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[CONTRIBUTO[ Crisi economica, pandemia Covid: balzo del debito globale, cresce la povertà. Aumentano le contraddizioni del capitalismo

CRISI COVID,

BALZO DEL DEBITO GLOBALE,

POVERTÀ ETC.

[fonte: FMI, Banca Mondiale e ONU; Countercurrents, 18.10.2021 (vedi qui) – traduzione a cura di: G. L.]

Riporto da studi di FMI, Banca Mondiale e ONU alcuni dati sui riflessi finanziari, finanze pubbliche e private, della pandemia Covid-19 e delle misure prese dai governi per affrontare la crisi. Gli incrementi del debito complessivo sono enormi, anche rispetto all’ultima crisi finanziaria globale 2008-2009. La definizione astratta di debito, quello pubblico in particolare che è quasi pari al Prodotto Interno lordo, non definisce cosa significhi per le condizioni di vita dei lavoratori e degli strati sociali più svantaggiati di tutto il pianeta, miliardi di persone.Già nel 2020 è aumentato in modo significativo il numero di nuovi poveri e di estremamente poveri, invertendo la tendenza alla decrescita partita dagli anni 1990.A queste nuove povertà si aggiungeranno provvedimenti sia da parte degli stati che del padronato  al fine di scaricare in vario modo sulla classe lavoratrice il peso del debito che si sono assunti: dal peggioramento delle condizioni, degli orari e dei ritmi di lavoro, ai licenziamenti,  all’aumento del costo della vita (da energia a generi alimentari) …Conoscere le fredde cifre dell’incremento del debito statale e privato può e deve servire ai lavoratori per organizzare una resistenza, una difesa alle manovre già iniziate contro di loro, nei paesi “avanzati” e ancora di più in quelli a basso reddito, dove la pandemia continua a diffondersi e l’impatto sociale è ancora più devastante.

Da uno studio FMI, pubblicato il 13 ottobre 2021, risulta che nel 2020 il debito globale compresi i prestiti pubblici e privati, è balzato a un nuovo massimo di 226 trilioni di dollari, tradotto in miliardi (MD) di $ significa 226000 MD (226×10000), + 27000 MD$, pari a un incremento medio del 14% rispetto al 2019.

Il debito pubblico ammonta a 88000 MD$, pari al 97,8% del PIL globale, ma c’è il rischio che l’eccesso [?, ndr] di debito privato diventi pubblico.

[Cioè il debito delle imprese venga assunto dagli stati tramite il fisco…].

L’incremento è derivato dalla necessità di rispondere a Covid-19 e alle sue conseguenze economiche, sociali e finanziarie.

L’FMI prevede che il debito diminuisca di circa 1 punto percentuale del PIL all’anno, nel 2021 e 2022 -, per poi stabilizzarsi a circa il 97% del PIL.

Si tratta dell’incremento di gran lunga più alto mai registrato; per la crisi finanziaria globale del 2008-2009 l’incremento fu di 20 MD$.

Economie avanzate e Cina hanno contribuito per più del 90% cento all’accumulo del debito mondiale nel 2020; le altre economie emergenti e i paesi in via di sviluppo a basso reddito vi hanno contribuito per circa il 7%. Il debito dei paesi a basso reddito del mondo è aumentato del 12% fino a un record di 860 miliardi di dollari nel 2020 (nuovo rapporto della Banca Mondiale).

Anche prima della pandemia, molti paesi a basso e medio reddito erano in una posizione vulnerabile, con una crescita economica rallentata e un debito pubblico ed esterno a livelli elevati.

Gli stock di debito estero dei paesi a basso e medio reddito combinati sono aumentati del 5,3% nel 2020 a 8700 MD di $. In tutti i paesi a basso e medio reddito, l’aumento dell’indebitamento esterno ha superato la crescita del reddito nazionale lordo (RNL) e delle esportazioni (BM) [1].

Il direttore FMI per le questioni fiscali, Vitor Gaspar avverte che debiti pubblici e privati alti e in crescita si associano a rischi per la stabilità finanziaria e le finanze pubbliche.

Il FMI avverte anche del rischio di improvvisi e drastici ribassi nei valori delle azioni globali e delle abitazioni quando la Federal Reserve e altre banche centrali ritirano il sostegno che hanno fornito durante la pandemia.

Il G-20 ha deciso di interrompere a fine 2021 la sospensione del servizio del debito, decisa ad aprile 2020.

Se implementati, gli straordinari pacchetti di aiuti negli USA e in Europa “potrebbero aggiungere altri di 4600 MD$ al PIL globale tra il 2021 e il 2026”.

Mentre migliora il contenimento della epidemia nelle economie avanzate la spesa statale si sta trasferendo su investimenti per politiche verdi e digitali e per la riduzione delle ineguaglianze sociali.

Invece, nei paesi emergenti e in via di sviluppo a basso reddito le prospettive sono più pesanti, con impatti negativi di lunga durata, perché il calo delle entrate fiscali dovuto alla crisi in corso consente minori margini di investimento nello sviluppo.

Parallelamente, l’FMI stima che, entro la fine del 2021, 65-75 milioni di persone in più cadranno sotto la soglia di povertà rispetto a quanto previsto senza la pandemia.

Le stime Onu, basate sui dati forniti dalla Banca Mondiale, sono ancora peggiori: a causa della crisi nel 2020 sono finite sotto la soglia di povertà tra 88 e 115 milioni di persone; la maggior parte dei nuovi estremamente poveri si trovano nei paesi dell’Asia meridionale e subsahariani dove i tassi di povertà sono già alti.

Nel 2021, il numero di nuovi poveri sarebbe ulteriormente salito, tra 143 e 163 milioni.

I ‘nuovi poveri’ si aggiungono ai 1,3 miliardi di persone che già vivono in povertà prolungata, le cui preesistenti privazioni si sono aggravate durante la pandemia globale.

Secondo la FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura), più di 3 miliardi di persone (quasi il 40% della popolazione mondiale) non possono permettersi un’alimentazione sana e sufficiente.

COVID-19 ha innescato un processo inverso rispetto all’obiettivo ONU Unite di porre fine alla povertà entro il 2030: la povertà globale potrebbe aumentare per la prima volta dal 1990, un’inversione che potrebbe essere di circa un decennio e in alcune regioni portare a livelli di povertà simili a quelli registrati 30 anni fa.

Si stima che nel 1990 1,867 miliardi di persone vivevano con meno di 1,90 $ al giorno, nel 2013 questo numero era sceso a 783 milioni.

[1] ll rapporto debito estero/ su Reddito Nazionale Lordo dei paesi a basso e medio reddito (esclusa la Cina) è salito al 42% nel 2020 dal 37% nel 2019, mentre il loro rapporto debito/esportazione è aumentato al 154% nel 2020 dal 126% nel 2019.