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[CONTRIBUTO] Questione ucraina, vista dalla Cina: con l’occhio su Taiwan, l’Ucraina è importante per la Belt and Road Initiative

QUESTIONE UCRAINA, VISTA DALLA CINA

Qui sotto, le recenti valutazioni di quattro giornali sulla posizione della Cina riguardo alla questione ucraina (traduzione a cura di G. L.). 

GUARDIAN, 22.02.2022

Finora, la Cina non approva l’aggressione di Mosca in Ucraina.

Il sito cinese di social media Weibo, molto controllato dal governo, ha condannato l’atto della Russia, accusata di “violare gravemente i principi fondamentali del diritto internazionale”.

La posizione della Cina sulla crisi in Ucraina non è però netta.

Pechino ha relazioni amichevoli con l’Ucraina che offre un’opportunità commerciale per la via della seta cinese.

Nel 2020 l’interscambio commerciale Ucraina-Cina è stato di 15,42 miliardi di dollari.

La Cina è il primo partner commerciale dell’Ucraina.

La crisi in corso in Ucraina pone un dilemma diplomatico per la Cina, ma offre anche un’opportunità per Pechino, quale “distrazione” per l’Amministrazione di Joe Biden in vista delle elezioni di metà mandato degli Stati Uniti.

Il 4 febbraio Xi Jinping e Vladimir Putin hanno dichiarato che per il loro rapporto bilaterale non ci sono “aree di cooperazione ‘proibite'”.

Dibattito in Cina: c’è una divisione tra coloro che sono per sostenere la Russia, e coloro che vendono la crisi ucraina come possibilità di proteggere le relazioni con gli Usa.

Wang Huiyao, consigliere del governo cinese e presidente del think tank Centro per la Cina e la globalizzazione di Pechino: “Ciò che infine la Cina vuole è di avere buone relazioni con gli Usa; la Cina vede un’analogia tra le preoccupazioni russe per l’espansione verso est della NATO quelle cinesi relative al Mar Cinese Meridionale.

Yu Jie, esperto sulla Cina presso il thinktank Chatham House, Londra: La Cina punta sul sostegno diplomatico della Russia alle sue iniziative globali nel quadro di varie organizzazioni ONU, ma la mossa ucraina di Mosca non va in questo verso.

Nel 2014, annessione russa della Crimea, la Cina si astenne all’assemblea generale ONU su una risoluzione contro la Russia.

TIME, 22.02.2022

La Cina, grande pragmatica dal punto di vista geopolitico, purché i suoi interessi siano protetti non si preoccupa di ciò che accade ai 44 milioni di abitanti dell’Ucraina.

Pechino non vedrebbe male un rapido attacco militare a Kiev e l’istituzione di regime filorusso.

Sarebbe invece un problema per gli interessi cinesi se l’Ucraina cadesse nel caos.

Buone relazioni tra Pechino e Kiev; tre decenni di legami diplomatici.

L’Ucraina è importante per la Belt and Road Initiative; nel 2020 oltre 15 miliardi di dollari di commercio bilaterale.

La Cina è il maggior partner commerciale dell’Ucraina, la quale vende a Pechino hardware militare di importanza strategica, tra cui parti per sistemi di armi avanzate.

L’atteggiamento di Pechino verso l’aggressione russa è ambivalente.

Nella riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU del 21 febbraio, Zhang Jun, ambasciatore cinese all’ONU, ha chiesto moderazione da “tutte le parti”.

Il ministro degli Esteri cinese ha definito gli accordi di Minsk, mai applicati, come unica possibile soluzione alla crisi ucraina.

Al contempo, l’acquisto da parte della Cina di petrolio russo può contribuire ad alleviare le sanzioni occidentali; nel 2021 l’interscambio Cina-Russia è aumentato del 33,6%.

Dopo l’invasione della Crimea del 2014, diverse banche statali cinesi fornirono prestiti alle banche russe sanzionate dall’Occidente.

Per gli Stati Uniti, l’Ucraina non è né un alleato né strategicamente importante; mentre Taiwan lo è producendo gran parte della tecnologia che oggi necessaria; Washington vende a Taiwan armi per la propria difesa.

La guerra in Ucraina sarebbe una di attrito; quella per Taiwan metterebbe in campo navi da guerra e missili.

Il presidente cinese Xi si chiede quale tipo di ritorsione economica attendersi in caso di un’offensiva a Taiwan.

L’Ucraina potrebbe offrire un esempio.

Con 1,7 trilioni di dollari, l’economia della Russia è meno di un decimo di quella della Cina.

Se i paesi occidentali non riescono a sostenere il peso di sanzioni contro la Russia la cui economia (con un PIL di 1,7 trilioni di $) è meno di un decimo di quella cinese, come riuscirebbero a varare sanzione che emarginino la Cina, primo paese esportatore del mondo?

