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[SANITA’] Genova: alcuni materiali sulla normativa europea in tema di orario di lavoro…

Il materiale che di seguito pubblichiamo (prodotto tra il 2015 e il 2016) sono volantini e comunicati – distribuiti e diffusi presso l’IRCSS S. Martino e all’ASL3 di Genova – in merito alla nuova normativa europea in tema di orari di lavoro, che di fatto modifica pesantemente la disciplina in materia nel settore sanitario (fino al 2015 esente dalla legge 66/2003) con non poche implicazioni per i lavoratori in termini di allungamento e flessibilizzazione dell’orario di lavoro. Dato il carattere generale e centrale della tematica, mettiamo a disposizione il materiale a tutti i compagni, delegati e singoli lavoratori, sperando che possa risultare utile nell’impostazione di una battaglia contro questo ennesimo attacco che peggiora le condizioni di vita e di lavoro di migliaia di lavoratori della sanità.

SANITA’, RIPOSO BIOLOGICO: CRONACA DELL’ENNESIMA FARSA
Pubblichiamo di seguito un piccolo report redatto da un delegato S. I. Cobas presso l’ASL 3 genovese, che racconta dell’ennesimo paradosso sindacale, venutosi a creare a ridosso della scadenza (25 novembre 2015) entro la quale anche l’Italia si sarebbe dovuta adeguare alla normativa sul rispetto del riposo biologico anche per i lavoratori della sanità. Il rispetto di tale normativa (e in particolare del tetto massimo di 48 ore settimanali lavorabili e la garanzia del riposo di 11 ore ogni 24 ore di lavoro) renderebbe di fatto illegali la maggior parte delle turnistiche attualmente applicate e sulle quali si regge il servizio nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere. Molte di queste strutture hanno sperato in una deroga ministeriale fino alla fine. Quando la deroga non é arrivata, hanno deciso d’agire unilateralmente stravolgendo la turnistica e con essa la vita e i tempi di vita/lavoro di moltissimi lavoratori, non garantendo comunque ritmi e condizioni di lavoro degne (anche se formalmente dentro i parametri di legge) e garanzia d’erogazione del servizio. All’ASL 3 genovese, i lavoratori stretti nel ricatto tra rispetto delle normative sul riposo e stravolgimento della turnistica hanno scavalcato le segreterie sindacali appiattite sulle posizioni aziendali, dando luogo a una prima consultazione interna autorganizzata e mettendo per ora un freno all’unilateralità delle manovre aziendali. Un esempio di mobilitazione che crediamo utile diffondere e far girare, soprattutto in un settore dove tutto pare immobile, ma dove in realtà tagli e crisi hanno colpito profondamente e urge più che mai ripartire nell’organizzare una risposta di classe da parte dei lavoratori, fuori e contro le logore pratiche sindacali opportunistiche e clientelari.

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VIVA LA MONARCHIA! OVVERO COME LA NORMATIVA UE FACCIA RIMPIANGERE LA LEGISLAZIONE “SABAUDA”

La Regione Liguria, In attuazione articolo 14 L 30 ottobre 2014, n° 161 vorrebbe “assicurare la continuità assistenziale e l’erogazione dei servizi, pur nel rispetto degli immutati vincoli finanziari che, come è noto, continuano a permanere in materia di dotazioni organiche”. Poste queste condizioni l’applicazione del riposo europeo offre ben poche possibilità di riposo. Anzi!
A ben guardare le conseguenze negative alla sua attuazione non vengono dalle 11 ore di riposo da osservare (a rigore di legge) ma da quello che non viene detto nella legge stessa. Non viene definita la durata della giornata lavorativa. Questa non definizione è il varco per prestazioni che possono durare fino a 12 h,50. Non è solo un’ ipotesi!
La stessa delibera regionale recita: “[…] pertanto, alla quantificazione della durata massima della prestazione lavorativa giornaliera si perviene operando la differenza tra la giornata di 24 ore e le undici ore di riposo obbligatorio imposte nella prefata norma, detratti i 10 minuti di pausa obbligatoria minima previsti dal successivo articolo 8 del medesimo D.Lgs.n 66/2003, di talché la durata massima dell’orario di lavoro giornaliero è pari a 12 ore e 50 minuti.”
Ed è stata proprio questa soluzione interpretativa che è stata discussa ai rilassati tavoli “tecnici” aziendali. Tavoli tutt’altro che tecnici se non si mettono in discussione le premesse squisitamente politiche. In una prima stesura si afferma che “il tavolo stabilisce che, ferma restando la durata normale dell’orario settimanale, l’orario giornaliero non può superare le 12h30’ giornaliere, comprensivo di pausa.” Stupisce che i difensori a oltranza della Costituzione (più bella del mondo) non colgano lo stridente contrasto con quanto si afferma con l’articolo 36 comma 2 della Carta “la durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge”. Ancor prima della sanzione costituzionale il Decreto Regio del 1923 n.692 (monarchia sabauda) stabiliva il limite massimo in 8 ore.
Questo è il vero tavolo politico perché si assume lo schema interpretativo che lascia mano libera alle aziende nella organizzazione dei nastri lavorativi modellati su 12h e 50’. La formula giuridica applicata si chiama tecnicaa contrariis e se di mezzo c’è il latino non possiamo non pensare a Don Abbondio che la racconta a Renzo Tramaglino.
Se questo è il vero tavolo politico si capisce la selezione degli invitati. Il punto è che la delegazione non dovrebbe sceglierla la controparte e i delegati dovrebbero farsi scegliere solo dai lavoratori. I turni lunghi, vero obbiettivo, non si conciliano affatto con gli attuali istituti contrattuali modellati su una articolazione su 5 o 6 giorno e 36 ore settimanali. E’ evidente anche ai ciechi che il limite delle 13 h (corretto a 12h e 50’ per effetto della pausa che a tutti i costi ci vogliono così deliziosamente concedere) è un gravissimo arretramento nella tutela del lavoro. Se si assume come base di calcolo la durata di 12h e 50 ‘ che ne sarà delle ferie, dei permessi retribuiti, delle assenze per lutto, della 104, dello straordinario? Per una giornata di ferie (come per tutti i permessi, compresa la 104) consumiamo 12h e 50’?

