Nell’Esecutivo SI Cobas abbiamo discusso sulla questione della libertà di sciopero e di associazione sindacale, e sul documento della nostra Rete Europea.
Esso denuncia efficacemente gli attacchi al diritto di sciopero e di associazione in Europa, si rileva una debolezza: il campo d’azione principale sembra essere quello delle istituzioni, essenzialmente lo Stato.
Noi non riteniamo che l’azione principale per difendere il diritto di sciopero sia quella di appellarsi ai governi che sono gli autori principali della repressione del diritto di sciopero e che favoriscono il monopolio dei sindacati integrati nel sistema capitalistico e nelle strutture dello Stato.
Ovunque nel mondo la conquista del diritto di sciopero non è stata il risultato di petizioni o di elezioni, ma di forti ondate di scioperi. Il solo modo di difendere il diritto di sciopero è esercitarlo facendo degli scioperi quanto più generalizzati possibile.
Se consideriamo la tendenza degli scioperi in Italia nel periodo postbellico, vediamo che le leggi che sanzionano i diritti dei lavoratori/trici furono il risultato dell’eccezionale ondata di scioperi di fine anni sessanta-primi anni settanta. Da allora gli scioperi sono caduti a livelli molto bassi e lo Stato dei padroni (magistratura compresa) ha sempre più attaccato gli scioperi e il diritto di sciopero. Le stesse tendenze le troviamo negli altri paesi europei occidentali.
Ovviamente quando i militanti SI Cobas sono attaccati legalmente e accusati per degli scioperi non li difendiamo utilizzando anche i mezzi giuridici, ma soltanto la capacità di effettuare ed estendere degli scioperi che fanno male al padronato può affermare il “diritto di sciopero”, perché il problema principale oggi non è il “diritto” giuridico, ma la capacità di organizzare degli scioperi e di difendere gli attivisti che sono licenziati perché hanno scioperato.
Lo stesso vale per la libertà di associazione. In molti luoghi di lavoro i lavoratori sono licenziati solo perché hanno aderito al nostro sindacato. Nonostante ciò sia illegale, non è certo che si ottenga la reintegrazione per vie legali, e se si ottiene può richiedere molto tempo e gli operai non hanno la possibilità economica di attendere. Ancora un volta solo la capacità di opporre una lotta efficace può difendere il diritto di associazione.
La stessa cosa anche per il diritto di contrattazione. Anche se ci sono delle leggi e degli accordi tra governo, padronato e sindacati ufficiali per garantire a questi il monopolio della rappresentanza, nel settore logistico, dove il SI Cobas e l’ADL Cobas hanno posizioni di forza essendo maggioritari nei magazzini dei grandi gruppi, con numerosi scioperi abbiamo conquistato il “diritto” di sederci al tavolo della contrattazione e gli accordi firmati dalle confederazioni stanno diventando carta straccia, sostituiti dai nostri accordi che migliorano significativamente le condizioni dei lavoratori.
Per questi motivi crediamo che lo sforzo principale per il diritto di sciopero, d’associazione e di contrattazione a livello europeo sia l’organizzazione di scioperi a livello europeo, e non di fare appelli a governi o a istituzioni internazionali che sono l’espressione dei governi.
I nostri migliori auguri per lo sciopero del 9 aprile in Francia!
L’Esecutivo SI Cobas, Italia
Di Seguito l’appello:
Rete europea dei sindacati alternativi e di base
Stato spagnolo, Grecia, Italia, Svizzera, Francia, Germania, Polonia, Belgio
La lotta per i diritti sindacali e il diritto di sciopero
Diritto di sciopero, sindacato, azioni collettive: siamo noi a decidere, non i padroni!
In tutta Europa, le libertà sindacali sono sotto attacco. I padroni, i grandi azionisti, i banchieri e i governi al loro servizio hanno sferrato una vera e propria guerra contro lavoratrici e lavoratori dipendenti, disoccupati/e, pensionate/i e studenti.
