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[COMUNICATO] Per uno sciopero generale vero

PER UNO SCIOPERO GENERALE VERO

Dopo 7 anni di letargo i bonzi di CGIL e la UIL hanno indetto uno sciopero generale.

Uno sciopero vero, di quelli che fanno male a padroni e governo? Non pare proprio.

Uno sciopero vero non si prepara in 6 giorni, senza fare assemblee in tutte le fabbriche e luoghi di lavoro.

Non si chiamano i lavoratori a scioperare su obiettivi fumosi mentre l’inflazione manda in fumo i salari.

Non si indice uno sciopero generale contro la politica antioperaia del Governo dicendo che il suo capo, Mario Draghi, “è una risorsa per il paese”.

Non si fa sciopero generale per un mancato contentino, promesso da Draghi a Landini e Bombardieri per salvare loro la faccia, e bocciato dalla maggioranza del governo (il rinvio di un anno dello sgravio IRPEF a chi guadagna più di 75mila euro, in cambio riduzione di mezzo punto dei contributi in busta paga)!

Questo sciopero pare più un attestato di sopravvivenza, senza nessun progetto di lungo respiro, senza avere al centro i bisogni di milioni di lavoratori e lavoratrici, le cui condizioni materiali peggiorano rapidamente e quotidianamente.

Ben più ampie e più profonde sono le esigenze dei lavoratori, per le quali abbiamo scioperato il 29 gennaio, il 18 giugno, e poi ancora l’11 ottobre, in quest’ultimo caso con tutti i sindacati “di base”.

Le urgenze reali dei lavoratori sono innumerevoli: la giungla del mercato del lavoro, con i contratti a tempo determinato e interinali ulteriormente dilatati da accordi firmati da CGIL, CISL e UIL (ad es. in Amazon e alla DHL), che significa istituzionalizzare i licenziamenti; gli appalti di manodopera che dentro la stessa fabbrica dividono i lavoratori in serie A e serie B a salario ridotto; i licenziamenti di massa, le chiusure e le delocalizzazioni operate nel pieno di un’emergenza pandemica; il carovita sui generi di prima necessità e l’aumento esponenziale di bollette e tariffe; lo sfascio del sistema sanitario, dell’istruzione e del trasporto pubblico a fronte della nuova grande abbuffata di profitti che il governo offre ai padroni su un piatto d’argento attraverso il PNRR; la sicurezza sui luoghi di lavoro, nei quali continuano a morire in media 4 operai a giorno; l’emergenza salariale, laddove decenni di inerzia sindacale e di politica della “concertazione” hanno portato l’Italia ad essere l’unico paese dell’OCSE in cui in 30 anni i salari medi sono diminuiti del 2,9%, mentre in Francia e Germania sono cresciuti più del 30%, e questo mentre l’inflazione salita al 3,8% a novembre si mangia in un sol colpo i miseri aumenti contrattuali di un triennio…

E la lista potrebbe continuare a lungo…

Ci troviamo invece di fronte a uno sciopero proclamato repentinamente e solo per consentire ai vertici di Cgil e Uil di ottenere il loro strapuntino “negoziale” nei tavoli governativi per cercare di raccogliere quelle poche briciole che cadono sul pavimento, lasciando intatte le misure “lacrime e sangue” per i proletari.

Non bisogna però mai dimenticare che lo sciopero lo fanno i lavoratori, non i vertici sindacali, e indipendentemente dai piani di Landini, oggi ci sono decine di buone ragioni per scioperare ogni giorno, compreso il 16 dicembre: lo sciopero è patrimonio dei lavoratori e delle lavoratrici, non appartiene a chi lo indice.

Peraltro non possiamo non notare come, anche di fronte a una mobilitazione volutamente annacquata e azzoppata, si stanno scatenando gli strali e le scomuniche di tutto il campo padronale: da Confindustria alla stampa asservita, passando per l’intero arco governativo e la quasi totalità del parlamento.

Questa isteria antisciopero non può lasciarci indifferenti.

Gran parte di chi sciopererà il 16, rinunciando a una giornata di lavoro e di salario, non lo farà per sostenere gli apparati dei confederali, ma perché spinto dalla necessità di difendere le proprie condizioni immediate di vita, di lavoro e salariali.

Per questo il SI Cobas non solo saluta positivamente lo sciopero, ma invita i lavoratori, ovunque possibile, ad utilizzare la data del 16 come un occasione e un’opportunità per fermare sul serio la produzione e la circolazione delle merci, a rilanciare le parole d’ordine e le battaglie che hanno animato le lotte e le mobilitazioni reali di questi mesi, gli scioperi contro i licenziamenti e le ristrutturazioni padronali, e a diffondere i contenuti e le ragioni espresse dallo sciopero generale del sindacalismo di base dell’11 ottobre: in pratica, ad utilizzare anche questa data come tappa intermedia per la costruzione di una mobilitazione e di uno sciopero davvero generale contro le politiche del governo.

Chi come noi conosce il valore e la valenza reale dello sciopero, e paga quotidianamente il prezzo della scelta di scioperare con le rappresaglie padronali e la repressione dello stato, sa che gli scioperi si costruiscono sui luoghi di lavoro e col protagonismo operaio, non con le frasi a effetto sui giornali ne tantomeno con le parate folcloristiche in piazza.

In gran parte dei magazzini della logistica, nei quali si è sviluppato il più grande ciclo di lotte operaie dell’ultimo decennio, i lavoratori manifestano una legittima ostilità “per principio” verso qualsiasi iniziativa lanciata da Cgil-Cisl-Uil.

Non potrebbe essere altrimenti, se è vero che i vertici confederali sono sistematicamente in prima fila al fianco dei padroni per contrastare gli scioperi del SI Cobas e dell’ADL Cobas, per isolare e reprimere le avanguardie di lotta, giungendo al punto di denunciarne penalmente i promotori.

Questa ostilità non è il prodotto di logiche “settarie” decise a tavolino da qualche “dirigente”, bensì il frutto della rabbia dei lavoratori più combattivi verso l’opera decennale di svendita e di divisione del fronte operaio compiuta dai vertici confederali, e della loro sfacciata complicità coi padroni nell’opera di distruzione dei diritti e delle tutele.

Finché una parte consistente dei lavoratori iscritti a Cgil-Cisl-Uil non prenderanno in mano i loro destini, e non si accorgeranno che il nemico di classe marcia alla loro testa, continueranno ad esserci divisioni e sarà impossibile arrivare a uno sciopero generale realmente unitario e di massa.

Malgrado le condizioni temporali e il contesto materiale quasi proibitivo, il SI Cobas farà la sua parte anche nella giornata del 16 dicembre: sciopereremo nel settore metalmeccanico con una piattaforma rivendicativa autonoma, e in alcune filiere della logistica.

Siamo pronti a sostenere tutti i lavoratori che lottano per la difesa delle loro condizioni di lavoro, iscritti o non iscritti a un sindacato e indipendentemente dalla sigla d’appartenenza.

Chiediamo ai lavoratori combattivi che scioperano di fare altrettanto, per costruire un fronte unico di classe e di lotta.

Esecutivo nazionale SI Cobas