La condanna a cinque giorni di arresto tramutati in una multa di 1358 euro contro Roberto Luzzi, militante del
SI Cobas, per uno sciopero del settembre 2013 alla Traconf nel polo logistico di Piacenza è un attacco aperto al diritto di sciopero da parte della Questura di Piacenza, che ha trovato sponda in un giudice del Tribunale.
In Italia credevamo ci fosse libertà di sciopero, e da sempre gli scioperi si accompagnano a picchetti, per informare i lavoratori delle ragioni della lotta e convincerli ad unirsi.
Ebbene, a Piacenza questo non vale più: il picchetto diventa “manifestazione”, e siccome la manifestazione va comunicata tre giorni prima al Questore
(art. 18 … Regio Decreto 773/1931 – legge fascista sulla pubblica sicurezza, emendata negli anni) con un gioco di prestigio un normale sciopero è stato trasformato in “manifestazione non autorizzata” e quindi l’organizzatore punito a norma di legge, che prevede l’arresto fino a sei mesi e un’ammenda da 103 a 413 euro.
È la prima volta che in Italia uno sciopero viene condannato con questo artificio. Se questa sentenza fosse confermata, verrebbe demolita la libertà di sciopero sancita dalla Costituzione e dallo stesso art. 28 della Carta dei Diritti dell’Unione Europea. Ma i diritti sulla carta non servono a niente, qualsiasi questore o giudice
può trovare un cavillo con cui annullarli, se non si difendono sul campo con l’organizzazione e la lotta.
A nulla è valso che lo stesso pubblico ministero chiedesse l’assoluzione perché il fatto non sussiste, trattandosi di sciopero e non di manifestazione. La sentenza fa il paio con le manganellate con cui sono stati spesso trattati i picchetti di lavoratori in sciopero davanti a molti magazzini della logistica, trattamento che ha suscitato l’indignazione pubblica solo ora che è stato usato anche contro gli operai FIOM del siderurgico di Terni.
E si colloca sulla stessa linea dell’azione del governo Renzi, che con il jobs act persegue lo smantellamento senza fine delle conquiste operaie d’un tempo e la precarizzazione generalizzata.
Questa offensiva sul piano legale e legislativo va respinta con un fronte comune dei lavoratori di tutti i settori, e lo sviluppo di lotte compreso lo sciopero generale, che non servano come sfogatoio per salvare la faccia a qualche sindacalista, ma segni l’inizio della riappropriazione dell’arma dello sciopero da parte della massa dei lavoratori per rimontare il terreno perduto.
Le lotte della logistica condotte dal SI Cobas, che questa sentenza vuole colpire, segnano un esempio per tutti in questa direzione.
SI Cobas Nazionale
vedi anche : PROCESSO ALLO SCIOPERO: CONDANNATO!