Materiali tratti dalla rete

Pulizie sui treni, aziende ricattate sindacalisti arrestati per estorsione

Sindacalisti chiedevano alle società d’appalto 5mila euro al mese per non avere problemi con gli operai

di SANDRO DE RICCARDIS

Pulizie sui treni, aziende ricattate sindacalisti arrestati per estorsione Lo scambio di mazzette documentato in un video della polizia

Tangenti pretese dai sindacalisti per evitare scioperi e garantire la pace aziendale. Mille, tremila, a volte cinquemila euro per evitare astensioni dei lavoratori e iniziative che hanno più volte paralizzato la circolazione dei treni in tutta la Lombardia come il blocco dei binari.

Dopo sette mesi d’indagine, la squadra di polizia giudiziaria della Polfer ha arrestato Pasquale Maio, incensurato, 46 anni, segretario nazionale aggiunto del Salpas (Sindacato Autonomo lavoratori partecipate appalti e servizi) che fa parte dell’Orsa, e Walter Di Bona, 43 anni, che millantava di essere un ispettore delle Ferrovie dello Stato e in questa veste minacciava le ditte di controlli improvvisi e rigorosi. Il primo è stato arrestato in un bar della stazione di Rogoredo mentre intascava 10mila euro.

Walter Di Bona è finito in manette in Centrale dopo aver ricevuto 2mila euro. Denunciati in stato di libertà invece un secondo funzionario nazionale del sindacato, Claudio F., e il tecnico della segreteria nazionale, Martino Maio, 42 anni, fratello di Pasquale. Per tutti l’accusa è di estorsione in concorso. Avrebbero estorto in tre anni circa 145mila euro, 22mila dei quali recuperati. L’Orsa, con una nota, ha preso le distanze dai sindacalisti.

Il gruppo estorceva denaro alle ditte che avevano l’appalto della pulizia di treni e stazioni per evitare proteste tra i dipendenti. “Usavano la rappresentanza sindacale non per difendere i diritti dei lavoratori – spiega Angelo Serino, dirigente della squadra di polizia giudiziaria della Polfer – ma per ricattare le aziende e arricchirsi”. Vittime quattro ditte: la romana Csi che ha pagato circa 100mila euro, la Pulizie ed Affini di Brescia, la Dussmann Service e la Berruti Federico e Figlio di Alessandria.

Se non garantivano alle Ferrovie i servizi dovuti, erano costrette a pagare pesanti penali, e per questo spesso accettavano il danno minore delle tangenti, fino a 5mila euro al mese. In un caso, lo scorso 31 marzo, la banda ha organizzato in Centrale uno sciopero del Salpas per protesta contro il mancato pagamento degli stipendi. Manifestazione formalmente legittima ma che aveva “l’obiettivo – scrivono gli investigatori – di intimidire le aziende”. “Oggi li abbiamo massacrati” hanno esultato al telefono i malviventi.

A far scattare l’indagine è stata la denuncia a fine 2009 di Dussmann, poi le intercettazioni ambientali e telefoniche hanno svelato un vero e proprio “sistema radicato da anni, gestito – dicono gli investigatori – dai quattro indagati, tutti con un alto tenore di vita che a seconda delle necessità spingevano o rallentavano le proteste dei dipendenti”. Anche Ferrovie dello Stato annuncia che si costituirà parte offesa contro i sindacalisti dell’Orsa, ma anche “contro le ditte che nel corso degli anni hanno taciuto adeguandosi a tale sistema”. Le indagini intanto vanno avanti. Il sospetto degli investigatori è che ci siano altri episodi estorsivi, anche in altre zone d’Italia dove i sindacalisti operavano.       da  repubblica.it

(30 luglio 2010)