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[CONTRIBUTO] Accordo globale sugli investimenti Ue-Cina (CAI): con la pandemia, Pechino aumenta l’influenza nel commercio internazionale

Questa crisi sanitaria e sociale, che sta provocando i primi scioperi spontanei nelle fabbriche dopo decenni, e diviene ora anche crisi economica e finanziaria, mette alla prova i sistemi capitalistici, in Italia e nel mondo intero, e scuote le coscienze in settori della nostra classe cui si chiede di lavorare comunque, anche in assenza delle condizioni di sicurezza che vengono invece imposte al resto della popolazione.

Per la prima volta da decenni assistiamo a scioperi spontanei nelle fabbriche.

Anche nella lotta per ambienti di lavoro sicuri e adeguati dispositivi di protezione individuale, e nelle difficoltà di coloro che sono lasciati a casa con un futuro incerto, deve crescere la coscienza della necessità di lottare per superare questa società divisa in classi.

Contro le ideologie da “unità nazionale” tra sfruttati e sfruttatori.

Il virus globalizzato mette inoltre in chiaro l’inconsistenza delle prospettive di autonomie locali/localistiche, e delle scorciatoie “sovraniste”.

L’unica strada è quella internazionalista, dell’unione tra i proletari di tutto il mondo.

S.I. Cobas


Accordo globale sugli investimenti Ue-Cina (CAI) – parte 1

Fonte: South China Morning Post 30 – 12.2020, 3.01.2021 / Asia Times, 31.12.2020 / Politico, 29.12.2020 / Spiegel, 31.12.2020 – traduzione a cura di: G. L.

La sigla dell’Accordo Globale sugli investimenti tra Unione Europea e Cina (CAI), a fine dicembre 2020 prima che scadesse la presidenza tedesca della UE, ha alta rilevanza strategica nel mutamento degli assetti globali, che la pandemia Covid ha contribuito ad accelerare. Si tratta di un accordo economico che apre maggiormente ai capitali europei, interessati a investire, produrre e vendere in quell’enorme mercato che è la Cina, garantendo condizioni che pareggerebbero (secondo Bruxelles) quelle già ottenute dai capitali americani, in negoziati avviati da Trump e che Biden intende proseguire.

L’accelerazione impressa dalla UE per la sigla dell’accordo CAI, su pressione dei mutui interessi tedeschi e cinesi, è argomento di scontro all’interno della UE, per il rischio di complicare ulteriormente le relazioni con gli Stati Uniti.

L’Istituto Polacco per gli Affari Internazionali sottolinea che i negoziati sono stati in gran parte guidati dalle grandi economie UE, soprattutto Francia e Germania che sono molto dipendenti dal mercato cinese e che trarrebbero il massimo beneficio dall’accordo. Ricordiamo che la Polonia è più filoamericana.

Chi nella UE è favorevole ad una politica estera sempre più indipendente da Washington,  non esita a ricordare la competizione tra USA e UE sulla Cina, sottolineando che dal 2017 la UE non è mai stata consultata riguardo alla politica asiatica degli Stati Uniti, né dall’Amministrazione Repubblicana di Trump, né da quella precedente del democratico Obama.

Alleati oppure concorrenti/nemici a seconda degli interesse economico e di potenza. I principi morali, la difesa dei diritti umani vengono richiamati solo come foglia di fico a copertura di questi interessi o come arma di critica contro l’avversario. 

Così accade anche per questo trattato, in cui la UE accetta le promesse formali cinesi sul lavoro forzato a cui Pechino costringe le minoranze uigure o musulmane in Tibet e Xinjiang, mentre gli Stati Uniti attaccano questa ipocrisia europea, tacendo che, come la Cina, essi stessi non hanno ancora neppure ratificato il trattato sul lavoro forzato dell’International Labor Organization!

[sul lavoro forzato, vedi video: https://youtu.be/_hCoh2snUgw]

Secondo il tank di Washington, Institute for the Analysis of Global Security, la mossa UE di accelerare la sigla del trattato è stata un tentativo deliberato di sfruttare il vuoto di potere negli Stati Uniti. L’Amministrazione uscente non avrà il tempo di penalizzare Bruxelles mentre quella nuova non avrà alcuna possibilità di intervenire. La UE vuole rimanere un attore indipendente e non vuole essere trascinata nella lotta di potere USA-Cina.

La potenza cinese, con le potenzialità che la sua ascesa offre ai capitali delle altre potenze, non può essere elusa. Hanno sottoscritto accordi con la Cina, oltre alla UE, tutti i partner asiatici stretti alleati degli USA – Giappone, Corea del Sud, Australia e Singapore, Thailandia e Filippine, con la Regional Comprehensive Economic Partnership, formalizzata a novembre, in cui Pechino avrà un ruolo di primo piano.  Sono in programma nuovi accordi commerciali della Cina con Giappone e Corea del Sud.

