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[PUBBLICOIMPIEGO] Inps: un piccolo impegno di solidarietà nei confronti di Mauro, un lavoratori giustamente licenziato

UN PICCOLO IMPEGNO DI SOLIDARIETA’ NEI CONFRONTI DI MAURO UN LAVORATORE DELL’INPS INGIUSTAMENTE LICENZIATO!

Avendo letto sulla intranet dell’INPS l’appello del Presidente Tridico per una collega in difficoltà, segnaliamo al Presidente che per noi è altrettanto necessario mostrare solidarietà nei confronti dell’ex collega Mauro un lavoratore della sede INPS di Roma Monteverde licenziato ingiustamente e senza stipendio dal 1° aprile 2019.

Inoltre ad oggi il Presidente non manifesta alcuna volontà di fare chiarezza in merito alla vicenda di Mauro, che come denunciato in numerosi comunicati, pone a rischio di licenziamento tutte/i le/i lavoratrici/tori dell’INPS.

Ci permettiamo da subito, sostituendoci al Presidente dell’INPS, di chiedere a tutte/i le/i lavoratrici/tori un piccolo impegno di solidarietà nei confronti di Mauro.

La solidarietà può essere concretamente espressa partecipando a tutte le iniziative di mobilitazione che il S.I. COBAS intraprenderà per chiedere il legittimo reintegro di Mauro.

Si allega una lettera di Mauro inviata ai dirigenti ai quali con messaggio hermes n. 4642 del 12 dicembre 2019 sono stati attribuiti incarichi di livello dirigenziale generale.

23 dicembre 2019                   

S.I. COBAS Pubblico Impiego


A tutti i Dirigenti Inps nominati con messaggio Inps. Hermes. 12/12/2019.0004642

Sono Mauro Gennari, un ex dipendente della sede INPS Roma Monteverde ingiustamente licenziato a partire dal mese di aprile 2019.

Mi permetto di scriverVi per segnalarVi la mia vicenda che presenta molti lati oscuri e per chiederVi di ridare a me la dignità di lavoratore dell’Istituto e alla mia famiglia, duramente provata, la serenità perduta.

Ho subito e sto subendo un comportamento ingiusto, persecutorio e discriminatorio da parte dell’Amministrazione. In particolare da coloro che, occupando un ruolo istituzionale e decisionale in tale vicenda, si stanno rendendo responsabili di una clamorosa ingiustizia ai miei danni. 

Per tanti anni (a partire dal 2010) ho lavorato, oltre a tanti altri prodotti (tutti i tipi di riscatto, versamenti volontari, ricongiunzioni, accrediti figurativi, estratti conto certificativi, oltre che svolgere attività di sportello e di consulenza per appuntamento) anche pratiche di riscatto ex art. 13 legge n. 1338/1962, cioè rendite vitalizie (strumento che consente ai lavoratori dipendenti vittime di omissione contributiva di recuperare, con onere a loro carico, i contributi non versati dal datore di lavoro e ormai caduti in prescrizione), curandone l’istruttoria sempre allo stesso modo.

Mensilmente portavo l’intero fascicolo cartaceo all’attenzione del Responsabile dell’ufficio, cioè sulla sua scrivania, per il controllo, sottoscrizione ed emissione del provvedimento amministrativo di accoglimento o di reiezione.

Questo era il procedimento amministrativo previsto dall’Istituto e regolamentato da circolari Inps da me sempre rispettato e che aveva inizio con la presentazione delle domande allo sportello, protocollate dal funzionario di turno.

Il 31/7/2018 ho ricevuto contestazione disciplinare per aver lavorato erroneamente, almeno secondo la Direzione regionale Lazio, 44 pratiche di questa tipologia nel periodo 2005-2015 con proposta di licenziamento con preavviso di 4 mesi.

Nella contestazione si parla di accoglimento ma come detto io ho istruito e non accolto domande, compito questo del Responsabile dell’ufficio competente.

Il 3/10/2018 mi sono difeso davanti l’Ufficio dei Procedimenti Disciplinari Inps assistito da un avvocato.

Ho presentato una dettagliata memoria difensiva impugnando tutte le contestazioni. Non entro in questa sede nel dettaglio delle singole presunte irregolarità contestatemi, tutte da me impugnate perché ritenute infondate. In particolare però Vi segnalo che:

– ho iniziato a lavorare questa tipologia di pratiche nel corso del 2010 ma mi vengono contestate anche pratiche lavorate (cioè istruite) negli anni precedenti da altri operatori Inps (che quindi eventualmente sbagliavano come il sottoscritto), a dimostrazione della superficialità e dell’incompetenza di chi eseguito i controlli (da me denunciata in tutte le sedi, anche giudiziarie);

– tutte le pratiche contestatemi, comprese quelle da me non istruite, sono state sottoscritte e approvate dai Responsabili del procedimento e del provvedimento (almeno 8 diversi, compresi i Direttori di sede che intervenivano in assenza del Responsabile) che hanno accolto le domande garantendo la regolarità delle mie istruttorie (come anche chiaramente riportato nelle relazioni ispettive Inps).

