Le menzogne di Fedex hanno le gambe corte
In queste ore sta circolando negli ambienti TNT- Fedex una nota dei vertici aziendali (a firma Stefania Pezzetti e Carla Maiocchi) con cui la multinazionale americana della logistica, dopo una settimana di assordante silenzio, “prende la parola” sullo sciopero continuato che il SI Cobas sta portando avanti in Italia da lunedì scorso.
Da un’azienda di tale caratura, che da anni riconosce il SI Cobas quale legittima controparte al punto di aver siglato con la nostra organizzazione centinaia di accordi sindacali nazionali e locali (sia in via diretta che indiretta per il tramite dell’associazione datoriale FEDIT o dei singoli fornitori) ci saremmo attesi una cosa veritiera sulle cause che hanno dato vita all’attuale scontro, nel narrare il reale svolgimento dei fatti e ricostruire il vero “nodo del contendere”.
Invece ci troviamo di fronte a un documento pieno di omissioni e di inesattezze, teso unicamente a ribaltare la frittata e a scaricare unicamente sulla nostra organizzazione la responsabilità del duro scontro sindacale in atto: in sostanza la più classica delle arrampicate sugli specchi, tipico atteggiamento padronale quando si tratta di preparare il terreno a una guerra su larga scala agli operai e a chiunque si metta di traverso ai loro piani.
L’elenco di accuse contro il SI Cobas, la cui condotta viene innumerevoli volte definita “irresponsabile”, “pericolosa”, “violenta”, “prevaricatrice”, ecc, è tanto ossessiva quanto del tutto priva di elementi e di argomentazioni reali: non interpreta i fatti ma li manipola a proprio uso e consumo, non esprime un punto di vista, bensì mira unicamente a calunniare, screditare e delegittimare il prestigio e le ragioni di quella stesso sindacato con cui fino a ieri (quando ancora si chiamavano TNT) vantavano un rapporto di “dialogo costruttivo seppur nel rispetto dei ruoli e non senza i fisiologi momenti di contrasto che derivano da interessi opposti.
Ciò che maggiormente ci spinge a far chiarezza su quanto sta accadendo non sono tanto le accuse e le diffamazioni nei nostri confronti (cui siamo abituati da sempre), quanto le esplicite minacce di una serrata e di un’imminente riduzione delle attività domestiche, quindi di un’ondata di licenziamenti, tutta funzionale a scatenare una guerra intestina tra i lavoratori Fedex.
I fatti
Il 6 marzo 2020 a Peschiera Borromeo viene siglato un accordo tra il SI Cobas e TNT-Fedex in cui viene sancita la stabilizzazione all’interno dell’hub di Milano di 66 lavoratori che da anni operavano in quel magazzino tramite un appalto di Adecco.
Questi lavoratori, dietro la maschera di un contratto di somministrazione “a tempo indeterminato”, rappresentano in realtà la quintessenza del precariato e del supersfruttamento garantito ai padroni da decenni di deregolamentazione spinta
del mercato del lavoro e delle relazioni industriali: turni di lavoro con ritmi elevati, con livelli salariali più bassi rispetto ai propri colleghi dipendenti diretti dell’azienda, inferiori ai dipendenti Fedex che svolgono le loro stesse mansioni.
Nell’accordo, che il documento di Fedex cita quasi di sfuggita e quasi con imbarazzo, viene stabilito che i 66 verranno internalizzati in 2 scaglioni, il primo a partire dal 1 aprile e il secondo dal 1 maggio.
Fedex sostiene che tale accordo sia stato disdettato per cause di forza maggiore legate al sopraggiungere nel frattempo dell’emergenza Covid, ma questa tesi fa acqua da tutte le parti, se è vero che il 6 marzo, data di sottoscrizione, l’emergenza coronavirus in Lombardia era già conclamata da 2 settimane…
La verità alla base della disdetta unilaterale compiuta da Fedex è ben diversa!
Pochi giorni dopo la firma dell’accordo, a partire da lunedì 16 marzo, a seguito del lockdown totale causato dalla pandemia, il SI Cobas proclama l’astensione in tutti i luoghi di lavoro non essenziali come forma di autotutela per evitare ulteriori contagi e morti, specificando altresì alle aziende del gruppo FEDIT che la disponibilità dei propri iscritti a tornare in attività era subordinata alla stipula di specifici Protocolli per la tutela della salute e la prevenzione dei contagi sui luoghi di lavoro: ciò alla
luce del particolare livello di rischio all’interno delle aziende della logistica, dei viaggi per raggiungere il posto di lavoro, ambienti dove sarebbe richiesto un’attività specifica di sanificazione degli ambientie e turnazioni differenziate e mascherine adeguate a potreggersi dal coronavirus.
In secondo luogo, il SI Cobas ha posto a tutte le aziende la necessità di attivare gli ammortizzatori sociali e di garantire il pagamento anticipato della cassa integrazione in modo da sopperire ai ritardi del pagamento dovuti alle sue strutture burocratiche, addirittura chiuse in questa fase con un impedimento a svolgere questa funzione.