Nel sistema sociale capitalista, ogni questione economica globale ha riflessi politici globali.  Il tentativo degli Stati Uniti di frenare l’ascesa economica della Cina con una politica sanzionatoria non ha trovato adesioni tra gli alleati, che vengono attratti dal magnete cinese, dalle opportunità offerte dall’Asia, in particolare dal Sud-Est asiatico asiatico, che offre ancora forza lavoro a basso costo e miliardi di nuovi potenziali acquirenti per le merci prodotte. A fronte di questo, l’Alleanza Atlantica traballa.


Accordo globale sugli investimenti Ue-Cina (CAI) – parte 2

Fonte: South China Morning Post, 3.1.2020 – traduzione a cura di: G. L.

Dopo sette anni di negoziati e 35 round dal 2013 (1), a fine dicembre 2020 la UE ha siglato con Pechino la bozza di accordo per il Comprehensive Agreement on Investment – (CAI) [Accordo Globale sugli Investimenti], prendendo in contropiede il nuovo presidente americano entrante, Biden (2). Pechino ha spinto alla conclusione dell’accordo prima che scadesse mla presidenza tedesca della UE, il 31 dicembre. Esso sostituirà 26 precedenti trattati di investimento tra la Cina e 27 Stati membri UE.

Il testo definitivo di CAI non è ancora definito, e dovrà essere ratificato dal Consiglio europeo e dal Parlamento europeo, dove il passaggio non è garantito; se ratificato, entrerà in vigore solo ad inizio 2022.

Secondo Gal Luft, del think tank di Washington, Institute for the Analysis of Global Security, la mossa UE è stata un tentativo deliberato di sfruttare il vuoto di potere negli Stati Uniti.

L’Amministrazione uscente non avrà il tempo di penalizzare Bruxelles mentre quella nuova non avrà alcuna possibilità di intervenire.

Il che dimostra che la UE vuole rimanere un attore indipendente e non vuole essere trascinata nella lotta di potere USA-Cina.

Sette anni fa, pochi avrebbero dubitato che la alleanza transatlantica UE-USA potesse resistere, e non era prevista una nuova guerra fredda tra Cina e Stati Uniti.

Il quadro dei rapporti di potenza internazionale è profondamente mutato.

Secondo il commissario al commercio della UE, Borrell, con CAI sono stati raggiunti i “risultati più ambiziosi mai concordati dalla Cina con un paese terzo”, riguardanti accesso al mercato e concorrenza leale.

Assieme alla ratifica (febbraio 2019) di un importante accordo di libero scambio con il Giappone, e dei patti commerciali con Corea del Sud, Singapore e Vietnam,
questo è un ulteriore passo in avanti per accrescere influenza e relazioni in Asia della UE.

La Thailandia sarà probabilmente il prossimo paese asiatico con cui Bruxelles concluderà un accordo.

L’accelerazione impressa dalla UE per la sigla dell’accordo CAI, su pressione dei mutui interessi tedeschi e cinesi, è argomento di scontro all’interno della UE, per il rischio di complicare ulteriormente le relazioni con gli Stati Uniti.

Da una parte i sostenitori di una collaborazione con la futura amministrazione Biden, ritenuta utile per strappare alla Cina maggiori concessioni economiche.


Accordo globale sugli investimenti Ue-Cina (CAI) – parte 3

Fonte: Politico, 29.12.2020 – traduzione a cura di: G.L.

Francia: il ministro del commercio francese, Franck Riester, ha subordinato l’appoggio di Parigi al rispetto da parte cinese dei diritti umani, in particolare alla soluzione della questione del lavoro forzato.

In base all’accordo, la Cina si è impegnata a perseguire la ratifica dei trattati internazionali (ILO) sul lavoro forzato (vedi video: https://youtu.be/_hCoh2snUgw)

Germania, Verdi: anche l’eurodeputato tedesco dei Verdi, Reinhard Bütikofer, contro una affrettata conclusione dell’accordo, ha impugnato la questione “lavoro forzato”, su cui la UE si sarebbe accontentata di un “riconoscimento solo formale” da parte cinese.

Critica impugnata anche dal vice consigliere alla sicurezza nazionale di Trump, Matt Pottinger: “Pechino continua a costruire milioni di metri quadrati di fabbriche per il lavoro forzato nello Xinjiang”, di uiguri e altri gruppi musulmani.

Gli USA hanno condotto una campagna globale contro il lavoro forzato nello Xinjiang e in Tibet, ma assieme alla Cina sono due dei nove membri ILO – International Labour Organization (su 187 aderenti), che non hanno ratificato questo trattato!