Incredibilmente la dirigente dell’Ufficio dei procedimenti disciplinari ha confermato il licenziamento e ancora più incredibilmente lo ha confermato il giudice del lavoro di Roma in data 31/5/2019, nonostante l’evidenza dei fatti, appiattendosi sulle contestazioni dell’Inps e ignorando completamente le argomentazioni a mia difesa.

Ho impugnato l’ordinanza del giudice presentando ricorso il 28/6/2019 e il 26 novembre si è svolta la prima udienza di nuovo davanti al giudice unico del lavoro (sono ancora in primo grado) che, senza ascoltare le parti, in modo a me del tutto incomprensibile (ad una mia esplicita richiesta ha risposto che i tempi sono questi per tutti) ha rinviato a maggio 2020 l’udienza per la discussione e la decisione nonostante gli abbia fatto notare che ho famiglia con due figli minori, ho un mutuo da pagare, non lavoravo più da aprile 2019 e che mi avrebbe lasciato senza reddito per almeno altri 6/7 mesi.

Vi faccio presente che in ben 3 relazioni ispettive redatte dall’Ispettorato centrale Inps nel 2017 e 2018 viene chiaramente evidenziato che i Responsabili del procedimento e del provvedimento avevano l’onere di garantire la correttezza delle lavorazioni e vengono indicati i 10 nominativi, due come operatori (tra cui il sottoscritto) e 8 come Responsabili di ufficio, che avrebbero commesso gravi irregolarità nell’accogliere tali domande.

Nessuna sanzione è stata comminata all’altro operatore (e questa è una decisione corretta ma non adottata nei miei confronti) e ai Responsabili e ai Direttori di sede, in evidente violazione della normativa interna Inps che invece li inchioda alle loro responsabilità.

Addirittura una recente circolare Inps, la n. 78 del 29/5/2019, firmata dal Direttore Generale Inps, ribadisce nella premessa che la decisione circa il riconoscimento del diritto al riscatto attraverso la valutazione dell’idoneità dei documenti a provare i periodi di lavoro di cui se ne chiede il riscatto, e quindi dell’accoglimento delle domande di rendita vitalizia, è compito del Responsabile del procedimento e del provvedimento.

Ricapitolando: per tanti anni ho lavorato, cioè istruito, le rendite vitalizie ricevendo l’approvazione del Responsabile dell’ufficio (e in loro assenza del Direttore di sede) che garantiva la regolarità della mia lavorazione ed assumeva la responsabilità del procedimento e del provvedimento emettendo il provvedimento di accoglimento, l’unico atto avente efficacia esterna e impegnativa per l’Istituto.

Dopo tanti anni il mio datore di lavoro mi dice che si è sbagliato a controllare o ha omesso il controllo e che la mia istruttoria non era corretta e per questo fa ricadere su di me la totale responsabilità del presunto errore. Infatti solo il sottoscritto viene sanzionato disciplinarmente addirittura con il licenziamento.

Come se non bastasse tale comportamento ingiusto, persecutorio e discriminatorio nei miei confronti, la Procura della Corte dei Conti mi ha notificato il sequestro dei beni. Infatti mi vengono richiesti milioni di danni.

Questo perché annullando le pratiche di riscatto molti utenti che avevano conseguito il diritto a pensione hanno ricevuto, anche dopo tanti anni, la revoca della prestazione con la richiesta di restituzione delle somme percepite.

E l’Inps, per questo, ha denunciato solo il sottoscritto alla Corte dei Conti lasciando ancora una volta incredibilmente indenni i veri responsabili dell’eventuale danno.

In data 5 novembre si è svolta l’udienza per il sequestro davanti al giudice della Corte dei Conti al quale alcuni giorni prima il mio avvocato aveva presentato una puntuale e dettagliata memoria difensiva.

Tale giudice, senza tener conto di nessuna delle argomentazioni a mia difesa e senza indicarne i motivi, ha confermato il sequestro.

In data 29 novembre si è svolta l’udienza davanti al Procuratore della Corte dei Conti.

Ho esposto le mie ragioni ed evidenziato l’assoluta infondatezza delle accuse nei miei confronti.

Mi auguro che il Procuratore non prosegua con la sua azione citandomi per i danni considerandomi l’unico responsabile (in sostanza sia l’Inps che la Corte dei Conti finora mi hanno considerato operatore/istruttore, responsabile e controllore di me stesso, quando invece altri erano indennizzati per svolgere il controllo e assumersi la responsabilità).