Ancora meno si capisce la definizione del limite orario settimanale di 48 ore (che può essere anche superato) basta che la media sia ristabilita nei 6 mesi. E’ chiaro che su queste problematiche solo la Contrattazione Nazionale può armonizzare la legge europea che è in contrasto con le norme contrattuali oltre che con la legislazione italiana.
Nel frattempo iniziano a passare misure improntate solo alla logica di garantire i servizi e le guardie e quello che una volta era una forzatura nella violazione dei limiti orari ora se ne ha la legittimazione e… l’appetito vien mangiando. E’ così che si perde di vista la salute degli operatori e degli assistiti. Ippocrate che ammoniva “primo non nuocere” ora trova posto solo in soffitta. Meno male che si era partiti dalla tutela delle 11 h vibrata come un Comandamento.
Infine non si capisce il senso di aumentare di 10’ l’orario di lavoro ai PT che rinnovano il loro contratto nel mentre si è in piena trattativa. Ecco perché i tavoli tecnici o politici cosi condotti (non da tutti) si rivelano come uno stanco simposio all’ombra del palazzo.

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AVANTI SAVOIA!

Con la legge europea sul riposo delle 11h si attua una vera e propria rivoluzione degli orari, dei turni e delle condizioni di lavoro. La durata della giornata lavorativa non è più certa. Diventerà un’impresa combinare tempo di vita e tempo di lavoro. Riposi e pause sono funzionali alla gestione del resto della giornata. 12h50’. Ovvero quello che resta dopo aver sottratto 11h e 10’ (riposo e pausa obbligatoria).
Questa e la nuova durata di una giornata di lavoro. Al posto di riferimenti certi, 36 ore settimanali, variamente articolati si passa all’incertezza del cosiddetto orario multi periodale. Significa orari e turni flessibili, significa che un giorno possono farci lavorare fino a 12,50’h e un altro lavorare poco. Il tutto rientrerà nella discrezionalità dei coordinatori. Come gli stagionali per la raccolta di pomodori e frutta. Questi sono i frutti avvelenati che si raccolgono con la legge del riposo europeo. Tutto questo stravolgimento è perfettamente legale. Basta che nella media di più settimane (estensibili a 4 o 6 mesi se non addirittura a 12 mesi) non si vada oltre le 1872h del programma contrattuale.
Vi possono essere settimane di 48h (limite massimo) da pareggiare con altre in cui viene richiesto di lavorare meno o di non lavorare affatto. Viene detto a chiare lettere che in questa ridefinizione dei nastri lavorativi orientati al pareggi e alle medie lo straordinario non è più straordinario, come per magia diventa lavoro ordinario…ordinario per 12h50’. Così sta già avvenendo per i portieri, nei giorni che si lavora 9 o 11 h, le ore in più vanno a compensare un debito orario accumulato per effetto delle giornate corte. Lo stesso schema si prevede per diversi ambulatori.
Anche le altre forme di remunerazione salariale più vantaggiose (POA, Reperibilità) subiscono le stesse restrizioni. Inoltre non viene accordato agli infermieri la qualifica di libera attività professionale per l’intramoenia. Il tutto è predisposto per incanalare il bisogno di recupero salariale verso turni lunghi che diventano il nuovo, normale, e regolare orario di lavoro.
Mentre l’attivismo aziendale procede spedito nell’applicare la legge europea le OOSS attendono di discutere ad un tavolo politico quello che per ben 10 tavoli tecnici è stato loro illustrato. A parte qualche difensore dei rituali-tavoli tecnici violati da presunte incursioni di protesta da parte nostra, lo sconcerto tra le file dei delegati è palpabile. Il rospo da ingoiare è grosso.
Ma ad oggi, nessuna presa di posizione ufficiale, nessun volantino, nessuna reazione, nessuna spiegazione del perché dei cambiamenti. Silenzio, solo silenzio, imbarazzato silenzio. In realtà non sarebbe difficile spiegare la portata delle misure in atto.
Basterebbe ammettere che vi é un ritorno ai padroni delle ferriere e ai caporali che fa rimpiangere il Regio D.lgs. del 1923 che fissava un massimo di 8h per una normale giornata di lavoro. E il 1° Maggio non dovrebbe essere una stanca celebrazione del passato.
CHE FARE? Assemblee, presidi, riunioni, aprire lo stato d’agitazione, scioperi e manifestazioni come fanno i lavoratori in Francia e in Belgio in lotta contro il loro Job Act e l’innalzamento della giornata lavorativa che prevede il deprezzamento delle ore di straordinario dal 30 al 10%. Perché questa sacrosanta reazione non si ripropone in Italia?
Può essere che una buona parte dei 145 mila burocrati sindacali siano impegnati nello gestire CAF, Patronati, Enti Bilaterali, la previdenza integrativa, le scuole di formazione ecc. ecc. Un sindacato di servizi non potrà mai promuovere la lotta. Troppi gli interessi che condividono e cogestiscono con chi non è un lavoratore salariato. Sta ai rappresentanti sindacali (non filo aziendali) lontani dalle segreterie romane e alle RSU raccogliere l’esempio dei fratelli transalpini. RSU che hanno dato prove nelle ultime vertenze di essere dalla parte dei lavoratori.