WASHINGTON POST, 22.02.2022

Il peggioramento delle relazioni con gli Stati Uniti rende ancora più importante per la Cina l’alleanza con la Russia.

Sul lungo periodo, Pechino cerca il sostegno russo su Taiwan.

Finora la Cina non ha appoggiato esplicitamente le ultime mosse di Mosca verso l’Ucraina, ma ha riconosciuto “le legittime preoccupazioni della Russia per la sicurezza”.

I commenti degli alti diplomatici cinesi sottolineano la posizione conflittuale di Pechino: sostenere un’invasione russa dell’Ucraina danneggerebbe i già deteriorati legami con le potenze occidentali, d’altro canto Pechino intende rafforzare la sua relazione con Mosca, contro gli sforzi USA di contenere la sua ascesa come potenza globale.

È significativo che le mosse russe verso l’Ucraina siano avvenute il giorno seguente la conclusione delle Olimpiadi di Pechino, e il mutuo impegno ad una relazione strategica, senza confini.

Secondo Amanda Hsiao, dell’International Crisis Group “Pechino non condannerà le mosse della Russia né riconoscerà l’indipendenza di Donetsk e Luhansk, e fornirà probabilmente un sostegno morale – e forse anche finanziario in caso di sanzioni occidentali”.

FOREIGN POLICY, 04.02.2022

La domanda più importante è se la Cina può veramente fungere da sostituto economico per l’Occidente, attenuando alcuni dei costi di sanzioni occidentali ad un’invasione russa dell’Ucraina.

La Cina non è ancora in grado di sostituire completamente l’Unione europea come partner della Russia.

Quindi, se Putin decidesse di intraprendere un’azione militare contro l’Ucraina, lo farebbe con un rischio enorme per l’economia russa.

Inoltre, minaccerebbe la sua popolarità interna e la sua posizione politica, che è stata sostenuta dalla crescita economica alimentata dal petrolio e dal gas naturale da quando è entrato in carica.

I rapporti economici Russia-Cina sono cresciuti negli ultimi anni; il commercio bilaterale ha raggiunto un massimo annuale di oltre 146 miliardi di dollari nel 2021 – da meno di 16 miliardi di dollari nel 2003 e quasi 110 miliardi di dollari nel 2020; la Russia è perla Cina la principale fonte di petrolio, carbone, gas naturale e importazioni agricole.

Anche la Russia ha aumentato le importazioni di beni, come l’elettronica e i macchinari, dalla Cina, ed è divenuta importante per la Belt and Road Initiative (BRI), l’oleodotto Power of Siberia garantisce alla Cina l’accesso diretto al gas naturale russo, anche se le sanzioni occidentali hanno ridotto l’importanza delle linee ferroviarie eurasiatiche, attorno a cui BRI era stata originariamente costruita.

Nel 2021 l’interscambio commerciale russo-cinese era molto maggiore di quello Russia-Stati Uniti, che era di circa 34 miliardi di dollari.

D’altro canto, l’interscambio Russia-UE era a quasi 220 miliardi di dollari nel 2021, circa 1,5 volte quello russo-cinese.

La Russia è uno dei principali esportatori di energia verso la UE, rappresenta il 26% delle importazioni di petrolio della UE e il 40% delle importazioni di gas naturale.

La Ue dipende dalla Russia per l’energia?

La dipendenza è reciproca, dato che le entrate energetiche rappresentano quasi il 40% delle entrate di bilancio della Russia.

E mentre le esportazioni energetiche della Russia verso la Cina sono aumentate, i volumi complessivi sono molto minori in termini assoluti di quelli verso la UE.

La Russia potrebbe decidere di aumentare le sue esportazioni di energia verso la Cina a spese di quelle verso la UE.

Ma questo sarebbe un progetto di costoso, decine di miliardi di dollari, occorrerebbe costruire infrastrutture che dai lontani giacimenti arrivano fino alla Cina, per eguagliare la rete di oleodotti e gasdotti che la Russia usa da decenni per l’Europa – un investimento che costerebbe.

E poi la Russia dovrebbe rinunciare al prezzo premium per le esportazioni di energia, dato che l’Europa attualmente paga prezzi molto più alti per il gas naturale russo attraverso i mercati spot di quanto faccia la Cina attraverso il suo contratto trentennale con Gazprom, firmato nel 2014 poco prima che scoppiasse il conflitto originario in Ucraina.

I paesi occidentali devono considerare le ricadute del loro isolamento economico e politico dalla Russia, che potrebbe spingere Mosca in una relazione ancora più stretta con la Cina, il che andrebbe contro l’imperativo geopolitico chiave degli Stati Uniti, impedire l’emergere in Eurasia di una potenza egemone, la Cina, o di un’alleanza di egemoni.