A Roma, nella notte tra il 21 ed il 22 dicembre, Nazrul, quarantasettenne cittadino bengalese, è stato brutalmente aggredito e picchiato da cinque individui giovanissimi, a pochi passi dalla sua abitazione, a Largo Telese (zona Prenestina- Villa Gordiani), i quali lo hanno affiancato con l’auto mentre rientrava a casa a piedi e in pochi minuti lo hanno lasciato a terra pieno di sangue. Nessun intervento delle forze di polizia, nonostante la telefonata di emergenza fatta dal fratello della vittima. La dinamica dell’aggressione sembra quella tipica dello squadrismo razzista, con il commando che si dilegua in macchina subito dopo il violento pestaggio.
Non sono infrequenti episodi del genere, anzi tutt’altro; molte di queste aggressione non sono neanche denunciate o – se lo sono – non arrivano sui giornali e sono prontamente archiviate dalla polizia (come nel caso di M., facchino africano della BRT di Roma, aggredito e mandato all’ospedale tempo fa addirittura all’interno della metropolitana, zona teoricamente ultra sorvegliata dalle telecamere, guardie private e forze dell’ordine).
Nella zona di Prenestina Casilina, questa di Nazrul è la seconda aggressione in pochi giorni contro gli immigrati del Bangladesh che, in molti, abitano nel quartiere.
E’ estremamente preoccupante la vicinanza temporale dei due episodi, che fa pensare ad una possibile escalation di violenza razzista nei quartieri, specialmente quelli con una maggiore presenza di immigrati e fasce di popolazione più povera.
Non è un caso, ma anzi è la diretta conseguenza della politica di utilizzo e super sfruttamento della forza lavoro immigrata, che lo Stato non riesca, o sarebbe più esatto dire non voglia, mettere un argine a questa tendenza.
La “distrazione” della polizia (quando non sono loro direttamente ad aggredire e pestare) e quella dei media quando si tratta di proletari immigrati pestati per motivi di odio razziale, non è altro che l’altra faccia della medaglia della campagna mediatica agitata da giornali e TV contro gli immigrati, specie se neri o di fede religiosa musulmana, e delle leggi razziste (Bossi- Fini, Turco- Napolitano e da ultimo il decreto Minniti) che forniscono ai padroni italiani gli strumenti giuridici per tenere sotto controllo la forza lavoro immigrata, col ricatto permanente del permesso di soggiorno e dei diritti civili in genere.
Ecco perché – tanto per fare un esempio – nelle cucine dei ristoranti italiani è forte la presenza di lavoratori stranieri (specie bengalesi o arabi), tutti super sfruttati e sottopagati e molto spesso in nero; questi lavoratori, nel rincasare tardi di notte dopo una estenuante giornata di lavoro, devono anche preoccuparsi di possibili aggressioni razziste, compiute da chi – invece di prendersela con chi li sfrutta – sfoga la sua frustrazione contro la parte più ricattabile della società.
Per questi motivi, essendo il razzismo, oltre che odioso ed ingiustificabile, anche essenzialmente uno strumento della lotta di classe che conduce la borghesia contro il proletariato per mantenerlo diviso e quindi più debole, esprimiamo la massima solidarietà di classe a Nazrul ed a tutta la comunità bengalese.
Invitiamo tutti i lavoratori italiani e stranieri a vigilare attivamente contro ogni forma di divisione che il padrone tenta di introdurre all’interno della classe operaia, sia essa una divisione portata col pretesto della differenza religiosa o etnica.
· CONTRO IL RAZZISMO IN TUTTE LE SUE FORME!
· UGUALI DIRITTI PER TUTTI I LAVORATORI !
· ITALIANI ED IMMIGRATI, UNICA E’ LA LOTTA DEGLI SFRUTTATI!
S.I. COBAS ROMA