Sabato 9 febbraio alla manifestazione di Modena organizzata dai lavoratori e dalle lavoratrici del S.I. Cobas, almeno 3000 persone hanno sfilato in corteo per mettere in discussione il potere dei signorotti di questa città che finora hanno dominato la scena economica, politica e istituzionale.
Abbiamo manifestato anche contro il “decreto sicurezza” del governo Di Maio – Salvini, per contrastare le politiche dei governi borghesi contro i proletari e gli immigrati: per una lotta internazionale ed internazionalista contro il sistema capitalistico.
Per la libertà di lottare, contro la repressione!
Qui sotto, gli interventi per il S.I. Cobas del coordinatore nazionale Aldo Milani e del coordinatore di Bologna Inane Moahmmed; più in fondo, l’appello della manifestazione e la lettera aperta alla città di Modena dei lavoratori e delle lavoratrici del S.I. Cobas.
Sabato 9 febbraio, ore 14:30, piazza Sant’Agostino, MODENA
CORTEO
per la libertà di lottare, contro la repressione
Italpizza, Alcar 1, GM, ceramica:
Modena, provincia tra le più industriali d’Italia, e tra quelle con la più alta percentuale di immigrati, vede un importante movimento di lotta organizzato con il SI Cobas, contro lo sfruttamento, per la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, per il rispetto dei contratti, per un salario decente, per la salute sul lavoro.
Questo movimento di lavoratori – soprattutto immigrati – che finalmente alzano la testa e scioperano, scuote il consolidato sistema di potere economico, politico e sociale di Modena e di mezza Italia, che negli ultimi decenni si è arricchito attingendo al filone d’oro della forza lavoro immigrata.
PD, Lega, 5Stelle, FI sono uniti in un blocco filo-padronale (privati e “cooperative”), sostenuto da Questura e settori della Magistratura.
A Modena come a Bologna, a Prato come a Milano reagiscono con i licenziamenti, le cariche della polizia a raffiche di lacrimogeni, con le denunce, le misure cautelari (con ricorso alle leggi fasciste insieme ai decreti Minniti e Salvini) a Bologna, Modena, Prato, con le condanne anche dove il PM chiede l’assoluzione perché “il fatto non sussiste” (le 6 condanne alla DHL di Settala, Milano), con il processo per “estorsione” maldestramente architettato contro il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani, prossimo alla sentenza.
Processi tutti politici dove si vuole negare il diritto di sciopero, dove si vuole punire chi lotta contro lo sfruttamento e per il diritto all’abitare (migliaia di sgomberi, l’interdizione per 5 anni alla militante romena Maddalina, i domiciliari ai nove del Giambellino), non chi viola i diritti dei lavoratori, chi evade tasse e contributi.
Ma le lotte di Modena come quelle di Prato e di tutta Italia stanno squarciando la cappa di silenzio e di passività (per paura od opportunismo) della massa dei lavoratori italiani. Le operaie e gli operai di Italpizza hanno ottenuto la solidarietà di tanti giovani, di lavoratori organizzati con altre sigle sindacali (come USI e FIOM-CGIL). Sabato 2 febbraio l’Assemblea per un Fronte Anticapitalista a Bologna ha visto la partecipazione di un ampio numero di gruppi e associazioni, ha deciso nuove iniziative per l’8 marzo e il Primo Maggio.
SABATO 9/2 a MODENA manifestiamo
- per la libertà di sciopero, contro la repressione padronale e statale
- contro il Decreto Salvini che colpisce chi lotta e aumenta il ricatto sugli immigrati
- contro i processi politici antioperai
- per l’unità e pari diritti tra lavoratori italiani e immigrati, contro il razzismo!
MILANO: partenza ore 11 da piazzale Corvetto
Lavoratori e lavoratrici S.I. COBAS
LETTERA APERTA ALLA CITTÀ DI MODENA
La vertenza Italpizza è una vertenza che va oltre le semplici rivendicazioni sindacali, una vertenza che ha messo in luce con chiarezza le contraddizioni del sistema-Modena.
Non si tratta ormai di discutere quale contratto applicare, quante tasse sono state evase, se vengano rispettate o meno norme di sicurezza e turni di riposo.
La posta in gioco è un’altra: la possibilità per i lavoratori di aderire ad un sindacato, la libertà di scegliersi i propri rappresentanti.
Italpizza rifiuta di riconoscere alcuni sindacati, in particolare il S.I. Cobas, rifiutando qualsiasi contatto, mentre favorisce altri sindacati, in particolare la Uil.
