Ultime3

Non sei stufo di prendere solo dei gran schiaffoni?

Napolitano, Monti, Fornero, i partiti di centro, destra e “sinistra”, i sindacati confederali e autonomi, i mass media, e chi più ne ha più ne metta, non fanno altro che dire: i sacrifici sono necessari “per far ripartire l’economia del paese”. (Traduciamo: “per far risalire i profitti del capitale industriale e bancario”.)

Ma sei tu quello che oggi è precario, sottopagato. Sei tu quello a cui hanno bloccato gli aumenti salariali. Sei tu quello che lavora per una cooperativa senza diritti. Sei tu quello che è finito per strada o sta per finirci dopo la cassa integrazione. Sei ancora tu quello a cui hanno tagliato la pensione e/o allungato gli anni di lavoro per andarci. Sei di nuovo tu che se hai bisogno dell’assistenza sanitaria paghi un ticket sempre più caro. Sei sempre tu quello che si vedrà ridotto il salario dall’IMU, dall’aumento dell’IVA, dalla benzina che sale (mentre il petrolio cala), dal conto del supermercato, dall’aumento delle tasse scolastiche, ……

Sì! Siamo solo noi (lavoratori) a dover pagare il costo della crisi. Da oltre 30 anni, ad ogni fase discendente della crisi capitalista, centro destra e centro sinistra ci raccontano la litania che se oggi facciamo i sacrifici, domani avremo un secondo tempo di “piena occupazione” e “innalzamento dei salari”.      Ci credi ancora?

    In questi pochi mesi il governo Monti-Napolitano, con l’esplicito avallo di PD, PDL e UDC, ci ha portato via più di qualunque altro governo precedente. Il 9 maggio Monti e Fornero presentano al Senato una vera e propria controriforma sociale, che ha il suo punto chiave nell’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, raccogliendo così la richiesta avanzata da anni dalla Confindustria.

    Ovviamente sostengono che serve per “rilanciare l’economia” e “creare più occupazione”. Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere. Per far crescere l’occupazione servirebbe una legge che consenta ai padroni di licenziare come e quando vogliono, senza dover avere una ragione valida, senza che un giudice possa imporre il reintegro nel posto del lavoro.

    Non facciamoci prendere in giro! I padroni hanno sempre licenziato quando erano in difficoltà o volevano ristrutturare (scaricando i costi su tutti i lavoratori con la Cassa Integrazione e la mobilità). Non solo, da tempo quando la magistratura del lavoro impone il reintegro dei lavoratori licenziati non rispettano le sentenze della magistratura, come accade alla Fiat e nelle cooperative. (All’Esselunga di Pioltello, in questi giorni, 4 lavoratori delle coop, “colpevoli” di aver scioperato hanno vinto le cause, ma non sono fatti rientrare).

    L’art. 18 dice solo che il licenziamento individuale del lavoratore deve essere motivato e che in attesa di sentenza della magistratura sulla validità del licenziamento il lavoratore ha diritto al reintegro nel posto di lavoro. Se poi la magistratura decide che il licenziamento è legittimo, il lavoratore viene licenziato. Perché si vuole abolire questo? Lo si vuole abolire per introdurre strutturalmente il ricatto nei posti di lavoro, per cancellare tutti i diritti, per consentire al padrone, al caporeparto, al caporale di fare quello che vuole, di poterci trattare come bestie da lavoro, senza diritti e sotto il ricatto di poter essere cacciati in qualsiasi momento, al massimo con qualche mensilità di “indennizzo”.

L’ART. 18 NON DEVE ESSERE ABOLITO, DEVE ANZI ESSERE ESTESO ANCHE NELLE AZIENDE AL DISOTTO DE 15 DIPENDENTI E NELLE COOPERATIVE. VANNO INVECE ABOLITE LE LEGGI CHE CREANO PRECARIETA’ (PACCHETTO TREU, LEGGE BIAGI, LEGGE 142 SULLE COOPERATIVE)
DOBBIAMO FERMARE LA CONTRORIFORMA SOCIALE DI MONTI-NAPOLITANO!

Per riuscirci dobbiamo iniziare a muoverci, fare assemblee nei posti di lavoro, fare picchetti, manifestare, creare le condizioni per uno sciopero generale che colpisca effettivamente le tasche e le politiche di padroni e governo. Se la controriforma di Monti passa nulla sarà più come prima!

Rilanciamo le lotte  – Costruiamo l’unità di classe dei lavoratori

Sindacato Intercategoriale Cobas