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“Maledetto carovita”: contro l’unibo per la ripresa degli spazi!

Nel contesto della giornata nazionale sul reddito che ha visto in tutta Italia occupazioni di stabili e mobilitazioni di vario tipo, venerdì 19 aprile una sessantina di studenti e studentesse ha interrotto il seminario “Top 500: conoscere le aziende bolognesi” promosso dall’Alma Mater nella facoltà di Economia in piazza Scaravilli il quale avrebbe dovuto aprirsi con i saluti del magnifico rettore Dionigi che, invece, temendo contestazioni non si è presentato adducendo un impegno improvviso a Forlì.

La cornice in cui si svolgeva questo incontro aveva il sapore della farsa: tra gli invitati a ricevere il premio targato unibo per le migliori aziende del territorio anche il presidente della Coop, azienda che in questi mesi tramite appalti concessi a cooperative per lavorare nei suoi magazzini è stata protagonista di uno scontro frontale con i lavoratori (al 90% migranti) che hanno alzato la testa contro stipendi da fame, ferie non pagate, TFR non versati, autoritarismo dei capireparto e attacchi ripetuti alla libera attività sindacale. La Coop ha tentato di difendersi dicendo che ha scelto le cooperative in base a  criteri di eticità: se non lo avesse fatto ci chiediamo se non ci saremmo trovati degli aguzzini con la frusta nei magazzini a sferzare gli operai…
Evidentemente in nome del mantra della produttività l’università premia le aziende in base a chi sfrutta di più e meglio i proprio lavoratori. Sicuramente le arance biologioche “etiche” appassiscono di fronte a decine di operai spremuti come limoni senza alcuna dignità sul posto di lavoro. E dove lo sciopero fa troppo male ai profitti così estorti, giù botte dalla polizia.

Ma dopotutto è lo stesso ritornello che vediamo all’opera anche all’interno dell’ateneo bolognese. La cricca di Dionigi in quattro anni di gestione non ha saputo fare altro che applicare in toto la Riforma Gelmini dell’odiato Berlusconi con tutti i tagli in essa contenuti, aprire alla gestione aziendalistica dell’università (subordinando quindi la costruzione di saperi al profitto), mettere sotto attacco le condizioni di vita degli studenti abolendo il medico di base per i fuorisede, non pagando stage e tirocini, permettendo la gestione privatistica della mensa universitaria, tagliando corsi, esami, abolendo le facoltà in nome della spending rewiew oppure minacciare alla Marchionne i ricercatori precari in sciopero di sostituzione con dei crumiri utilizzando il ricatto della precarietà contro i lavoratori. Aggiungiamo il sistema della cooperative che gestiscono i servizi di portineria dell’università di Bologna pagando stipendi da fame a 4.50 euro all’ora, sottorganico e svolgendo mansione extra-contrattuali. Non ultimo i continui e endemici attacchi ai percorsi di autorganizzazione e autogestione studentesca dentro e fuori le facoltà e la delegittimazione degli spazi e delle aule occupate.

Ma anche Dionigi ha bisogno di mostrare la faccia buona in tempi di crisi e ha pensato bene, la scorsa settimana, di rilasciare ai giornali dichiarazioni della serie “il problema di Bologna è il maledetto carovita, gli studenti non ce la fanno con gli affitti e la mensa è la più cara d’Italia”. Interrompendo il convegno anche i manifestanti, sostituendosi al rettore nei saluti iniziali ai lavori, hanno parlato di economia ricordando all’ateneo che se c’è un problema di carovita a Bologna è dovuto soprattutto alle scelte politiche dei suoi alti papaveri, Dionigi in testa. Da registrare applausi anche dai pochi precari presenti in platea.

La giornata era iniziata, sempre per stanare l’università nelle sue scelte politiche aziendaliste, con un tour per la zona universitaria che aveva denunciato la rapina del costo della mensa e gli stage e tirocini non pagati di fronte all’ufficio che li eroga.

Successivamente a partire dalle assemblea aperte costruite in piazza Verdi e nelle facoltà nelle ultime settimane si è ripresa, a partire dalle 19 fino a fine serata, appunto piazza Verdi rivendicando il libero attraversamento studentesco e precario e la sua funzione di luogo di scambio e reciprocità tra università e metropoli che nessuna militarizzazione e nessun comitato di residenti reazionari composto da quattro tromboni potrà mai impedire.