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[ITALIA] L’arma dei carabinieri chiede i danni a chi osò manifestare contro Salvini. Napoli: ancora repressione contro chi lotta

Riceviamo e pubblichiamo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso questo contributo, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

L’arma dei carabinieri chiede i danni

a chi osò manifestare contro Salvini

Marzo 2017. Un Salvini quasi all’apice della sua popolarità, si avvia a quel tour nel Meridione che dovrebbe consacrarlo premier della nazione tutt’intera, ricomposta nel segno della guerra di stato agli immigrati e di un “sovranismo” d’accatto con cui spillare dall’Unione europea benefici per i suoi più affezionati elettori-finanziatori, la pletora dei sciur Brambilla della Padania, gli arrabbiati “liberisti” eternamente assatanati di aiuti e protezioni di stato.

Si forma a Napoli un ampio comitato d’accoglienza. In parte è legato alla giunta De Magistris, in parte ad organismi di lotta estranei ai giochini istituzionali. Ne viene fuori una sorta di “divieto” per Salvini ad entrare in una città da lui a più riprese sbeffeggiata, se non demonizzata, insieme alle popolazioni meridionali. Prontamente il ministro dell’interno dell’epoca, il prode Pd Minniti (su cui v. il caustico Minniti e il suo mondo, a cura di Calusca City Lights), chiama alla mobilitazione le forze dell’ordine. Salvini parlerà alla Mostra d’Oltremare. A tutti i costi. La sua “libertà di pensiero” non si tocca. Guai a chi osa.

11 marzo: il clima si è riscaldato. La manifestazione di piazza chiamata dal Comitato “Mai con Salvini” ottiene l’adesione di svariate migliaia di persone. Dal luogo di concentramento, piazza Sannazzaro, si avvia verso la Mostra d’Oltremare con l’intento di consegnare al futuro ministro dell’interno un simbolico foglio di via (i fogli di via veri, a decine, verranno distribuiti in seguito, sulla base proprio dei decreti-Salvini, ai facchini e militanti del SI Cobas, e ai solidali con loro). Sennonché, a molta distanza da dove si tiene il raduno leghista, polizia e carabinieri ricorrono ai lacrimogeni e agli idranti per disperdere la dimostrazione che avanza. E i dimostranti si difendono come possono.

Scoppia la solita stucchevole polemica intorno alla “violenza” che, inutile dire, è sempre e solo quella di quanti manifestano contro la violenza istituzionalizzata e organizzata negli apparati dello stato – nel caso, uno dei temi denunciati era quello delle politiche migratorie che hanno insanguinato il Mediterraneo e il Sahara con i corpi di oltre 100.000 emigranti, e che il suddetto Salvini pretendeva inasprire (e in seguito ci è riuscito, con l’aiuto determinante dei Cinquestelle e di tutti gli altri).

Quando, negli anni successivi, la parola è passata alla magistratura “indipendente”, è scattata l’imputazione di “devastazione e saccheggio” per nove dimostranti, un reato – è stato giustamente osservato – del codice penale fascista, riesumato in occasione del G-8 di Genova nel 2001. A processo pendente, è arrivata nei giorni scorsi un’azione per risarcimento danni del Ministero della difesa contro 38 manifestanti. La richiesta è di 7.831,04 euro per due automezzi ‘danneggiati’ e di 25.505,66 euro per coprire “gli emolumenti ‘a vuoto’ durante l’assenza dei militari infortunati”. Totale: 33.336 e 66 centesimi.

Sarebbe quasi spassoso, se non fosse che a Napoli, come ovunque si facciano delle lotte vere e non simulate, della militanza vera e non da ‘assemblee militanti’ sulle tastiere – abbiamo in mente le lotte della logistica contro FedEx o Unes, o l’azione di supporto agli emigranti in Val di Susa, o alcune proteste antimilitariste degli scorsi anni –, la repressione dello stato si sta facendo incalzante. E sull’esempio dell’odiosa ley mordaza di Rajoy del 2015, ha imbracciato anche l’arma delle sanzioni pecuniarie contro i propri oppositori, che notoriamente, non appartenendo alle classi sfruttatrici, sono costretti a sudare la giornata.

A Napoli prima è stata rispolverata l’associazione a delinquere contro le lotte del Movimento 7 novembre, poi sono cominciati ad arrivare i decreti di condanna per manifestazione non autorizzata, sempre agli stessi indirizzi (quello di Eddy Sorge e di Maria Pandolfi per primi), ora le onerose richieste di risarcimento – tra gli altri – ad alcuni compagni di Iskra. Poiché la cosa è tutt’altro che limitata alla sola città di Napoli, bisognerà rompere il tran tran delle risposte locali ed isolate, inesorabilmente inadeguate, e mettere in campo una nuova iniziativa unitaria che raccolga le forze vive, per poche che siano, contro la repressione di stato, contro l’azione del governo Draghi, contro il padronato.