“Ma non vorremo cascare di nuovo nell’errore”
di ritenere i fuoriusciti dai 5Stelle “gente di sinistra”?
– Elena Sargiotto
Riprendiamo con piacere dai commenti su “Sinistra in rete” questa freschissima testimonianza di “una ex-grillina della prima ora”, così si definisce, che è letteralmente sbottata nel vedere accreditati come “gente di sinistra” i deputati di recente fuoriusciti dal M5S. Ha apposto questo suo pepato commento alla pubblicazione del loro “manifesto”, una sbobba indigeribile che ha al suo centro la difesa della piccola-media industria e il ruolo salvifico dello stato borghese (salvifico, secondo costoro, verso i lavoratori e i bisogni “popolari”). E’ sbottata perché a postare sul proprio sito questa sbobba è stata niente meno che la “Rete dei comunisti”…
Noi non conosciamo questa persona, che per il sentimento che esprime (e se lei non si offende considerandola una prevaricazione) ci viene da chiamare compagna; ma leggendola, abbiamo provato per lei, per la sua schiettezza, una spontanea simpatia, tanto quanto proviamo uno spontaneo rigetto per i parolai e i ciarlatani.
Siamo tra i pochi, e fieri di esserlo, a non avere mai preso sul serio come “forza anti-sistema” i Cinquestelle, non di rado scherzandoli come Cinquestalle (le ‘stalle’ dei maneggi del potere capitalistico, internazionale e nazionale), sottolineando invece la loro funzione di canalizzazione istituzionale e di sfogatoio di certe forme, non profondissime, di disagio sociale; funzione tutt’altro che occulta, anzi rivendicata apertamente dal loro padre-padrone Grillo. Ne abbiamo, poi, fatto rilevare il loro originario razzismo anti-immigrati, che ha dato alimento al razzismo di stato e a quello popolare. Altri, invece, grandissimi strateghi e tattici “leninisti” (?) di primissimo ordine, vi si sono rapportati – dicendolo o sottacendolo – come ad un punto di riferimento in qualche modo “anti-istituzionale” nelle istituzioni del capitale. Eravamo disattenti verso le persone come Elena Sargiotto? Nient’affatto. Eravamo certi che si sarebbero sapute liberare dall’”incantesimo” di questa banda di impostori.
Il Pungolo Rosso
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Non vorremo cascare di nuovo nell’errore di considerare i firmatari di questo “manifesto” gente di sinistra e progressista?
Si svegliano ora, queste persone di sinistra, dopo che hanno tranquillamente digerito un governo con Salvini (terminato per volontà dell’alleato, non per loro decisione) e un altro con il PD, che non ha sostanzialmente alterato le politiche del precedente?
Dopo che hanno tradito tutte le cause civili e ambientali (Acqua Pubblica, Rifiuti Zero-No Inceneritori, NO TAV, per citare soltanto le principali) che avevano parassitato in campagna elettorale?
Si scoprono progressisti dopo i due decreti sicurezza sostanzialmente conformi al programma elettorale del M5S in tema di immigrazione?
Dopo che gli esponenti di spicco del loro partito (Di Maio e Di Battista, con la loro utile fittizia contrapposizione) sono stati selezionati tra i figli di funzionari del MSI, Movimento Sociale Italiano?
Chi scrive è un ex grillina della prima ora, dell’epoca del MeetUp.
Desidero ricordare, a chi non lo sa, che i MeetUp nacquero nel 2005 come gruppi di cittadinanza attiva. Grillo all’epoca respingeva – a parole – qualsiasi esortazione a fondare partiti e a entrare in politica. L’idea era che attraverso il MeetUp i cittadini potessero tenere il fiato sul collo ai loro “dipendenti”, i parlamentari. Non era necessario, e anzi sarebbe stato un grave errore, una pericolosa contaminazione, entrare nel “palazzo”, nella “stanza dei bottoni”. La famosa “scatoletta di tonno” all’epoca puzzava e non bisognava affatto aprirla. Bisognava invece coinvolgere altri cittadini, portarli nelle piazze, far loro spegnere i televisori, fare controinformazione. Convertire un popolo di zombie[i] pantofolari in cittadini attivi, comtagiandoli con il nostro entusiasmo, questa era la sfida propagandata (ma falsa).
