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Non si può morire di lavoro!

Ciò che è successo la nottata di martedì 7 maggio non è una tragica fatalità.
Chi lo ripete incessantemente vuole solo farci accettare l’ennesima catastrofe, non identificandone le cause nel sistema portuale così com’è.
Un ingranaggio complesso, impersonale e disumanizzante in cui ci sono responsabilità precise ed identificabili.
Questa volta è sta superata in negativo la soglia della decenza con un coro unanime di voci che si è levato per cercare di imporre il fatto che tutto
dovesse continuare come prima…E le lacrime di coccodrillo in stile Fornero dell’armatore non sono state la parte più schifosa di questo spettacolo.
Il loro messaggio è chiaro: le stragi sul lavoro – ma si potrebbe dire anche i cosiddetti “disastri e devastazioni ambientali” – sono la normalità, quindi
bisogna accettarle, mentre l’indignazione e la rabbia devono essere una breve e transitoria reazione da archiviare in fretta: tutto, appunto, deve
continuare come prima, e gli infortuni anche gravi e gli incidenti che avvengono in porto potranno trovare al massimo lo spazio di qualche trafiletto
sul giornale locale quando riusciranno a varcare la barriera di omertà dei mass-media.
Eppure chi ha fatto ciò che era necessario per reagire a queste ennesime morti in porto imponendo uno sciopero che non fosse una pura formalità, chi ha sgomitato per fare ascoltare un punto di vista operaio sulla vicenda, chi ha cercato di far sì che il teatrino della coesione di vittime e carnefici del lutto ha fatto ciò che bisognava fare, noi abbiamo dato il nostro contributo, come tanti altri, ma bisogna continuare.
Il controllo delle condizioni di lavoro da parte dei lavoratori stessi e degli abitanti sulle trasformazioni del territorio è il pre-requisito necessario per la
tutela della salute e della sicurezza di chi lavora e abita in questa città.
Incontro dibattito con:
– Marco Rovelli: musicista, giornalista, scrittore autore tra l’altro dell’inchiesta Lavorare uccide, 2008, Bur (www.marcorovelli.it);
– Assemblea 29 giugno che assieme all’Associazione “Il Mondo che vorrei” dei familiari delle Vittime della strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009 conduce la battaglia per sicurezza, verità e giustizia (assemblea29giugno@gmail.com);
– Cassa di solidarietà tra ferrovieri: esperienza di mutuo soccorso dei ferrovieri colpiti da provvedimenti disciplinari, tra cui il licenziamento a causa della lotta per la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini (www.casofs.org);
Giovedì 23 maggio 2013 Ore 21:00
Presso il C.A.P. in via Albertazzi (di fronte alla parcheggio Coop Stazioni Marittime)

Collettivo Autonomo Lavoratori portuali – Genova