Polonia: il ministro degli Esteri polacco Zbigniew Rau ha esplicitamente chiesto di non affrettare la sigla del trattato, e una maggiore cooperazione con Washington.
Justyna Szczudlik, responsabile del programma Asia-Pacifico presso l’Istituto polacco per gli Affari Internazionali: nel trattato il vero vincitore è la Cina, non la UE, anche se gli impegni/concessioni che la Cina ha promesso venissero attuati. I negoziati sono stati in gran parte guidati dalle grandi economie UE, soprattutto Francia e Germania che sono molto dipendenti dal mercato cinese e che trarrebbero il massimo beneficio dall’accordo.

Con l’accelerazione dei negoziali la Cina ha voluto scardinare la politica UE di recente inasprita, ed impedire la cooperazione transatlantica nei propri confronti, consapevole che l’imminente amministrazione Biden è pronta a rafforzare i legami con la UE.


Accordo globale sugli investimenti Ue-Cina (CAI) – parte 2

Fonte: AT, 31.12.2020 – traduzione: G. L.

A pochi giorni dalla vittoria elettorale di Biden, il capo della politica estera UE, Borrell, lodò il nuovo dialogo UE-USA sulla Cina, avviato in ottobre dall’amministrazione uscente Trump, promettendo che la UE l’avrebbe portato avanti “con rinnovata energia… con la prossima amministrazione”.
Ora invece Bruxelles (non meglio specificato dal giornale) ricorda la competizione in atto tra USA e UE nei confronti della Cina, sottolineando che dal 2017 la UE non è mai stata consultata riguardo alla politica asiatica degli Stati Uniti, né dall’Amministrazione Repubblicana di Trump, né da quella precedente del democratico Obama – in occasione dei negoziati con diversi paesi asiatici per la creazione della Trans-Pacific Partnership, siglata poi da Trump appena entrato in carica.

Bruxelles fa presente che anche il presidente entrante Biden non intende interrompere la “fase uno” dei colloqui tra Stati Uniti e Cina avviati ad inizio 2020 da Trump, che in termini di scambi commerciali e di investimenti avvantaggia l’America rispetto alla UE.

L’accordo CAI è stato definito dal commissario al commercio UE, Valdis Dombrovskis, un “adeguamento” alle condizioni commerciali strappate dagli Stati Uniti alla Cina.

Hanno sottoscritto accordi con la Cina, oltre alla UE, tutti i partner asiatici stretti alleati degli USA – Giappone, Corea del Sud, Australia e Singapore, Thailandia e Filippine, con la Regional Comprehensive Economic Partnership, formalizzata a novembre, in cui Pechino avrà un ruolo di primo piano. Sono in programma nuovi accordi commerciali della Cina con Giappone e Corea del Sud.

Dal 2017 gli Stati Uniti non sono riusciti a farsi seguire da nessun loro alleato nella “guerra commerciale” con Pechino.

Ad inizio dicembre 2020, la UE è divenuta “partner strategico” di ASEAN, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico. L’interscambio commerciale UE-ASEAN è passato da 125,3 MD€ nel 2010 a 210,6 MD€ nel 2019.

Viceversa dal 2019 le relazioni degli Stati Uniti con ASEAN sono peggiorate, con la decisione di Trump di non inviare alti rappresentanti ai suoi vertici e conferenze.
Mentre gli Usa dal 2017 hanno allentato le relazioni economiche con la regione, il Giappone, divenuto una specie di media potenza nel Sud-Est Asia, sta procurando fonti di investimento alternative alla Cina.

Gli esperti concordano che la Cina è la maggiore vincitrice dell’accordo; divergenti i pareri sul suo significato per le economie occidentali e sul peso che potrà avere per la ripresa economica cinese post pandemia e per le sue ambizioni globali.

Sourabh Gupta, dell’Institute for China-America Studies di Washington, definisce il trattato una pietra miliare, per la Cina questo è l’accordo economico più importante dopo l’ingresso nel WTO nel 2001, sia dal punto di vista geoeconomico e geopolitico che dal punto di vista economico in generale.

Wu Xinbo, direttore del Centro di Studi Americani dell’Università Fudan di Shanghai: l’accordo con la UE ha garantito alla Cina una “posizione invulnerabile” e contribuisce a proteggerla dagli sforzi dell’America di escluderla dal commercio e dagli investimenti globali.

Prossimo passo, un accordo di libero scambio. Esso vanificherà anche il piano degli Stati Uniti di allearsi all’Europa per isolare la Cina nella futura globalizzazione.


