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Lavoratori bergamaschi: SU LA TESTA!!

Riportiamo il comunicato sull’iniziativa organizzata dalla Rete Operaia a Bonate Sotto (BG) per affermare l’autorganizzazione di classe, a cui il S.I. Cobas ha partecipato e di cui condivide il punto di vista sulla crisi.

Si è svolta la sera di mercoledì 22 settembre, nella nuova sede ARCI di Bonate Sotto (BG), la serata di solidarietà organizzata dalla Rete Operaia Valseriana sui problemi delle lotte operaie, per contrastare il pesante attacco padronale in atto.

La provincia di Bergamo ( dati CGIL ) guida la classifica della CIGS in Lombardia, crescendo del 145,79% rispetto allo stesso periodo del 2009 ( Milano è al + 113% ). Attenzione: tutto ciò avviene di fronte ad una CIGO che, sempre nello stesso periodo, diminuisce del 17,53%. Dunque, il salasso occupazionale aumenta, ed aumenta soprattutto sul versante dei LICENZIAMENTI veri e propri. Senza parlare della Cassa in Deroga, che è aumentata del 363,68% in un anno!

Dunque, la tanto sbandierata “ripresa” dei fatturati e degli ordinativi avviene grazie al taglio SECCO di centinaia di migliaia di lavoratori in Italia, come la Rete Operaia ha sempre sostenuto sin dalla sua nascita. Una quota considerevole di questi lavoratori o andrà ad aumentare quello che Marx chiama “l’esercito industriale di riserva”, cioè i disoccupati strutturali ( in funzione di abbassamento generale dei salari); oppure sarà “riciclato” in attività di nuovo schiavismo(lavoro nero, interinale o in cooperativa).

Questo è il quadro brevemente richiamato nella relazione introduttiva, dove si è messo in evidenza le gravi responsabilità che TUTTI i sindacati Confederali hanno avuto ed hanno nel “gestire” questa macelleria sociale, tenendo “buoni” i diretti interessati, cioè i lavoratori, al fine di accompagnarli meglio ad un nuovo giro di spremitura capitalistica.

In cambio di cosa? Di qualche posticino nei Consigli di Amministrazione, o negli “Enti Bilaterali), oppure, molto più direttamente, nei parlamenti.

Ricordiamo a tutti gli smemorati che Gianpiero Castano, tanto per dirne una, quel signore del Ministero dello Sviluppo che farà la parte governativa nella “trattativa” Indesit, non molti anni fa era un “emerito” esponente nazionale della FIOM-CGIL…Alla faccia! E se ci dilunghiamo nell’elenco rischiamo di essere noiosi..

Abbiamo così ricordato le SVENDITE della Pigna, della Comital, della Triumph…tanto per citare gli esempi più noti. Ed abbiamo invitato i presenti a riflettere sul film “GIU’ LE MANI ! “, che narra la storia recente ( 2008 ) delle Officine Ferroviarie del Canton Ticino ( Svizzera )dove gli operai HANNO SAPUTO IMPEDIRNE LA CHIUSURA grazie all’acquisizione collettiva di alcuni punti fondamentali quali: 1) non piegarsi alle “esigenze” del profitto; 2) lottare compatti e non farsi “gli affari propri”; 3) coinvolgere TUTTA la popolazione nella mobilitazione; 4) e infine, ma non ultimo in ordine d’importanza, L’AUTORGANIZZAZIONE della lotta attraverso un “Comitato di sciopero”che si pone ESSO STESSO GLI OBIETTIVI DELLA LOTTA e li persegue con chi ci sta; non va ad elemosinare “aiuti”da nessuno, nemmeno dai sindacalisti.

Questo “Comitato”, fatto DAI lavoratori PER i lavoratori, tiene regolari riunioni, si confronta continuamente con l’assemblea, che è sovrana, forma una Cassa di Resistenza per sostenere la lotta.

Da questi numerosi spunti, al termine del film, si è sviluppato un ampio e partecipato dibattito, che ha visto in primo luogo i lavoratori Indesit lì presenti prendere la parola, per sottolineare tutte le difficoltà della loro vicenda, ma anche per ribadire la loro determinazione a non mollare.

