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La sicurezza sul lavoro non può essere a discrezione del padrone.

GLI OPERAI NON SONO CARNE DA MACELLO.

Ogni giorno si muore sul lavoro e di lavoro, e continua inarrestabile la mattanza operaia. Ieri 4 novembre e stata una giornata di fuoco. Due lavoratori sono morti sul lavoro, un operaio schiacciato da una gru e un contadino sotto il trattore. Sempre ieri 7 operai (5 italiani e due immigrati), dipendenti di una cooperativa che stavano lavorando in un’azienda alle porte di Milano, la Eureco di Paderno Dugnano (MI), specializzata nel trattamento e stoccaggio di rifiuti sono stati investiti dalle fiamme condizioni particolarmente gravi. Secondo la direttiva Seveso esistono in Lombardia 1.111 impianti a rischio rilevante con sostanze pericolose e molti di questi sono in prossimità di abitazioni e strade particolarmente trafficate. Negli ultimi due anni per effetto della crisi sono stati espulsi dalla produzione circa 2 milioni di lavoratori e nonostante il calo dei lavoratori occupati il numero dei morti sul lavoro (senza contare quelli dovuti a malattie professionali) resta sempre da bollettino di guerra;

1120 nel 2008, 1050 nel 2009. Molte imprese, incoraggiate anche dalle dichiarazioni di alcuni ministri, continuano a considerare la sicurezza, un costo improduttivo da

ridurre al minimo, non compatibile con la ricerca del massimo profitto da realizzare adesso e subito. Sotto il ricatto del posto di lavoro e pressati dalla necessità di portare a casa un misero salario che permetta alla famiglia di sopravvivere, molti lavoratori italiani, stranieri o in nero, lasciati soli, subiscono i ricatti dei datori di lavoro e sono costretti a lavorare a condizioni fino a poco fa considerati inaccettabili. Non sempre vengono valutati dalle imprese i pericoli reali a cui sono soggetti i lavoratori. Alcuni datori di lavoro, incoraggiati dalle dichiarazioni di alcuni alcuni ministri che considerano la sicurezza del lavoro un “lusso” e un fardello per le imprese non effettuano neanche la valutazione dei rischi derivanti dalle sostanze cancerogene amianto, cromo, metalli pesanti, ecc Ormai i corsi sulla sicurezza anche quando si fanno non sono di nessuna utilità pratica. La scissione fra teoria e pratica è evidente dai risultati. Spesso quello della sicurezza diventa un business che serve ad arricchire le nuove imprese degli “amici degli amici”. La società e le istituzioni finora hanno fatto poco o nulla contro chi non rispetta le leggi e le norme antinfortunistiche, limitandosi nellaBisognerebbe fare leggi che impediscano di lavorare a condizioni di pericolo,Non esistono soglie di tolleranza o limiti di legge che mettono in sicurezza

i lavoratori e i cittadini, da qui la necessità di condurre una lotta per imporre il rischio zero. Le lotte dei lavoratori, delle Associazioni, dei Comitati e di alcuni sindacati che da decenni si battono nei luoghi di lavoro, nel territorio, nelle piazze e nelle aule dei tribunali per far valere il diritto alla salute e alla giustizia contro chi ha violato leggi e la Costituzione hanno contribuito a creare maggior consapevolezza alla società. La Corte di Cassazione intervento in merito a un caso successo negli anni ’70, ha condannato 14 dirigenti, il Consiglio di Amministrazione e il direttore della Montefibre di Verbania, in Piemonte, riconoscendo alcuni importanti principi per cui noi ci battiamo da anni:

1)caso di violazioni della sicurezza sul lavoro non è più il solo Amministratore Delegato che deve risponderne, ma l’intero Consiglio di Amministrazione.

2) il principio vale anche se le deleghe sulla salute e l’igiene erano

delegate o affidate ad un singolo componente.

3) tutte le associazioni di fatto che rappresentano i lavoratori potranno chiedere i danni morali per i loro iscritti, anche quelle nate dopo l’incidente.

Inoltre se in posto sono morte più persone nel corso degli anni, il datore di lavoro deve risarcire economicamente il sindacato e gli enti che si occupano della tutela della salute e dei diritti dei dipendenti.

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

Sesto San Giovanni 5 novembre 2010 via Magenta 88 / 20099 Sesto S. Giovanni MI /tel+fax 02.26224099

C/o Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” e mail: cip.mi@tiscalinet. it                                     {gallery}mic{/gallery}

Sito Internet del Comitato: http://comitatodifesasalutessg.jimdo