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IL RE E’ NUDO! E LA FOGLIA DI FICO NON NASCONDE L’IMBROGLIO SUL RIPOSO “EUROPEO”

Con la griglia dei riposi e delle pause previste dalla direttiva europea, si va verso l’adozione di turni lunghi fino a 12h,50’ giornalieri. Questa soluzione allontana lo sblocco delle assunzioni, anzi, è proprio finalizzata a mantenerlo.
I nastri lavorativi vincolati ai riposi, 11h tra un turno e il successivo e 24h ogni 7 giorni, assorbono gran parte dello straordinario, reperibilità e POA. In questo modo tutte le remunerazioni più vantaggiose vengono contratte o di difficile accesso. La programmazione del tempo libero rispetto al tempo di lavoro (sempre più
flessibili) diviene problematica. La rivoluzione si attua con l’orario multi periodale e cioè medie da conseguirsi su più mesi.
La tutela del lavoratore e del necessario riposo per garantire qualità assistenziale si traduce nel suo contrario. Più stanchezza e di conseguenza maggiori rischio di errori. Il vincolo delle 24h di riposo alla settimana fatto valere dalle 24 alle 24 (il riferimento assunto è quello solare e non l’orario tra lo smonto e il nuovo turno) produce inevitabilmente debito orario.
NON IL FATO PRODUCE QUESTE CONSEGUENZA MA UNA SAPIENTE E INTERESSATA REGIA FINALIZZATA PROPRIO AD ALLUNGARE I TURNI DI LAVORO, CARICANDO ALL’ORARIO NORMALE LE ORE DA RECUPERARE!
Dovrebbe essere evidente a tutti (ma così non è) che pur mancando l’ufficializzazione dei nuovi regimi orari le sperimentazioni e le forzature vanno verso lo stravolgimento dei nastri lavorativi centrati fino alle 12h,50’. In mancanza di ufficializzazioni gli unici riscontri ai cambiamenti d’orario in atto vengono dalle interpretazioni applicazioni di programmi orari dei vari reparti e servizi. Coordinatori e Capi Servizi rispondono alle direttive dell’Azienda e non si muovono di moto proprio.
Le direttive vengono dalla Direzione che esprime la propria linea più con i fatti che con le parole e usa i tavoli (tecnici o politici che siano) come pura copertura. Cioè, si promette una discussione (quando?) e un implicito riconoscimento alle OOSS come controparte ma solo a condizione di non disturbare il manovratore.
Iniziamo ad avere la conferma che la possibilità di elevare fino a 12h,50 la durata della giornata lavorativa fosse il varco per far passare lo stravolgimento dei nastri lavorativi e orari flessibili. La RSU può essere l’unico strumento per contrastare le misure che andranno a cambiare la nostra vita lavorativa e non lavorativa. Non servono lenti speciali e neanche il disincanto del bambino della favola, basterebbe non essere cortigiani per vedere che il
Re è nudo e il gioco è truccato. E’ NECESSARIO CONVOCARE SUBITO L’RSU, PER POTER INFORMARE E COINVOLGERE ILAVORATORI!! A NULLA SERVE LA DISCUSSIONE NEL CHIUSO DELLE STANZE!

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