Tentano di imbrigliare le lotte collettive con i mezzi più diversi, e in particolare di fermare il movimento sindacale quando non si sottomette alle regole del gioco del “dialogo sociale”. Quel gioco che vuol farci credere che in una discussione a freddo, senza il peso delle mobilitazioni, chi ha il potere economico e politico ha lo stesso peso e le stesse possibilità di “persuasione” di chi ha un ruolo subordinato! La questione del potere è primordiale. Vogliamo costruire una società fondata sull’autogestione, e per questo poniamo la questione della collettivizzazione dei mezzi di produzione e di scambio.
Contro ai sindacati che rifiutano di sottomettersi, contro ai sindacati che organizzano i lavoratori e le lavoratrici affinché le loro lotte siano più efficaci, il padronato inventa in continuazione nuove regole, tenta di imporre restrizioni sempre più forti ai diritti sindacali, al diritto di sciopero, al diritto di organizzarsi collettivamente e liberamente.
Non sta ai padroni scegliere i nostri sindacati!
Non sta ai padroni decidere se e quando facciamo sciopero!
Eppure è quello che cercano di imporci, in tutti i nostri paesi:
? in Belgio, la coalizione di governo vuole restringere il diritto di sciopero nei trasporti e in particolare nelle ferrovie;
? in Germania, un progetto di legge sostenuto dalla confederazione sindacale DGB prevede di togliere ad alcune organizzazioni sindacali la prerogativa di indire gli scioperi;
? in Italia, il diritto di sciopero è stato notevolmente indebolito in molti comparti, mentre un accordo con i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL revoca quasi tutte le prerogative sindacali alle altre organizzazioni;
? nello Stato spagnolo, mentre alcuni dirigenti delle confederazioni UGT e Comisiones Obreras si appropriano di fondi pubblici in collaborazione con il padronato, il governo incarcera manifestanti e scioperanti, solo perché hanno scioperato e manifestato;
? in Svizzera, il patto della “pace del lavoro” accettato dalla confederazione USS rende gli scioperi quasi completamente impraticabili e di conseguenza lo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori quasi illimitato;
? in Francia, il padronato perseguita giuridicamente i sindacati che scioperano, mentre il governo copre politicamente gli attacchi al diritto di sciopero.
Diritto di sciopero sotto attacco, agibilità sindacale messa in discussione, corruzione, collaborazionismo con il padronato da parte di certi sindacati, repressione di manifestazioni e così via sono solo alcuni esempi, intercambiabili tra i vari paesi. Beninteso, gli attacchi padronali non si limitano all’Europa. Lo dimostrano i licenziamenti di scioperanti in Brasile, le aggressioni fisiche contro chi sciopera in Sudafrica, la repressione antisindacale in Corea…
I sindacati che fanno parte della Rete europea dei sindacati di base e alternativi hanno deciso di lanciare una campagna internazionale per i diritti sindacali, per garantire dappertutto:
? che lavoratrici e lavoratori possano scegliere liberamente la propria organizzazione sindacale
? che tutte le organizzazioni sindacali abbiano gli stessi diritti
? che ovunque si possa esercitare il diritto di sciopero senza se e senza ma.
Sappiamo che la situazione, pur con tutte le particolarità e i diversi gradi, è molto simile in molti paesi europei, e vede attacchi sistematici all’agibilità sindacale, alla contrattazione e al diritto di sciopero. Questi attacchi fanno parte di un’offensiva generalizzata contro gli spazi e le libertà democratiche e prendono di mira specialmente i settori sindacali più combattivi, a cui il sistema pretende di impedire d’agire, di organizzarsi e di radicarsi.
La nostra rete rappresenta un sindacalismo d’azione, capace di animare lotte esemplari. Non abbiamo bisogno di diritti formalizzati per lottare, ma la conquista dei diritti sindacali è di per se stessa un processo di lotta. La presenza dei diritti sindacali nel quadro giuridico permette di facilitare, estendere e generalizzare l’azione. La lotta per la conquista dei diritti sindacali, in primo luogo sui posti di lavoro, sia nel pubblico che nel privato, è un discrimine rispetto al sindacalismo istituzionale, quello della CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e delle sue organizzazioni. Quel sindacalismo agisce strategicamente per limitare, o meglio per rendere impraticabili, le lotte sociali. Vuole imporre il monopolio della rappresentanza del lavoro dipendente, consolidare la subordinazione di lavoratrici e lavoratrici al sistema dominante, permettere al capitalismo neoliberista di realizzare pienamente il suo progetto di atomizzazione, precarizzazione e subordinazione del lavoro salariato.