Questi lavoratori, insieme ad altri della Pigna, SVENDUTI con un accordo spacciato per “pilota” dai burocrati sindacali, hanno raccontato brevemente le loro recenti vicende, dove emergono ancora una volta le responsabilità di sindacati che fanno delle finte lotte per poi iniettare tra i lavoratori dosi massicce di scoraggiamento, divisione, illusioni parlamentari, aleatorie quanto frustranti promesse di “reinserimenti” ( MA DOVE!!?? E PER QUANTI ?! ) che alla fine smobilitano ogni “velleità” di resistenza.

Ora, addirittura, dopo l’ultimo incontro a Roma dell’ 8 settembre, e dopo la programmazione di altri tre incontri ( CHE NEI FATTI ACCOMPAGNERANNO LA CHIUSURA DELLA INDESIT ), ci si rinchiude nel mantenimento di un presidio che, per non “irritare” Merloni e continuare il “dialogo”, dovrebbe essere puramente simbolico ( come lo è ormai quello della Frattini ), e lasciare tranquillamente svuotare i magazzini….

Sarebbe veramente la fine delle residue speranze di non ACCETTARE SUPINAMENTE IL PROGRAMMA DEL PADRONE (=chiudere tutta la storia entro metà novembre prossimo con: ricollocazioni, cassa straordinaria, prepensionamenti- solo 50 secondo la stessa FIM !!!- mobilità interna- a Caserta?- incentivi all’esodo…).

Tanto per restare nell’industria del “bianco”in bergamasca, basti pensare ala fine della Donora.

E’ lo stesso canovaccio di tutte le altre demolizioni di aziende nel territorio. Ormai la strada l’hanno imparata, e le tecniche pure…sta ai lavoratori Indesit non farsi infinocchiare

Il punto forte di reazione, sollevato un po’ da tutti gli interventi, E’ DI COSTITUIRE UN COMITATO DI LOTTA, o come diavolo lo si voglia chiamare, che prenda in mano le sorti del presidio, bloccando le uscite di lavatrici, facendosi parte attiva sul territorio, non facendo dormire sonni tranquilli agli industriali, suscitando e organizzando solidarietà concreta., e di classe, attorno alla vicenda Indesit… interloquendo con altre fabbriche, o realtà lavorative, che si aggiungeranno.

Questo è l’invito e la proposta che la Rete Operaia, insieme ad altre organizzazioni e compagni lì presenti,ha fatto. Per noi, da sempre,il discorso vale per tutti i lavoratori; i quali, se vogliono costruirsi qualche possibilità di resistenza, devono alzare il livello di lotta fino arrivare all’occupazione delle aziende ( come del resto qualche delegato FIOM sta facendo alla Fincantieri…perché lì sì e qui no? ); e devono nel contempo, secondo noi, uscire dalla “protesta timida” per collegarsi con altri sfruttati.

Lo scopo? GIU’ LE MANI DALLE OFFICINE!

NON ACCETTARE PASSIVAMENTE LA PERDITA DI LAVORO-SALARIO_DIRITTI!

ORGANIZZARSI PER ABBATTERE LO SFRUTTAMENTO CAPITALISTICO!

In questa serata la Rete Operaia ha iniziato una raccolta di fondi, che proseguirà in ogni ambito possibile, per la lotta di resistenza dei lavoratori Indesit. La quota raggiunta è di 250 euro.

Noi della Rete Operaia abbiamo sempre sostenuto e praticato la linea dell’autorganizzazione, cercando però di farla uscire dai lavoratori, e non da “maquillage” di pochi intimi più o meno riciclati.

Per cui diciamo a tutti i compagni ed ai Sindacati di Base: l’Indesit è un banco di prova. Discutiamo seriamente il “CHE FARE”. L’unica condizione che poniamo è un confronto concreto, continuativo e organizzato sui passi da fare INSIEME ai lavoratori

Bergamo 23/ 09 / ’10 RETE OPERAIA VALSERIANA