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Sul nuovo presidio alla Granarolo

Bologna, 20 dicembre 2013. Questa mattina le “forze dell’ordine” hanno caricato per cinque volte il picchetto dei lavoratori licenziati della Granarolo a Bologna, e uno di essi, trascinato dalle forze del disordine perche’ si era sdraiato davanti ad un camion che cercava di forzare il blocco, è stato portato in ospedale con lesioni a una gamba e alla testa – anche se fortunatamente non pare essere grave.

E’ il più recente episodio di una lotta che dura dal mese di giugno scorso, una lotta condotta con grande determinazione e spirito di sacrificio da questi lavoratori che da mesi sono senza salario, senza mezzi per mantenere le loro famiglie, alcuni sotto sfratto, affiancati da altri lavoratori della logistica e da compagni solidali. Una lotta che ha assunto un valore politico e simbolico, perché vede schierato contro i lavoratori il colosso Lega Coop, il maggior gruppo economico italiano in termini di addetti (493 mila nel 2012) e tra i maggiori in termini di fatturato (79 miliardi di euro), cui vanno aggiunti i quasi 9 milioni di soci (7,9 milioni nelle cooperative di consumo), che danno l’idea dell’influenza capillare di questa potenza sul territorio, che sostanzia e si intreccia con il potere politico del Partito Democratico, che utilizza i servigi dei sindacati confederali, i cui dirigenti spesso trovano nelle cooperative il punto d’approdo delle loro carriere. Un gruppo che nonostante si presenti come “cooperativistico” è in realtà capitalistico e fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, spesso più sfrenato che nelle imprese “private”, dato che la forma cooperativistica serve proprio ad eludere anche quei pochi obblighi e garanzie posti a freno delle imprese private, grazie aleggi varate dagli amici politici del complesso capital-cooperativistico.

Per chi non l’abbia seguita la vicenda è questa: la multinazionale del latte Granarolo, che è parte del sistema Coop, subappaltava la movimentazione delle sue merci a una cooperativa, la SGB, che fa pure parte del sistema Coop. Questa cooperativa nel mese di giugno comunicava ai lavoratori la decurtazione unilaterale del 35% del salario  che era gia’ calcolato al di sotto dei minimi contrattuali, per far fronte a presunte perdite. Come fosse possibile che una cooperativa che prende in appalto un’attività da una società collegata perda una cifra pari al 35% del monte salari rimane un mistero che non ci risulta la Guardia di Finanza abbia ancora chiarito: o il contratto d’appalto era di strozzinaggio da parte di Granarolo, e non si capisce perché SGB l’abbia sottoscritto, oppure dal bilancio SGB sono state fatte dolosamente  sparire ingenti somme – oppure le perdite erano semplicemente una falsità per giustificare una rapina nei confronti dei lavoratori.

Di fronte al pesante e illegale taglio del salario contrattuale, da poco più di 700 per 50 ore la settimana, i lavoratori di un reparto, organizzatisi con il SI Cobas, risposero con lo sciopero compatto. La cooperativa reagiva e al secondo sciopero  licenziava tutti i lavoratori In lotta. Un fatto di una gravità estrema che non si può ricordare senza un riferimento al presidente di Granarolo Giampiero Calzolari, che è anche presidente diLegacoop Bologna, il quale in questi giorni dà lezioni di “democrazia” contro i picchetti e le manifestazioni organizzate dal SI Cobas. Ma la democrazia e la Costituzione che dice di voler difendere non prevedono il diritto di sciopero e il diritto a ricevere il salario contrattuale? O la sua democrazia è la democrazia di chi pensa di poter rapinare impunemente i salari dei propri dipendenti, e di poterli licenziare impunemente se si oppongono con lo sciopero a questa rapina? In effetti le Istituzioni dello Stato hanno finora garantito l’impunità a questi rapinatori e oppressori, compresa la Prefettura di Bologna che dopo aver allestito una mediazione con la partecipazione dei sindacati confederali che non rappresentano i lavoratori licenziati, nella quale le controparti datoriali si impegnavano a riassumere, in altre aziende, tutti i licenziati, di cui 23 entro il mese di ottobre, nulla ha fatto per far rispettare gli accordi o sanzionare chi è inadempiente. Si era invece mossa con solerzia nel sollecitare un pronunciamento del Garante per gli Scioperi che vietasse lo sciopero nel trasporto del latte, con il pretesto che il latte (di marca Granarolo) sarebbe un bene essenziale per ospedali, scuole, asili… La questura faceva seguito con 179 denunce a carico di lavoratori e solidali per le iniziative di lotta alla Granarolo e nella logistica bolognese, mentre l’INPS dopo 5 mesi ha solo ora corrisposto i primi tre mesi di Cassa Integrazione concessa ai licenziati.

Le istituzioni dello Stato al servizio del colosso Coop contro 51 lavoratori licenziati perché chiedevano i loro diritti! Questa la sostanza dei fatti, che va denunciata con forza, mentre Calzolari cerca di criminalizzare la lotta evocando “comitati provinciali per la sicurezza” da contrapporre ai lavoratori facendosi paladino di tutti i borghesi che temono le reazioni del proletariato è anche a capo della lega coop che ha tra le sue consociate quel l’azienda criminale che utilizza i metodi da Kapò nel centro di “detenzione” di Lampedusa.

Proprio per il suo carattere emblematico e politico facciamo appello perché tutti i compagni solidali sostengano attivamente la lotta dei lavoratori Granarolo per la riassunzione, con la partecipazione diretta alle iniziative a Bologna, e venga estesa la campagna su tutto il territorio nazionale moltiplicando le iniziative di boicottaggio dei prodotti Granarolo e davanti ai centri della Lega Coop, e sostenendo finanziariamente e non solo verbalmente la Cassa di Resistenza per la Granarolo.

Coordinamento provinciale del S.I. COBAS di Bologna