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[ROMA] Reddito di cittadinanza, salario minimo e crisi: il 10/4 ore 18 conferenza all’università La Sapienza

“Reddito di cittadinanza, salario minimo e crisi.
Argomenti su cui attrezzarci”

10 Aprile, ore 18 a Roma presso l’università La Sapienza, nello spazio 3Serrande Occupato in via Regina Elena n° 336

Il governo del cambiamento ha messo appunto la misura di welfare per eccellenza: il reddito di cittadinanza.

Con la stessa stregua, sono in discussione al parlamento due proposte di legge differenti sul salario minimo, una delle quali a firma Movimento 5 stelle.

Da un lato, la logica che sottende queste misure è tutta schiacciata sul politico.

L’idea è quella di fondare un nuovo ordine, una nuova burocrazia e nuove regole.

Un nuovo senso dello Stato che sappia essere trasparente, incorruttibile e soprattutto sovrano.

L’intento è quello di dimostrare che l’attuale governo sta portando avanti un “cambiamento” rispetto al passato, rispetto alle politiche di austerity messe in campo dai governi prima di destra prima e poi di centro sinistra.

Il M5s e la Lega vorrebbero andare controcorrente attraverso il sostegno economico alle “famiglie”, ai giovani e a chiunque abbia pagato e sta pagando il depauperamento dovuto ad un paese affossato dai tagli alla spesa pubblica e da una ormai decennale aumento della disuguaglianza.

Dall’altro lato, si può riconoscere un disegno più ampio che, giorno dopo giorno, si sviluppa e mostra contorni più definiti e limpidi.

Le misure che sono state messe in campo vogliono riproporre esattamente come in passato ma in maniera superficialmente più redistributiva, un modello di sviluppo centrato sulla valorizzazione della manifattura italiana “made in Italy” attraverso le esportazioni, lo sblocco dei cantieri e delle grandi opere.

Niente di nuovo sotto al cielo, ma tali obiettivi accompagnati da politiche di welfare sembrerebbero una sorta di New Deal di base keynesiana all’italiana un po’ anacronistico, appunto alla Di Maio e Salvini.

Non è una novità che i teorici che accompagnano questo progetto e adesso a capo dell’Inps, hanno intenzione di portare avanti politiche di sostegno alla “domanda” che in economia vuol dire semplicemente aumentare i salari e gli investimenti.

Un modello economico che ha colonizzato ogni angolo della terra, ha estratto più risorse possibili a discapito di ambiente, territori e vite umane e che sta determinando l’estinzione dell’ecositema in un cui viviamo.

Un aspetto però risulta essere particolarmente azzeccato.

E’ pur vero che senza forza lavoro cooperante, disciplinata e produttiva non c’è modello capitalista che tenga.

E questo governo è capitalista e ha un’occasione da non perdere: un esercito di giovani disoccupati, sottopagati, iperscolarizzati in attesa di valorizzazione e da mettere a lavoro al massimo delle sue potenzialità e a 360°, dentro e fuori il lavoro classicamente inteso.

Il reddito di cittadinanza, quota 100 e il salario minimo sono misure di welfare come non se ne vedevano da tempo, che aiutano chi è non ha la possibilità di garantire la propria riproduzione sociale e allo stesso tempo rappresentano un’operazione certosina per provare a rilanciare il capitalismo italiano in crisi.

Una questione va sottolineata prima di proseguire.

C’è poco di deterministico in tutto questo.

Non è un processo architettato completamente a tavolino.

E’ frutto semmai di una spinta dal basso che non si è mai radicalizzata e allo stesso tempo è figlia dell’austerity e del capitalismo in crisi.

Questo vuol dire, quindi, che dobbiamo essere pro o contro il reddito di cittadinanza?

Pro o contro il salario minimo?

Domande che abbiamo sentito forse per troppo tempo alle nostre latitudini e che non hanno nessun senso di esistere probabilmente.

Vorremmo piuttosto interrogarci su come approfondire le crepe che si aprono in questo processo.

Conoscere da vicino cosa vuol dire accedere al reddito, quali conseguenze implica; cosa vuol dire inserirsi in un percorso di tutoraggio attraverso i navigator, che soggetto è e quale contro-ruolo può avere questa figura; quali aspettative ci sono da parte dei beneficiari, se ce ne sono, e se effettivamente queste verranno appagate; cosa pensano gli esclusi, gli immigrati, chi non ha una residenza; cosa, invece, vuol dire prevedere il salario minimo per legge e che effetti concreti avrà nel determinare i rapporti di forza nei posti di lavoro.

Di tutto questo ne parliamo con:

Marco Elia, Ricercatore e precario Anpal

Alberto Violante, S.I. Cobas Roma

Eduardo Sorge, Movimento di Lotta – Disoccupati 7 Novembre, Napoli

Movimenti per il diritto all’abitare

Qui sotto l’evento facebook dell’iniziativa:

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