzia inoltre la necessità di avviare un intervento specifico sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, sia nella logistica in cui va sollecitata la nomina delle RLS in tutti i magazzini in cui siamo presenti, sia in altre categorie, in primo luogo nei Porti, laddove è in corso una ripresa del conflitto sul tema dei rinnovi contrattuali e dell’autoproduzione, e dov’è in corso un nostro intervento in particolare a Napoli, proprio a partire dall’emergenza-sicurezza all’interno dei Terminal Containers.

D’altra parte, la crescita significativa del SI Cobas in termini numerici e il suo sviluppo in altre categorie rende sempre più urgente il dotarsi di momenti di formazione dei quadri e dei delegati: per questo si invitano tutti i coordinamenti provinciali del centro-nord ad attivarsi per coinvolgere gli iscritti e i delegati alle iniziative di formazione che si terranno l’8 e 9 giugno a Milano e a Bologna.

Il CN assume infine due scadenze di piazza di rilevanza nazionale:

  1. lo sciopero nazionale dei metalmeccanici indetto dai confederali per il prossimo 14 giugno. Tale appuntamento sarà per noi un’occasione di lotta, intervento e comunicazione, fuori da ogni ipotesi di convergenza con le piattaforme rivendicative al ribasso di Fiom-Fim-Uilm. A tal fine si assume come prioritaria la partecipazione alla manifestazione di Napoli, vista anche la coincidenza dello sciopero con l’ipotesi di fusione tra FCA e Renault e dei possibili impatti che quest’ultima potrà produrre in termini salariali e occupazionali sul sito di Pomigliano d’Arco;
  2. la manifestazione antifascista del 30 giugno a Genova, in cui la nostra partecipazione sarà finalizzata a collegare la lotta alla Lega e all’esecutivo gialloverde a una prospettiva classista e anticapitalista, fuori da ogni illusione di fronte antifascista in chiave democratico-elettorale.

Bologna, 2 giugno 2019

Assunto dai presenti all’unanimità

Coordinamento nazionale S.I. Cobas