Brevi riflessioni dei compagni e delle compagne del C.S.A. Vittoria di Milano dopo la grande giornata di mobilitazione di sabato 13 marzo a Piacenza
Ieri a Piacenza abbiamo partecipato a una bella, intensa, rabbiosa e determinata mobilitazione come prima risposta nazionale all’attacco repressivo avvenuto nella mattinata di mercoledì 10 marzo quando la Questura e la Procura piacentine hanno effettuato 25 perquisizioni, indagato 21 compagni con possibili misure di sorveglianza speciale, hanno comminato 5 divieti di dimora e avviato la procedura per la revoca di 6 permessi di soggiorno, sequestrato telefoni e pc, inflitto 13.200 euro di multa per presunte violazioni delle norme anticovid e arrestato i compagni Arafat e Carlo.
Una grande piazza operaia, piena di migliaia di lavoratori e lavoratrici, compagne e compagni, alla quale abbiamo partecipato convintamente e con molta rabbia. Una piazza che ha intelligentemente deciso di non accettare la provocazione di centinaia di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa che hanno “blindato” il presidio, circondandolo e costringendolo in uno spazio ristretto e insufficiente, sino alla decisione del presidio di spostarsi e prendersi lo spazio ben più largo e adatto del parcheggio adiacente.
Numerosissimi sono stati gli interventi di lavoratori dei diversi magazzini della logistica piacentini e delle altre situazioni di lotta presenti: lavoratori FCA, Riders, Comitato campagne in lotta, Lavoratori della manutenzione stradale regione Campania Banchi nuovi, Movimento 7 novembre, collettivo controtendenza di Piacenza, Fgc, Slai Cobas per il sindacato di classe, ovviamente SIcobas e i compagni del Patto d’Azione per un fronte unico di classe oltre ad altri numerosi collettivi territoriali.
Questa grande manifestazione ha sottolineato che, sebbene la repressione sia una costante del sistema capitalista, questa nuova aggressione orchestrata dal potere politico, giudiziario e poliziesco, determini un deciso salto di qualità e disegni un’operazione scientifica che ha l’obiettivo esplicito di annientare l’opposizione di classe organizzata dal SiCobas, di fermare il movimento politico e sindacale che partendo dal sostegno alle lotte dei lavoratori della logistica si è ora mosso in una direzione complessivamente anticapitalista, e di provare a spargere terrore nei lavoratori immigrati meno coscienti con i provvedimenti di revoca dei permessi di soggiorno. Ciò non solo a livello nazionale ma in tutti quei territori, come quello emiliano, in cui la lotta di lotta di classe e l’organizzazione operaia sono riuscite a scardinare i paradigmi su cui, da decenni, si fondava il “mito” della ricca regione “rossa” composto dal primato della cooperazione, dalla cooptazione del sindacalismo confederale (CGIL in particolare) nel sistema di profitto e dal compromesso con la politica e le amministrazioni amiche. Ciò con la garanzia di una sostanziale pacificazione e del disinteresse alle modalità di gestione degli appalti e ai sottesi diritti dei lavoratori.
Il governo Draghi, emanazione diretta del comando capitalista in tutte le sue articolazioni (produttiva, finanziaria e logistica) in rapporto stretto con le proprie sovrastrutture politiche ed economiche sovranazionali, ci ha messo ben poco per palesare gli obiettivi materiali per i quali è stato designato. E cioè la pianificazione di una ristrutturazione economica, politica e sociale, che definisca un nuovo modello di società funzionale alla sopravvivenza del modo di produzione capitalistico in una lunga fase di crisi strutturale, esponenzialmente evidenziata dalla crisi pandemica.
La lotta dei lavoratori della TNT-Fedex è quindi esemplare anche perché coglie paradigmaticamente il senso pieno di questa ristrutturazione, respingendo i 6300 licenziamenti decisi per l’intero comparto europeo e l’imposizione di un nuovo modello di gestione delle relazioni sindacali fondato, da un lato, sull’annientamento del sindacato conflittuale e, dall’altro, sull’appoggio della repressione giudiziaria e poliziesca nonché sull’uso, come deterrente militare, di una nuova agenzia Pinkerton formata da squadracce private armate di taser sperimentata negli scioperi a Peschiera Borromeo nell’estate 2020.
La mobilitazione di oggi rappresenta così un dato e un punto di partenza importante. La riorganizzazione padronale per un adeguato perseguimento dei propri particolari interessi di classe, richiede infatti che ogni lavoratore, ogni compagno, ogni sindacato conflittuale, ogni struttura politica, sociale o territoriale, si assuma l’impellente e cosciente responsabilità di fare la propria parte nello scontro di classe che ci attende.
Questa battaglia è definitivamente uscita dall’ambito sindacale per essere nei fatti lotta politica, potere contro potere, in una parola: lotta di classe. Ed è da questa interpretazione della fase che tutti dobbiamo partire per agire coerentemente e con una prospettiva più complessiva.
La risposta degli operai della Tnt-Fedex alle cariche poliziesche e oggi alla repressione giudiziaria ci indica la difficoltà, ma anche l’esigenza prioritaria che ci dobbiamo tutti assumere, di un agire quotidiano segnato dalla incompatibilità politica, economica e sindacale, con il nemico di classe.
Come compagni e compagne del C.S.A. Vittoria, uniti a tutte le realtà del Patto d’Azione Anticapitalista per un fronte unico di classe, siamo al fianco dei compagni colpiti dalla repressione e in particolare vicini ad Arafat e Carlo, dando la nostra disponibilità a partecipare e costruire il prossimo sciopero del 26 marzo come scadenza e mobilitazione di classe da contrapporre ai piani padronali e governativi, oltre che per dare maggiore forza e respiro alle naturali e legittime rivendicazioni sindacali.
A chi parla oggi di legalità ricordiamo anche la nostra vicinanza e solidarietà ai lavoratori SICobas della Texprint di Prato, che nel terzo millennio ancora devono lottare per conquistare le 8 ore di lavoro per 5 giorni la settimana e per non subire più i livelli incredibili di sfruttamento cui sono sottoposti. Denunciamo quindi con forza le cariche e le violenze subite dai lavoratori e dalle lavoratrici toscani per mano dei solerti difensori in divisa degli interessi padronali.
Contro la repressione lotta di classe!
Tocca uno tocca tutti!
Arafat e Carlo liberi subito!
C.S.A. Vittoria
il C.S.A. Vittoria fa parte del Patto d’Azione Anticapitalista per un fronte unico di classe: www.fronteanticapitalista.org