Come praticamente ogni estate da tre anni a questa parte anche quest’anno la questione abitativa ha concentrato gran parte dell’attenzione politica del governo e delle istituzioni locali, attenzione che si è concretizzata, come gli altri anni d’altronde, con sgomberi anche violenti e nessuna alternativa realistica per le persone cacciate dalle proprie case.
Questa estate, fino ad ora, a pagare le spese della totale mancanza di politiche sociali riguardo le abitazioni a Roma sono stati gli occupanti di Cardinal Capranica (circa 400 uomini donne e bambini), sgomberati con un uso massiccio e immotivato delle forze dell’ordine mobilitate in massa con decine di camionette, cinquanta blindati, centinaia di poliziotti, tre idranti e un elicottero.
Questa enormità di risorse pubbliche utilizzate per liberare locali sfitti ha due motivazioni: ovviamente le pressioni (sempre assecondate) che i privati stanno facendo sulle istituzioni locali a difesa della sacralità della proprietà privata contro la necessità di avere una casa (in una città in cui gli occupanti sono oltre i quindicimila e ci sono oltre centomila appartamenti sfitti), dall’altra sicuramente il fatto che una campagna di sgomberi per la sicurezza e il rispetto della legalità porta risultati politici al ministro degli interni Matteo Salvini, probabilmente conscio della possibilità di acquisire potere a Roma, oltretutto ai danni del partito suo diretto concorrente, oggi più che mai, il Movimento 5 Stelle, rappresentato in città dalla sindaca Raggi.
Una vittoria su questo campo potrebbe essergli molto utile per imporsi, dopo la conquista di posizioni alle scorse europee, come primo partito a livello nazionale magari preparando il terreno per una imminente candidatura da presidente del Consiglio.
Come Si Cobas riconosciamo l’attacco alle occupazioni abitative come un attacco che ci colpisce in prima persona, per differenti motivi. Innanzitutto si intreccia in maniera strettissima con gli interessi dei padroni di Roma: le aziende immobiliari, le banche, i palazzinari, in una città dove si è costruito tanto e fuori da ogni regolamentazione legale e buon senso e questo è portato nei confronti di una base sociale “meticcia” composta da tanti immigrati e italiani, come effettivamente è quella che si organizza e lotta nei luoghi di lavoro, tanto è che molti nostri compagni lavoratori del SI Cobas a Roma per una grande quantità di motivi si ritrovano o si sono ritrovati in periodi della propria vita ad occupare per avere un tetto sopra la testa.
Poi si caratterizza come un attacco alle modalità di lotta tipiche del movimento operaio, esattamente come il decreto sicurezza ed il decreto sicurezza bis attaccano tanto l’occupazione di stabili quanto i picchetti, i blocchi stradali e delle merci. Infine noi vediamo le abitazioni come salario indiretto; ogni operaio e ogni famiglia ha diritto ad una casa, e da anni non esiste alcun piano di edilizia popolare nonostante i lavoratori paghino tasse sproporzionate rispetto all’entità non certo faraonica del proprio salario, tutti i governi hanno semplicemente ignorato la cosa e centinaia di uomini e donne abbandonati in condizioni di privazione e povertà si sono trovati costretti ad occupare stabili pubblici e privati sfitti.
Ora sembra che tocchi all’occupazione di Caravaggio (circa 500 occupanti): il 26 agosto ci sarà un incontro istituzionale dal quale molto probabilmente si uscirà con un nulla di fatto. Come organizzazione sindacale non possiamo accettare che si riproduca lo stesso scempio di Cardinal Capranica e prima ancora come Piazza Indipendenza, per questo, chiamiamo alla mobilitazione per difenderla nel caso venga messa effettivamente sotto sfratto e sosteniamo la campagna contro gli sgomberi.
La casa è un diritto di tutti i proletari e le proletarie, lavoratori e disoccupati, esattamente come lo è un salario degno.
Non è più il tempo della solidarietà, anche se sincera, solo a parole, serve che i lavoratori, gli occupanti, gli sfruttati immigrati e italiani di questa società si uniscano per difendere le proprie condizioni di vita.
Lo strumento migliore che abbiamo a disposizione a questo fine è lo sciopero: per questo il SI Cobas, insieme ad altri sindacati, ha promosso una intera giornata di sciopero generale per il prossimo 25 ottobre.
Anche nel contesto di Roma le organizzazioni operaie e proletarie possono e devono discutere un piano combattivo di sciopero metropolitano contro i capitalisti e il loro “diritto” alla rendita, così come contro i politici romani, e non solo, che da anni hanno scelto di schierarsi contro il diritto ad una casa per tutti.
SI Cobas nazionale