Da allora Fedex non ha mai dato risposta a queste richieste, tutt’altro: durante tutto il periodo di picco dei contagi in gran parte dei magazzini Fedex si è continuato a lavorare come se nulla fosse, con mascherine inadeguate e altri dispositivi di protezione, senza igienizzazione dei locali, con detergenti Scaduti e senza rispettare rigorosamente le distanze di sicurezza, al di là delle disposizioni che i piani alti dell’azienda indicavano nei loro documenti.
In pratica, la stessa condotta adottata da migliaia di altre aziende, e che è stata la vera causa delle migliaia contagi e di morti in Lombardia e in tutto il centro-nord.
Di fronte all’astensione del SI Cobas e di parte degli stessi lavoratori Adecco, a Peschiera la Fedex invece che decidersi a siglare un protocollo d’intesa che prevedesse anche un controllo operaio sulle norme di sicurezza e ad adeguarle al proprio specifico contesto, si è mossa in totale spregio agli accordi presi e non ha cercato una reale mediazione per definire in tempi concordati e a secondo delle condizioni dettata dal possibile ritorno dei volumi l’assunzione in tempi differenziati
dei lavoratori Adecco.
Al contrario per rispondere agli scioperi ha persino iniziato ad arruolare squadrette di lavoratori “invisibili”, “usa e getta” per tutto il periodo della pandemia.
Infine, giusto per non farsi mancare niente, in aperto contrasto con il SI Cobas i vertici Fedex hanno apertamente sponsorizzato la nascita nel magazzino di Peschiera di una organizzazione sindacale l’Usb formata ex novo su chi rinunciava alla difesa dei 66 lavoratori Adecco, un’operazione “civetta” al fine di arruolare i lavoratori più impauriti per confondere le acque e alimentare lotte intestine tra gli lavoratori.
E’ stato a quel punto che i lavoratori del SI Cobas hanno iniziato le giornate di sciopero perché avevano compreso che la direzione centrale della Fedex, che risiede negli USA, aveva in mente un piano di ristrutturazione che prevede la chiusura di alcuni siti (non era un caso che non apriva, per i propri dipendenti la cassa integrazione) con il conseguente licenziamento di più lavoratori.
In due mesi da Fedex non è mai giunta una risposta, ne’ sul tema sicurezza ne’ sulla richiesta di attivazione della Cig per i dipendenti di Peschiera, ne’ tantomeno riguardo l’ipotesi di anticipo degli ammortizzatori sociali qualora l’Inps ritardasse nei pagamenti: accordi che sono invece stati raggiunti a livello nazionale con BRT, a livello aziendale in molti magazzini GLS ed in questi giorni in SDA.
A fine aprile, invece, senza alcun preavviso Fedex comunica la disdetta unilaterale dell’accordo ai 66 lavoratori Adecco, ai quali da allora è stato vietato l’ingresso in magazzino.
Spremuti come limoni e mandati allo sbaraglio da Fedex senza alcun rispetto per la loro salute e la loro vita finchè servivano a generare profitti; buttati per strada dalla sera alla mattina non appena non servivano più: questo è il rispetto delle normative e delle norme anti-contagio di cui si vantano i dirigenti Fedex nella loro nota.
E’ evidente che Fedex ha usato e sta usando la crisi CoVID in base al proprio piano industriale e per il proprio tornaconto economico, e si rifiuta ostinatamente di sedersi ai tavoli trattativa perchè ritiene di poter sfruttare il caos generato dal dramma della pandemia per sbarazzarsi della scomoda controparte rappresentata dal SI Cobas che contrasta questa scelta politica.
Il muro alzato dai padroni e la loro strafottenza non lasciava margini e scelte diverse al sindacato: l’unica arma che i lavoratori hanno a disposizione per far valere le loro ragioni era l’apertura dello stato d’agitazione con uno sciopero di filiera che è già durato tre giorni.
A fonte di questa nota della Fedex-Tnt ci rivolgiamo a tutti i lavoratori, sia dipendenti diretti che delle aziende in appalto, affinchè non cadano nella rete delle mistificazioni fatte dai vertici aziendali.
L’unico motivo delle agitazioni e dei disagi di questi è giorni è la volontà di Fedex di dare un netto e improvviso cambio di rotta alle relazioni sindacali, con l’obbiettivo di indebolire il SI Cobas e avere la strada spianata per compiere un piano di tagli e di licenziamenti di vaste proporzioni: un piano che probabilmente era in gestazione prima di questa fase di epidemia che si è sviluppata in Italia e perciò utilizza a questo fine così come vuol fare scaricando la colpa sui lavoratori che scioperano in questi giorni.
A questa trappola tesa da Fedex noi nell’incontro dei delegati di filiera abbiamo deciso di rispondere interrompendo per qualche giorno gli scioperi perché si possa verificare se ci sono diverse intenzioni e spazi di contrattazione, se non ci saranno continueremo a rispondere con la coerenza e la trasparenza che ci caratterizza, senza avere nessuna esitazione e in tal caso la lotta riprenderà con degli scioperi a scacchiera per fare ancora più male.
10/05/2020
Coordinamento di filiera Fedex-Tnt
Sindacato Intercategoriale Cobas