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[CONTRIBUTO] Germania, Turchia: riavvicinamento Berlino-Ankara, democrazia borghese vs interessi borghesi

Germania, Turchia: riavvicinamento Berlino-Ankara,

democrazia borghese vs interessi borghesi

Fonte: German Foreign Policy, 19 genn. 2021 – traduzione a cura di: G. L.

Per la Germania, la Turchia è un alleato indispensabile per il respingimento dei profughi, è un “ponte” strategico verso il Medio Oriente, e paese di transito per l’importazione di energia, dal Caspio (soprattutto dall’Azerbaigian), e dal Medio Oriente, ad es. dall’Iraq settentrionale.

Per questi motivi è in corso il riavvicinamento tra Berlino/Bruxelles ed Ankara, auspicato dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas dopo i recenti colloqui con il suo omologo turco Mevlüt Çavuşoğlu.

E questo nonostante il governo turco violi regolarmente i diritti umani (decine di migliaia i prigionieri politici detenuti in condizioni disumane; attaccata la libertà di stampa…) [1] e nonostante le forze armate turche occupino da anni la Siria nordoccidentale.

Dopo le aspre controversie dell’anno scorso sui confini marittimi e sulle esplorazioni di gas turche nel Mediterraneo orientale, in acque rivendicate rispettivamente dalla Grecia e da Cipro, il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, cerca la ripresa di relazioni amichevoli con la UE.

Erdoğan si trova da una parte pressato dalla crescente crisi economica del paese e dall’altra prevede che il nuovo presidente americano Joe Biden eserciterà maggiori pressioni su Ankara rispetto a Trump.

I territori siriani occupati militarmente dalla Turchia sono quelli nel N-O , ad Afrin, nella zona di confine da Azaz a Jarabulus sull’Eufrate e dal confine a Tal Abyad a Ras al Ain.

Si tratta di territori che, ufficialmente, il governo turco dichiara di non voler annettere in modo permanente.

Ma In sostanza è difficile che queste aree vengano restituite alla Siria, dato che, nonostante vi siano stati istituiti dei consigli locali, la loro amministrazione è in mano a governatori turchi nominati da Ankara sotto la tutela di forze di polizia addestrate e al soldo della Turchia.

Per la fornitura elettrica sono collegati alla rete turca; per i generi alimentari sono riforniti dalla Turchia; non essendoci delle banche, sono a disposizione filiali locali delle poste turche.

Le scuole insegnano non solo in arabo ma anche in turco; l’Università
Gaziantep ha istituito tre sedi – ad Al Bab, ad Azaz e in Afrin.

Oltre a ignorare violazione dei diritti umani e l’occupazione militare di territori di un altro stato, il governo tedesco permette la fornitura alle forze armate turche di armi da guerra.

Le manovre di riavvicinamento sono iniziate ai primi del 2021: dichiarazioni da parte del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen della volontà del suo governo di “ripristinare la fiducia reciproca”; Josep Borrell, rappresentante UE per gli esteri, assicura che Bruxelles è “pronta a lavorare per un dialogo con la Turchia”.

A breve in programma visite e incontri tra le due parti, e la ripresa dei colloqui greco-turchi per risolvere la controversia sui confini marittimi nel Mediterraneo orientale, interrotti nel 2016.

Berlino ha un forte interesse a risolvere il conflitto, prerequisito indispensabile per una stretta cooperazione UE con la Turchia iper respingere i profughi.

Ma sembrano prefigurarsi altre difficoltà dato che il parlamento greco sta per decretare l’espansione delle acque territoriali da sei a dodici miglia, per il Mar Ionio ad ovest della terraferma greca. Questo potrebbe preludere, secondo Ankara, ad un passo analogo per le acque territoriali delle isole greche al largo della costa turca, inaccettabile per la Turchia.

[1] Un esempio degli arresti arbitrati a membri dell’opposizione è il caso di Selahattin Demirtaş, ex presidente dell’opposizione HDP (Halkların Demokratik Partisi, Partito della Democrazia Popolare), che aveva ottenuto l’11,7% dei consensi voti alle parlamentari del 2018, che dal novembre 2016 è detenuto in custodia cautelare, con l’accusa di “propaganda del terrore. Un recente esempio dell’attacco alla libertà di stampa è la condanna a oltre 27 anni di carcere del giornalista Can Dündar, ora in esilio in Germania, che aveva denunciato consegne di armi da parte
dei servizi segreti turchi ai jihadisti siriani.