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[FIRENZE] Sciopero dei lavoratori pronto moda, licenziati via whatsapp per non aver lavorato a Pasquetta

23 APRILE TUTTI A SOSTENERE LO SCIOPERO

appuntamento ore 11:00 in via Carcerina n.4 Campi Bisenzio – Firenze)

Hanno lavorato per anni 12 ore al giorno, senza un giorno di riposo.

Niente ferie, niente malattie pagate.

Niente diritti.

Il giorno di “pasquetta” – festività nazionale – si sono rifiutati di lavorare.

Il loro padrone li ha licenziati tutti con un messaggio “WhatsApp”: “se non venite oggi siete fuori per sempre”.

Nei giorni precedenti avevano richiesto di lavorare anche loro otto ore per cinque giorni, come sempre più operai – grazie agli scioperi di questi anni – lavorano nel distretto.

La risposta è arrivata con un altro messaggio WhatsApp: “se volete lavorare 8 ore, trovate lavoro da un altra parte”.

E’ questa la storia di cinque operai di una confezione di via Carcerina n.4 a Campi Bisenzio.

Il nome della ditta?

Impossibile da dire.

Negli anni diversi nomi e partite IVA hanno nascosto sempre lo stesso padrone.

La vecchia storia del “apri, chiusi e riapri” per aggirare fisco e diritti.

Oggi nello stesso stabilimento ci sono lavoratori formalmente dipendenti di ditte diverse: la FENG SHOUQING e la HU QINGONG. Al di là di questo, i contratti sono solo carta straccia: c’è chi lavora da tre anni con contratto a tempo determinato, “part-time” a 20 o 30 ore settimanali.

Nella realtà le ore settimanali di lavoro sono 84.

Pagate 1000 euro.

Che nei mesi di “calo lavoro” diventano 500 euro (ma a parità di ore).

E i diritti del CCNL esistono solo sulla carta.

Non è il Bangladesh, è #CampiBisenzio.

Provincia di #Firenze.

Dove si estende il distretto pratese del tessile-abbigliamento di cui tutti conoscono il #supersfruttamento.

Ieri il primo presidio sindacale davanti all’azienda.

Un video ritrae la titolare urlare e poi aggredire a spinte lavoratori e sindacalisti.

Nessuno risponde alla provocazione.

Allora la donna – incinta – si aggrappa ad un manifestante e poi si butta a terra simulando un inesistente aggressione nei suoi confronti.

La scena è patetica, ridicola, grottesca.

Vero.

Ma significativa.

Perchè scene di questo tipo, in questi anni di sindacato vissuto davanti ai cancelli delle fabbriche del supersfruttamento, ne sono successe a decine se non centinaia.

Si provoca, si simula, e poi si piange davanti alle telecamere oppure arriva una squadretta per menare forte.

Magari con tirapugni, mattoni o mazze da baseball, come successo già alla Gruccia Creation (in quel caso si accusava gli scioperanti di aver aggredito una bambina!), poi alla Texprint (che prima di spaccare le ossa agli operai che scioperavano per mesi aveva interpretato ad arte il ruolo delle vittime) e in ultimo alla DreamLand.

Sì, perchè questi “imprenditori” che da anni fanno profitto sul supersfruttamento nella quasi completa impunità sono pronti a trasformarsi in vittime appena un operaio richiede i propri diritti.

I cattivi diventano quegli altri, quelli che scioperano e – soprattutto – il Si Cobas.

L’imprenditore, invece, diventa un agnellino indifeso da proteggere (con la polizia che manganella gli operai).

Tra qualche settimana, lo sappiamo, riceveremo una denuncia anche per questa fantomatica “aggressione” e ci sarà anche stavolta qualche giornale che scriverà degli intollerabili “metodi violenti” del Si Cobas (aggredire una donna incinta!).

E tutti – soprattutto certa politica – avrà una buona scusa, anche questa volta, per girarsi dell’altra parte e non affrontare il vero problema di questo territorio: la violenza quotidiana del supersfruttamento che subiscono migliaia di operai.

Ma non lasceremo che vada così.

Sabato torneremo davanti allo stabilimento di via Carcerina per scioperare e manifestare.

E invitiamo tutti e tutte ad essere con noi.

Dalla parte degli operai che non vogliono più essere schiavi.

S.I. Cobas Prato e Firenze