Poiché a settembre 2018 e giugno 2019 ho ricevuto richieste di risarcimento danni da parte del Direttore regionale Lazio Inps per un totale di più di 6 milioni di euro, l’Inps e la Corte dei Conti (che mi notifica invece il sequestro per una somma vicina ai 3 milioni) di fatto hanno rinunciato a recuperare questa somma (che comunque è del tutto priva di fondamento) in quanto il sottoscritto, se ritenuto colpevole, potrà risarcire con i propri beni solo poche migliaia di euro (lo ammette anche il Procuratore della Corte dei Conti nella sua richiesta di sequestro) mentre i veri Responsabili, con l’assicurazione che gli garantisce il sindacato a cui sono iscritti, avrebbero potuto risarcire l’Istituto di tutta o comunque gran parte la somma indicata come danno.

Non Vi sembra che questo assurdo comportamento tenuto dall’Inps e dalla sua dirigenza (cioè dai dirigenti coinvolti) sia il vero grave danno alla collettività?

Vi faccio presente che nessun sindacato ha preso le mie difese. L’unico è il S.I.COBAS che, venuto a conoscenza del mio licenziamento, ha emanato alcuni comunicati di denuncia sull’accaduto.

Di che cosa hanno paura gli altri sindacati, soprattutto quelli maggiormente rappresentativi?

Che si scopra che i Responsabili, i Direttori e i Dirigenti coinvolti sono loro iscritti e che non vengono sanzionati disciplinarmente per non far perdere loro gli incarichi che ricoprono?

Da giugno del 2019 tramite sempre il sindacato S.I. COBAS, sto scrivendo al nuovo Presidente Inps delle lettere aperte (finora sono 10) segnalando dettagliatamente quanto sta accadendo riportando i contenuti degli atti ufficiali dei procedimenti disciplinare e giudiziario.

Ogni lettera prende in considerazione uno specifico argomento e lo analizza attraverso il comportamento tenuto dall’Istituto che emerge chiaramente dagli atti ufficiali dei procedimenti disciplinare e giudiziario.

Ho chiesto ripetutamente un intervento del Presidente per interrompere questo ingiusto comportamento. Purtroppo non ho mai ricevuto risposta.

Di che cosa ha paura? Che la vicenda diventi pubblica?

Eppure l’attuale Presidente non avrebbe responsabilità specifiche visto che sarebbe coinvolto direttamente il suo predecessore, di sicuro anche lui perfettamente informato sui fatti.

Perché tanta cattiveria e accanimento nei mie confronti non si capisce.

Sono oramai esausto e anche la mia famiglia (moglie e due figli minori) non è più in grado di sostenere questa situazione.

Sono stato privato della retribuzione da aprile 2019 e ho un mutuo da pagare quasi nella sua totalità.

Il S.I.COBAS ha organizzato un presidio davanti alla sede Inps Roma Monteverde che si è svolto lo scorso 15 novembre.

Al presidio era presente solo un giornalista di stampa estera (la stampa italiana inspiegabilmente si è tenuta lontana) che ha fatto riprese e ha intervistato rappresentanti dei lavoratori, utenti e semplici cittadini.

Vi chiedo un Vostro cortese e immediato interessamento e intervento per porre fine a questa grave situazione che sta danneggiando irreparabilmente il sottoscritto e la sua famiglia.

Tutte le lettere aperte che ho indirizzato al Presidente Inps sono pubblicate sul sito www.sicobas.org.

Sono necessariamente lunghe perché descrivono nel dettaglio quanto sta accadendo attraverso i contenuti degli atti ufficiali.

Vi allego alla presente mail i documenti S.I.COBAS dell’evento/presidio del 15 novembre, il video del servizio dell’unico giornalista presente e un comunicato S.I.COBAS dell’8/5/2019 (uno dei tanti che descrive bene l’accaduto, compresa l’altra ingiustizia da me subita del mancato allungamento dei 4 mesi di preavviso). 

Vi allego anche l’ultima (la decima) lettera aperta al Presidente (con gli allegati e il relativo comunicato S.I.COBAS), riservandomi di inviarvi personalmente le altre 9 che ho inviato al Presidente, sempre tramite la stessa O.S., a partire dal mese di giugno 2019.  

Mi appello alla Vostra sensibilità e anche al Vostro senso di appartenenza all’Istituto, che non può certo ridursi e limitarsi ad una spilletta con il logo Inps attaccata sulla giacca.

Vi informo che la presente mail viene inviata per conoscenza al sindacato S.I.COBAS e al rappresentante sindacale che sta seguendo più da vicino la mia vicenda.

Vi ringrazio per l’attenzione e per quanto potrete fare.

Colgo l’occasione per complimentarmi per la Vostra nomina e per augurare a Voi e alle Vostre famiglie un Sereno Natale.

Mauro Gennari