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[ITALIA] Whirlpool come Fiat-Fca: gli operai tra l’incudine e il martello… Nessuna scorciatoia per i lavoratori e le lavoratrici: solo la lotta paga!

GLI OPERAI DELLA WHIRLPOOL TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO.
SOLO LA LOTTA PAGA LE SCORCIATOIE NON ESISTONO.
NOI QUASI AGGREDITI DAL SERVIZIO D’ORDINE DEI SERVI SINDACATI FILOPADRONALI

Stamattina siamo andati alla Whirlpool non per portare la nostra solidarietà, ma per egoismo perché se perdono questa battaglia il movimento operaio continua ad arretrare.

NOI LA SOLIDARIETÀ LA DIAMO COMBATTENDO SUL CAMPO DI BATTAGLIA. 

Questa è la burocrazia sindacale dei sindacati confederali che si sta svendendo gli operai.

Un film già visto, l’ennesima chiusura o ridimensionamento di un’altra fabbrica… il tutto già deciso a tavolino tra padroni e sindacalisti di mestiere.

NOI VIGILEREMO E SAREMO SEMPRE DALLA PARTE DEGLI OPERAI.

Per gli operai non ci sono governi amici, perché gli operai non hanno una rappresentanza politica che li rappresenta, solo se gli operai riusciranno ad organizzarsi in quanto classe politica indipendente capace di eliminare questo sistema in mano al capitalismo… solo allora possono iniziare a vincere. 

SI COBAS FCA

Ecco la contestazione operaia alle burocrazie sindacali durante l’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici Whirlpool del 3 giugno: clicca qui.



Assemblea operaia in corso alla Whirlpool di Napoli, siamo con i licenziati Fca e Ambiente Spa.

I capi del sindacato tengono il controllo, illudono gli operai che con l’intervento del governo si otterranno dei risultati.

Per gli operai invece sarà una lenta agonia.

Solo con la lotta possiamo rompere il corporativismo azienda-sindacati-stato.

Questo il volantino che abbiamo diffuso agli operai:

DALLA WHIRLPOOL ALLA FCA NUJE AMMA ARREVUTA’

Gli operai della Whirlpool sono stati accompagnati silenziosamente al licenziamento.

Appena 7 mesi fa era stato raggiunto un accordo tra sindacati, azienda e governo con cui si sarebbe dovuto rilanciare un piano industriale anche per i siti di Napoli e Caserta. L’azienda da parte sua non ha mai nascosto che il piano industriale prevedeva 800 esuberi e la chiusura di alcuni stabilimenti.

I sindacati dov’erano?

Oggi fanno la voce grossa e vogliono mobilitare gli operai.

A fabbrica chiusa e con la produzione ferma tutti, dai sindacati ai governi, diventano difensori degli interessi operai.

Se i sindacati volevano realmente lottare in questi tre anni, da quando la proprietà ha manifestato le prime volontà di chiudere i battenti, avrebbero dovuto organizzare la forza operaia con scioperi e manifestazioni, almeno in tutte le fabbriche del gruppo.

Invece si sono alternate solo false rassicurazioni, vuote promesse e ripetuti incontri istituzionali che rappresentano una perdita di tempo per gli operai.

È la prova che gli accordi per il padrone sono carta straccia.

Se gli operai non fanno valere le loro ragioni e i loro interessi con la lotta, il padrone fa quel che vuole.

Se gli operai restano appesi alla speranza di ottenere qualcosa dai tavoli istituzionali hanno già perso.

Il sito di Ponticelli deve diventare il centro delle iniziative operaie per rispondere agli attacchi padronali.

Trattare e sedersi ai tavoli con rappresentanti delle istituzioni e dell’azienda non serve se non si mette in campo una forte mobilitazione operaia.

Devono essere gli operai in assemblea e nei presidi, che vanno mantenuti dentro e fuori la fabbrica, a decidere come organizzare e rafforzare questa lotta, non i capi del sindacato.

Il solo presidio però in una fabbrica ormai ferma non basta.

Bisogna bloccare la produzione nei siti Whirlpool ancora attivi su tutto il territorio nazionale.

I sindacati vogliono lottare sul serio?

Allora cominciassero da qui.

Se non sono gli operai ad imporsi, loro non lo faranno.

Per convenienza preferiscono mantenere la vertenza degli operai di Napoli isolata e circoscritta alla singola azienda, quando invece l’unico modo per ottenere dei risultati è coinvolgere gli operai di tutti gli stabilimenti Whirlpool e dell’indotto.

Non solo.

Scioperi veri, che non durino poche ore, che non siano simbolici per esprimere una solidarietà inconcludente, vanno organizzati anche negli altri siti industriali, perché le condizioni operaie peggiorano ovunque.

E quel che oggi sembra essere un problema degli operai della Whirlpool è in realtà una condizione che riguarda tutta la classe operaia.

Se come operai rimaniamo divisi tra sindacati, aziende e categorie, i padroni e le loro istituzioni decideranno sempre sulle nostre teste.

Ci fanno lavorare finché serviamo, quando ci hanno spremuto abbastanza e il padrone decide che è tempo di far profitti altrove, ci buttano fuori senza troppe spiegazioni dalla sera alla mattina.

Se non lottiamo nella peggiore delle ipotesi non otterremo nulla, nella migliore saremo costretti ad ingoiare tutti i ricatti che in questi casi si mettono nel piatto: cassa integrazione, mobilità, trasferimenti e via dicendo, che sono l’anticamera alla miseria a cui andremo incontro.

Dobbiamo convincerci che solo se siamo uniti e ci organizziamo davvero sui nostri interessi, senza deleghe in bianco e senza illuderci ancora che le soluzioni ai nostri problemi vengano dalle pratiche concertative dei sindacati o dalle promesse del governo, possiamo portare avanti questa battaglia.

Basta trattare, è ora di lottare!

Collettivo 48ohm