Nell’ambito della giornata di sciopero generale del 21 Ottobre promossa, tra gli altri, dal S.I. Cobas ci preme scrivere qualche riga sull’attività complessiva messa in campo dal coordinamento milanese.
Il primo dato importante da mettere in luce è l’adesione pressoché totale dei lavoratori nostri iscritti all’appuntamento, messa in atto non solo attraverso una generica astensione dal lavoro, ma avvalorata da un’interpretazione militante della strategia condivisa su obiettivi più sensibili e rilevanti. Così centinaia, se non più, di operai si sono mossi dai propri luoghi di lavoro per raggiungere i magazzini da picchettare spesso auto-organizzandosi. Questo risultato straordinario è l’esito di un grande sforzo collettivo che ha portato ad innumerevoli assemblee svolte nei magazzini nei giorni precedenti dalle quali è emersa con chiarezza la volontà dei lavoratori di organizzarsi sulla base delle parole d’ordine anticapitalistiche discusse. Il no al jobs act e più in generale al governo Renzi, una presa di posizione come proletari sul referendum costituzionale del 4 dicembre e l’opposizione alle guerre imperialiste sono stati il motore della mobilitazione e trasferiscono la battaglia da un piano economico a quello politico in senso anticapitalista.
Alle prime luci dell’alba ci siamo concentrati presso il magazzino DHL di Settala, dove un centinaio di nostri iscritti protagonisti di grandi scioperi negli anni passati, subiscono, come quelli del vicino magazzino DHL di Liscate, condizioni di lavoro inaccettabili, sotto il regime imposto dalle cooperative del consorzio UCSA che non riconosce il sindacato, non applica né l’accordo sindacale siglato, né il CCNL e impone un clima di terrore, discriminazione e repressione nell’appalto. Qui il picchetto ha avuto un’adesione altissima, con la partecipazione dei compagni del comitato abitanti Giambellino, e sì è sciolto solo dopo 8 ore di blocco totale dei mezzi in entrata. Siamo consapevoli che la partita con UCSA non è ancora finita, ma a partire da questo sciopero, dall’entusiasmo dei lavoratori, dalla capacità di organizzarsi e dare battaglia siamo convinti che la vertenza specifica riprenderà il dovuto slancio per il raggiungimento dei diritti ad oggi negati.
Nel pomeriggio gran parte dei partecipanti al picchetto della mattina ha raggiunto i compagni dei magazzini dell’area industriale di Carpiano (SDA e DHL), a questi sono aggiunti centinaia di lavoratori provenienti dalle province lombarde, insieme a loro è arrivato un pullman dall’SDA di Bologna.
Anche qui l’adesione allo sciopero è stata grandissima, il picchetto davanti all’ Interporto inizialmente formatosi con qualche centinaio di operai si è allargato fino a raggiungere almeno il triplo di partecipanti. Solo pochi lavoratori, quasi tutti iscritti al Sol Cobas hanno raggiunto a testa bassa il luogo di lavoro, per non intaccare, con lo sciopero, gli interessi clientelari dei loro dirigenti sindacali e di qualche delegato. E’ chiaro che per un sindacato sedicente “di lotta” la cui esistenza è garantita solo dai rapporti ambigui e di clientela intavolati da Zerbini e soci con i padroni delle cooperative (ad esempio l’anticipo di 3 mesi di quote sindacali da parte della cooperativa all’SDA di Carpiano e l’inserimento attraverso il sindacato di molti lavoratori parenti dei delegati), uno sciopero di questo tipo diventa un pericolo che mina dal basso le certezze dei padroni e quelle degli opportunisti.
Non hanno molto spazio perciò le motivazioni “politiche” accampate da Sol Cobas per giustificare il crumiraggio, è ormai evidente che i motivi reali sono molto più spicci, da opportunisti, in quanto oltre alle clientele ciò che deve avere spaventato Zerbini e soci è di essere travolti dalla nostra forza e dalla nostra capacità, come lavoratori, di organizzarci in grandi numeri.
L’episodio forse più significativo per dimostrare la differenza tra chi lotta e chi si oppone ad essa è il tentativo patetico messo in atto da un crumiro targato Sol Cobas di minacciare gli scioperanti con una catena, a debita distanza. Deriso da tutti e giustamente etichettato come infame, la pecorella è tornata all’ovile, così come indicatogli nei giorni precedenti dal “Sindacato Operai in Lotta”, un nome che ora appare ancora più paradossale. Tante sono le iscrizioni che stiamo raccogliendo di lavoratori che se ne rendono conto e li stanno mollando.
Al presidio di Carpiano hanno partecipato anche i compagni e le compagne del CSA Vittoria, da sempre al fianco dei facchini della logistica nelle tante battaglie degli ultimi 8 anni, uniti a questo movimento sin dagli albori, ovvero dai picchetti alla Bennet di Origgio del 2008. Proprio lì, dopo anni di torpore dovuto alla repressione padronale, si è tornati a picchettare numerosi e affiancati dai solidali alle prime ore del mattino, così come per Settala questa giornata oltre che aver dato un forte contributo alla riuscita dello sciopero a livello nazionale deve diventare la spinta propulsiva in senso politico, organizzativo e vertenziale per raggiungere i diritti e la dignità dovuta agli operai.
In senso più generale il rilancio di importanti e significative vertenze locali a livello nazionale ci deve portare ad una maggiore partecipazione dei delegati e degli operai alla vita del sindacato, dando vigore alle strutture democratiche che lo caratterizzano e che ne costituiscono l’ossatura imprescindibile. Solo con un impegno collettivo dei Cobas a sviluppare la nostra struttura, a maturare una coscienza di classe, potremo nei prossimi anni affrontare con i dovuti strumenti un sistema in crisi che ci vorrebbe sempre più schiavi e deboli individui passivi nell’accettazione delle politiche borghesi.