Per questo abbiamo deciso di lanciare una campagna della Rete europea dei sindacati di base e alternativi per la conquista e la difesa dei diritti sindacali, del diritto di sciopero e della contrattazione.
Intendiamo articolarla in sei punti:
1. Far pressione perché gli Stati nazionali e le istituzioni europee accettino e applichino l’insieme delle convenzioni internazionali, tra cui tutte le convenzioni dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) che garantiscono i diritti sindacali, il diritto di sciopero e la contrattazione.
2. Far valere che l’agibilità sindacale effettiva consiste prima di tutto nel diritto all’organizzazione, all’azione e all’espressione nell’azienda e sul posto di lavoro. Ciò significa poter fondare un sindacato, farne riconoscere la presenza, avere l’agibilità, ottenere che iscritti e iscritte, delegate e delegati possano avere piena libertà d’accesso e di movimento nell’azienda o nell’ente, ottenere le sale sindacali e le infrastrutture necessarie a esercitare l’attività.
3. Garantire a tutti i sindacati un diritto d’accesso a tutte le imprese e di tutti gli enti pubblici e le imprese private, anche dall’esterno, per poter intervenire, informare e organizzare le lavoratrici e i lavoratori. Conoscere le diverse opzioni sindacali esistenti, anche se non sono già presenti sul proprio posto di lavoro, in modo da poter scegliere o cambiare sindacato con piena cognizione di causa, è un elemento centrale della libertà sindacale, del diritto d’espressione e d’azione di ogni lavoratore e lavoratrice.
4. Affermare che i diritti fondamentali d’espressione, d’associazione, d’azione implicano il diritto di sciopero senza limitazioni, e che il suo esercizio dev’essere aperto a tutti i sindacati e alle diverse espressioni di autorganizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori.
5. Esigere per tutti i sindacati il diritto alla contrattazione, che è nei fatti una declinazione del diritto d’espressione e di associazione. A questo proposito, riteniamo anche che le assemblee di lavoratrici e lavoratori a cui si applicano degli accordi devono poter intervenire con effetto decisionale sul processo della trattativa.
6. Esigere che a tutti i lavoratori e le lavoratrici siano garantiti i diritti fondamentali, compreso il divieto di sanzioni, pressioni o misure di ritorsione contro quelli e quelle di loro che si organizzano. In particolare deve essere assicurata una protezione per le delegate, delegati, attivisti e attiviste sindacali, che ne vieti il licenziamento per attività sindacale e, laddove questo avvenga, preveda la possibilità di azione legale che ne imponga il reintegro.
Il progetto di questa campagna:
? Proponiamo di costruire questa campagna nel modo più unitario possibile, con tutte le forze del sindacalismo di lotta e di resistenza che vorranno unirvisi.
? Definiamo le nostre rivendicazioni e il nostro approccio in un volantino europeo della Rete che dovrà essere diffuso con tutti i mezzi di comunicazione a disposizione delle nostre organizzazioni e, dove possibile, sui posti di lavoro. Il nostro messaggio deve arrivare alla base perché corrisponde a un problema concreto dei lavoratori e delle lavoratrici che vogliono organizzarsi e resistere.
? Apriamo una battaglia sullo spazio pubblico e nei confronti delle istituzioni, investendo delle nostre rivendicazioni il Comitato per la libertà sindacale dell’OIL e i vari organismi europei che, direttamente o indirettamente, sono garanti della Corte Europea dei Diritti Umani, della Carta sociale europea e degli altri accordi internazionali che garantiscono i diritti fondamentali.
Rete europea dei sindacati alternativi e di base
Stato spagnolo, Grecia, Italia, Svizzera, Francia, Germania, Polonia, Belgio