Il contenuto dell’accordo Cai

Fonte: South China Morning Post, 201230 – traduzione: G. L.

La bozza dell’accordo d’investimento UE-Cina (CAI)garantisce un migliore accesso al mercato per le imprese europee in molti settori dell’economia cinese, tra cui manifattura (3), meccanica, bancario, contabilità, immobiliare, telecomunicazioni e consulenza.

Rimangono restrizioni in settori chiave come l’automobile, l’aviazione e l’assistenza sanitaria.

Per il settore automobilistico, è vietata la creazione di nuove “imprese automobilistiche tradizionali alimentate a carburante”; gli impianti esistenti potranno essere ampliati solo se la loro produttività supera la media del settore.

Per le imprese europee sono possibili investimenti in nuove fabbriche di veicoli elettrici, ma solo se gli impianti già esistenti funzionano a pieno regime. Una possibilità considerata cruciale per la Germania, dato che i suoi gruppi automobilistici, leader mondiali, puntano ad ampliare la presenza nel mercato cinese.

Per il settore sanitario, gli europei possono costruire ospedali e cliniche interamente di proprietà private nelle megalopoli, come Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen.

Altrove, gli investimenti possono essere fatti solo in joint venture con aziende cinesi.

L’assistenza sanitaria privata è l’unico settore coperto dall’accordo soggetto a limitazioni geografiche.

I gruppi UE non possono accedere al mercato cinese dei servizi Internet, ad eccezione per gli utenti finali.

Per il settore aviazione, gli investimenti esteri in imprese di trasporto pubblico sono soggetti al controllo cinese, un investitore estero non può detenere più del 25% della proprietà.

I voli nazionali sono prerogativa dei vettori cinesi; gli investimenti esteri nel settore
dell’aviazione generale devono avvenire come joint venture. I gruppi europei non hanno ingresso nello spazio di controllo del traffico aereo.

Rimarranno rigorosamente off limit i settori considerati sensibili dal governo cinese, come ricerca e sviluppo, ricerche di mercato e molte forme di mappatura e rilevamento.

Anche quando entrerà in vigore il nuovo accordo, per questioni di sicurezza nazionale sia la Cina che la UE potranno bloccare qualsiasi business plan.

Sono previste ancora alcune limitazioni nei settori gestione patrimoniale e assicurazioni; non accessibili alcuni servizi di gestione fondi.

L’UE ha ottenuto concessioni chiave sul trasferimento forzato di tecnologia e sulla trasparenza dei sussidi statali per il settore dei servizi in Cina, con l’obbligo per Pechino di pubblicare ogni anno un elenco dei sussidi forniti ai settori designati, tra i quali l’immobiliare, le telecomunicazioni, il bancario e le costruzioni.

È la prima volta che la Cina si impegna a rendere pubbliche le sovvenzioni in un accordo bilaterale – anche se si era impegnata sulla questione dei sussidi in altri accordi di libero scambio con i 10 paesi Asean e con la Alleanza economica globale regionale.

In cambio, Pechino continuerà ad avere un accesso relativamente libero al mercato UE, il quale nel 2019 rappresentava il 16% dell’economia globale.

Pechino non sarà però obbligata a dichiarare gli aiuti che fornisce a quei settori manifatturieri o industriali, tecnicamente coperti dai suoi obblighi di adesione al WTO.

Nel gennaio 2020 UE e USA emisero una dichiarazione congiunta con cui chiedevano che all’accordo WTO venissero aggiunti nuovi tipi di sussidi proibiti, riferendosi a quelli garantiti dallo stato cinese a imprese industriali.

Il capo economista del Mercator l’Institute for China studies di Berlino fa presente che l’accordo CAI deve essere visto nel quadro più generale di quanto sta accadendo in Cina, ad es. i nuovi controlli imposti all’inizio di dicembre sugli investimenti in entrata che potrebbero sostituire l’accordo UE, dato che entrambe le parti sono autorizzate a mantenere i rispettivi protocolli di screening degli investimenti – Pechino sta imponendo un controllo sempre maggiore sulla sua economia, vorrebbe che le imprese spostino in Cina le loro catene di fornitura, Ricerca e Sviluppo (R&S) e le componenti a più alto valore dei loro processi di produzione.

Note:

1) Gli obiettivi posti 2013 erano: ridurre le barriere agli investimenti e l’incertezza giuridica che le imprese europee in Cina devono affrontare, e
portare l’interscambio commerciale 1.000 miliardi di dollari entro il 2020.

2) L’accordo è stato siglato in videoconferenza il 30 dicembre dal presidente cinese Xi Jinping, dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, dal presidente del Consiglio, Charles Michel e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.

3) Nella manifattura sono previste restrizioni per i settori energia, fonderie e saline.