Riceviamo e pubblichiamo qui sotto il contributo ricevuto dai compagni del Pungolo Rosso “La “fase 2” è ancora peggio: autodifesa e lotta dei lavoratori e delle lavoratrici!” che riporta un volantino del Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi del Veneto – già disponibile sul sito del loro sito (vedi qui).
Questa crisi sanitaria e sociale, che sta provocando i primi scioperi spontanei nelle fabbriche dopo decenni, e diviene ora anche crisi economica e finanziaria, mette alla prova i sistemi capitalistici, in Italia e nel mondo intero, e scuote le coscienze in settori della nostra classe cui si chiede di lavorare comunque, anche in assenza delle condizioni di sicurezza che vengono invece imposte al resto della popolazione.
Per la prima volta da decenni assistiamo a scioperi spontanei nelle fabbriche.
Anche nella lotta per ambienti di lavoro sicuri e adeguati dispositivi di protezione individuale, e nelle difficoltà di coloro che sono lasciati a casa con un futuro incerto, deve crescere la coscienza della necessità di lottare per superare questa società divisa in classi.
Contro le ideologie da “unità nazionale” tra sfruttati e sfruttatori.
Il virus globalizzato mette inoltre in chiaro l’inconsistenza delle prospettive di autonomie locali/localistiche, e delle scorciatoie “sovraniste”.
L’unica strada è quella internazionalista, dell’unione tra i proletari di tutto il mondo.
S.I. Cobas
La “fase 2” è ancora peggio: autodifesa e lotta dei lavoratori e delle lavoratrici!
Qui di seguito il testo del volantino che il Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi del Veneto ha distribuito all’ospedale all’Angelo e al Policlinico san Marco di Mestre, al Policlinico di Padova, all’ospedale di Portogruaro, e che è stato diffuso al presidio di Cgil-Cisl-Uil a campo san Geremia, a Venezia (presenti un centinaio di delegati del pubblico impiego e quadri sindacali).
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Nella prima fase della pandemia, solo la denuncia della situazione drammatica da parte delle lavoratrici e dei lavoratori degli ospedali della Lombardia e dei pronto soccorso del Nord, le lotte dei lavoratori della logistica e gli scioperi spontanei di marzo nelle fabbriche metalmeccaniche imposero il parziale blocco delle attività produttive e limitarono, in qualche modo, i pericoli di ammalarsi e morire anche di covid sui luoghi di lavoro, già micidiali luoghi di morte. Fosse stato per il governo Conte, la politica assassina di Confindustria non avrebbe avuto alcun freno. E comunque i padroni sono stati liberi di violare impunemente i protocolli che avevano sottoscritto.
Nellaseconda fase della pandemiail governo Conte è riuscito a fare anche peggio, allineandosi completamente alle pressioni padronaliper non bloccare nienteconcedendo il primato assoluto al profitto. Niente ha fatto in estate il governo per la salute di chi lavora per prevenire la seconda andata, tantè che in autunno sono riesplosi i contagi, gli ospedali si sono di nuovo saturati e si è toccato il record di morti in un giorno: 993, il 3 dicembre! E nonostante questa macabra contabilità il governo, spalleggiando ora più di prima, i padroni, continua a tenere aperte le fabbriche anche se – lo dice l’Inail – si muore più di prima di covid sui posti di lavoro. Per i padroni, naturalmente, tutto ok. Per il governo, più che mai servile verso di loro, pure. E in tutto ciò ancora una volta è chiaro quale presa in giro sia la diversità del “modello Zaia”, essendo il Veneto una delle regioni in cui si muore di più.
E Cgil, Cisl e Uil? Come in primavera, invece di difendere salute e salari, hanno rilanciato il percorso di un “nuovo patto sociale” con Bonomi e Confindustria. Di bloccare la produzione e di vera sicurezza sui posti di lavoro non se ne parla neppure.
Certo, lo sciopero di oggi per il rinnovo del contratto del pubblico impiego fermo da due anni, porta con sé la denuncia dei “tagli ai e nei servizi sociali”, rivendica “un piano straordinario di assunzioni”, lo “stop al precariato” e maggiore sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. Cose condivisibili, ma servirebbero lotte vere per imporre la svolta necessaria in tutti questi campi. Altrimenti è solo fumo.
Lavoratori, lavoratrici, questa crisi sanitaria ed economica non finirà presto.
Se non vogliamo restarne schiacciati, dobbiamo muoverci, lottare.
Lottare insieme e in modo determinato i salariati del pubblico e del privato.
- Per aumenti salariali veri, non mance. Per una riduzione di orario vera a parità di salario, non la flessibilità e il lavoro a domicilio.
- Per centinaia di migliaia di assunzioni nei servizi essenziali a tempo indeterminato, e non precarie. Dobbiamo tornare alle lotte per difendere la nostra salute dentro e fuori i posti di lavoro, per imporre protocolli realmente vincolanti e il diritto ad astenerci dal lavoro con la garanzia del salario pieno nel caso di palesi violazioni delle norme-anti Covid.
- Revisione dei Protocolli del 24 aprile, introduzione dell’obbligatorietà dello screening e dei tamponi a tutti i lavoratori e il varo di norme e misure stringenti e vincolanti per la prevenzione dei contagi sui luoghi di lavoro, in cui sia espressamente prevista la possibilità di chiudere le aziende laddove non sia possibile garantire il diritto alla salute e alla vita degli operatori.
- Creazione in tutte le aziende di comitati dei lavoratori che vigilino sul rispetto dei protocolli; piano nazionale straordinario di assunzione di infermieri e medici, con l’immediato esaurimento delle graduatorie degli idonei e la stabilizzazione di tutti/e i/le precari/e, senza nessuna discriminazione nei confronti del personale sanitario d’immigrazione.
- Integrale riorganizzazione del servizio sanitario pubblico unico, universale, gratuito, dotato di una diffusa rete territoriale, con al centro l’obiettivo della prevenzione delle malattie e la tutela della salute sui luoghi di lavoro; cessazione del finanziamento diretto alla sanità privata in tutte le sue forme; requisizione senza indennizzo di tutte le cliniche private, anche oltre l’emergenza; abolizione dei sistemi di “welfare” sanitario aziendale e di ogni altra forma di finanziamento indiretto alla sanità privata.
La nostra parola d’ordine è: autodifesa della salute da parte dei lavoratori, per sé e per tutta la popolazione.
Su questo stesso terreno invitiamo i lavoratori e le lavoratrici al di là delle proprie appartenenze sindacali e settoriali a prendere contatto ed a unirsi insieme con noi alla preparazione e alla riuscita di uno sciopero generale nazionale da tenersi per il 29 gennaio a partire dalla preparazione di due giornate nazionali del 18 e del 19 dicembre contro la politica criminale di Confindustria e governo.
Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi del Veneto
Contatti: lavorat.combattivi.veneto@gmail.com – Facebook: Le lavoratrici e i lavoratori combattivi del Coordinamento del VenetoAnnunci