Una situazione che si ripete troppo spesso nelle aziende modenesi, non solo per i sindacati di base, ma anche per i sindacati confederali, come fu il caso della FIOM alla Ferrari, o della CGIL alla Castelfrigo alcuni mesi fa.
Ad Italpizza gli iscritti al S.I. Cobas sono stati sospesi dal lavoro, trasferiti in altre città, mandati a spalare la neve o ripulire i tetti dal guano, colpiti da sanzioni disciplinari per aver preso parte alle assemblee sindacali, segregati nel piazzale, mentre i propri delegati di fabbrica sono stati licenziati.
Le misure più umilianti e dure sono riservate alle donne, ritenute colpevoli di aver portato il sindacato dentro l’azienda.
Per questo è nato lo sciopero a dicembre, per questo è ripreso a gennaio, per questo prosegue anche ora.
Per reclamare la libertà sindacale e far cessare ogni discriminazione.
La dignità ed il rispetto valgono molto di più di un aumento di stipendio.
Abbiamo visto in questi giorni una parte della città fare quadrato attorno ad Italpizza ed alle grandi cooperative: il sindaco Muzzarelli ha dichiarato “io sono con i lavoratori e contro i Cobas”.
Ma oltre cento lavoratori e lavoratrici di Italpizza hanno consapevolmente scelto quel sindacato, hanno eletto i loro delegati e preso ogni decisione collettivamente.
Oggi colpiscono il S.I. Cobas, domani colpiranno altri.
Il sindacato lo scelgono i lavoratori, non il sindaco, né il prefetto, né tanto meno le aziende.
Questa parte della città – che evidentemente ha rimosso la storia del movimento operaio di questo paese – afferma che davanti ad Italpizza non è in corso uno sciopero, ma un’aggressione di gruppi violenti all’azienda ed alle forze dell’ordine.
Quello che abbiamo visto noi è invece una straordinaria dimostrazione di solidarietà e coraggio, donne e uomini di ogni nazionalità resistere con la non-violenza alle cariche della polizia.
Decine di video sono pubblicati on-line, basta guardarli per confermare quanto stiamo dicendo.
Dicono che non è questo il modo di risolvere le questioni sindacali: siamo d’accordo.
Bisognerebbe sedersi ad un tavolo, discutere, trovare soluzioni, ma per farlo le parti devono riconoscersi.
E le istituzioni devono favorire questo dialogo, non soffiare sul fuoco.
Dicono anche che la città non può essere ostaggio di estremisti: anche su questo siamo d’accordo.
Modena non merita di restare ancora a lungo ostaggio dell’arroganza dei soliti gruppi di potere, sordi ad ogni istanza pubblica, estremisti del profitto ad ogni costo.
Ogni giorno comitati di cittadini, associazioni, collettivi, movimenti e liste civiche lavorano per costruire un futuro migliore per tutti: dall’ambiente all’urbanistica, dalla salute alla lotta per la casa i modenesi – di nascita o di adozione – spingono per il cambiamento, spesso scontrandosi con un muro di ostilità e silenzio.
Facciamo quindi appello alle forze sane della città per una grande manifestazione cittadina, sabato 9 febbraio, in cui stringerci attorno alle lavoratrici ed ai lavoratori in sciopero, esattamente come nel 1950 Modena si strinse attorno agli operai delle Fonderie.
Una manifestazione aperta, improntata ai valori antifascisti ed antirazzisti.
Un momento in cui trovarsi, conoscersi e da cui ripartire tutti insieme per la difesa della dignità e del futuro.
Hanno aderito a titolo personale:
LanfrancoTurci, Salvatore Minniti, Simone Fana, Carolina Coriani, Daniela Stradi. Arturo Ghinelli, Paula Nolff, Marco Chincarini, Roberto Monaco, Katia Mondim, Roberto Barbieri, Enrico Monaco, Rossella Ruggeri, Beniamino Grandi, Elio Tavilla, Nildo Benuzzi, Marco Mongelli, Maddalena De Montis, Elisa Sabattini, Maria Laura Marescalchi, Claudio Tonelli, Alessandro Fili, Pierpaolo Ascari, Luca Negrogno, Ugo Cornia, Vincenzo Scalfari, Giovanni Iozzoli.
Aderiscono a titolo collettivo:
Potere al popolo Modena e provincia
Rifondazione Comunista – Segreteria provinciale
Comitato #mobastacemento
Per adesioni scrivere a: modena@sicobas.org