Passammo così due anni in attività che erano apparentemente di nostra libera iniziativa, investendovi enormi energie, tempo e risorse, ingenuamente ignari di essere usati e di stare finanziando la costruzione di una platea elettorale. Grillo proponeva dei temi, ma poi ogni gruppo organizzava eventi, manifestazioni e incontri collegati ai problemi locali. Ci si radunava periodicamente in grandi assemblee cui partecipava anche il comico, si presentavano video ai suoi spettacoli, ma per il resto credevamo di essere autonomi.Poi improvvisamente a luglio 2007 arrivò l’annuncio che in autunno Grillo avrebbe organizzato un grosso evento nazionale. Poco per volta ci furono trasmesse le informazioni, sulla data (8 settembre), sul nome dell’evento (V-Day ossia Vaffanculo Day) e sul contenuto (raccolta firme per il referendum Parlamento Pulito).
Non fu data ai gruppi nessuna possibilità di modificare né le coordinate né la sostanza. Prendere o lasciare. Alcuni gruppi accettarono con entusiastica unanimità, in altri ci fu un po’ discussione, ma la maggioranza decise di partecipare. Quindi l’8 settembre 2007, dopo mesi di faticosa organizzazione a nostre spese, eravamo in piazza in quasi tutte le città italiane.
L’8 settembre 2007 (giorno del RESET, in cui la storia italiana è stata risettata all’indietro… e, attenzione, il processo potrebbe non essere oggi ancora finito…) le piazze traboccarono di folle. Alle dieci di sera c’erano ancora code, e i moduli per raccogliere le firme non furono sufficienti.Otto giorni dopo, prima che potessimo riprenderci da un evento che ci aveva travolti e stremati, il 16 settembre 2007, sul [i]blog[i] di Grillo uscì il post intitolato “[i]I Comuni ai cittadini che diceva: ” Ogni MeetUp, ogni gruppo può, se vuole, trasformarsi in lista civica per le amministrazioni comunali. I cittadini devono entrare in politica direttamente. […] Dai Comuni si deve ripartire a fare politica con le liste civiche.”
https://www.ilblogdellestelle.it/2007/09/i_comuni_ai_cit.html
Il primo grande tradimento era compiuto.
I gruppi di quelli che si credevano cittadini attivi furono presi letteralmente d’assalto da persone che avevano compreso che Grillo stava offrendo la possibilità della scalata alla poltrona, a partire dai Comuni, ma di lì a poco anche alle Regioni e certamente poi anche più in alto. Gente che non aveva nessuna idea di bene comune assediò per mesi le sedi in cui i MeetUp si riunivano, e ancora di più le piattaforme virtuali, per accaparrarsi gli utenti. S’infiltrarono inoltre in tutti i comitati, le associazioni e i movimenti, a caccia di “roba da mettere nei programmi”, notorietà e di futuri voti.
Tra i grillini della prima ora, pochissimi erano favorevoli alla metamorfosi o comunque a fornire sostegno a un progetto politico così imprevisto e campato in aria. Molti di noi, compresa la sottoscritta, cercarono di opporsi. Il MeetUp 13 di Torino di cui facevo parte dichiarò ai giornalisti, che di colpo erano passati dall’ignorarci totalmente al perseguitarci con domande di politica, che non intendevamo formare nessuna lista civica. Tentammo di continuare sul sentiero della cittadinanza attiva, ma era una lotta impari, anche perché alla raccolta firme del V-day si doveva dar seguito con il lungo lavoro della raccolta delle certificazioni. Così per un po’ rimanemmo bloccati, senza forze per nuove iniziative. In ogni caso, era impossibile deviare un percorso evidentemente progettato e prestabilito dall’alto, non soltanto da Grillo, ma dalla Casaleggio, che da qual momento si palesò sempre più prepotentemente come deus ex machina, e dai suoi committenti, sui quali continuo a interrogarmi.
Io lasciai infine il MeetUp 13 a gennaio 2009, quando fu annunciata la nascita del sedicente movimento, in realtà partito aziendale, 5 stelle.
Tutto ciò che è avvenuto da allora non mi ha stupita. Ho cercato in varie occasioni di dissuadere militanti di sinistra o membri di veri movimenti, come i NO TAV, dal sostenere il Movimento 5 Stelle, senza successo. Non so quando arriverà il momento in cui tutti quanti saremo consapevoli di questo grande incantesimo, ma, sentendomi anche in colpa per la mia ingenuità della prima ora, continuo e continuerò sempre a mettere in guardia.
“Né di destra né di sinistra”, che è il motto grillino, significa “di destra”. Nel migliore dei casi l’elettore del M5S è una persona tanto priva di cultura politica da non capire la differenza tra destra e sinistra, nel peggiore dei casi è un criptofascista, e nemmeno tanto cripto. In mezzo ci sono tante sfumature, ma non di rosso.
Elena Sargiotto