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[ITALIA] Né governi né liste “amiche”. Per un autunno di lotta contro guerra, carovita e sfruttamento: il 2/12 sciopero generale

NON ABBIAMO GOVERNI NE LISTE ELETTORALI “AMICHE”.

COSTRUIAMO UN AUTUNNO DI LOTTA CONTRO GUERRA, CAROVITA E SFRUTTAMENTO.

IL 2 DICEMBRE È SCIOPERO GENERALE!

NEL FRATTEMPO… RIEMPIAMO LE PIAZZE!

Domenica scorsa una partecipata assemblea promossa dal SI Cobas presso lo spazio Dumbo di Bologna, ha visto centinaia di lavoratori, studenti e disoccupati confrontarsi sulla drammatica fase politica e sociale di questi mesi, e sulla necessità di mettere in campo un agenda di lotta e di mobilitazione proletaria all’altezza dei compiti odierni.L’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e dei generi di prima necessità (frutto di in larga parte di un gigantesco vortice speculativo), l’inasprimento della repressione e della criminalizzazione degli scioperi e l’attacco a tutto campo al salario diretto, indiretto e ai miseri ammortizzatori sociali per i disoccupati (su tutte la campagna sciacallesca condotta da padroni, media e gran parte dell’arco parlamentare contro il reddito di cittadinanza) sono il prodotto avvelenato dello scontro sanguinoso in atto tra i principali poli imperialista su scala internazionale: uno scontro che ha oggi il proprio epicentro nella guerra per procura combattuta tra Nato e Russia sul suolo ucraino, ma che, col procedere della crisi capitalistica, produce ogni giorno di più carestie, epidemie, catastrofi e tensioni militari.

La crisi climatica, frutto di decenni di saccheggio delle risorse naturali in nome del profitto, così come quella sanitaria (il covid, “dimenticato” dai media e dalla politica istituzionale, continua quotidianamente a mietere vittime e a produrre danni di medio e lungo periodo) non fanno altro che alimentare le spinte verso il caos e la barbarie globale.

È questo il contesto drammatico che ha portato alla caduta del governo Draghi e all’ennesimo teatrino elettorale, che prelude a una probabile affermazione della destra reazionaria, sovranista e oscurantista.

Chi come noi, solo quattro anni fa, si è trovato a fronteggiare nelle piazze e sui posto di lavoro l’infame Decreto-Sicurezza di Salvini col suo carico di di odio razzista e antioperaio, è pienamente consapevole che già nelle prossime settimane le lavoratrici e i lavoratori saranno chiamati alla mobilitazione per contrastare e fermare una nuova ondata di veleno contro i lavoratori immigrati, contro le donne (a partire da un nuovo, furioso attacco alla 194 e al diritto all’aborto) e, più in generale contro tutti gli oppressi.

Come è stato evidenziato nel corso dell’assemblea, dietro la retorica populista di Giorgia Meloni e dei suoi soci, si nasconde una nuovo piano di macelleria sociale: l’attacco al reddito di cittadinanza non è altro che uno strumento per trasferire ulteriore ricchezza dalle tasche dei proletari a quelle dei padroni (piccoli, medi e grandi) e per realizzare quella flat-tax che è da sempre il sogno di Confindustria e del “popolo” dei grandi evasori, cioè di coloro i quali sfruttano la manodopera al nero e/o con paghe da fame.

Il probabile avvento di un governo di destra tuttavia non muta, e non muterà significativamente la direzione di marcia intrapresa negli ultimi decenni da tutti i governi borghesi, in ultimo il governissimo di Draghi, il quale ha governato nell’ultimo anno in nome e per conto del grande capitale e contro i lavoratori, col sostegno del 90% del parlamento e delle stesse forze politiche che si presentano a queste elezioni (dal PD a Renzi, dai 5 stelle alla sedicente “sinistra”, da Berlusconi a Salvini), ma soprattutto con l’aperta e vergognosa complicità di CGIL-CISL-UIL.

Questi soggetti sono dunque nemici giurati dei lavoratori, non meno della Meloni.Le stesse forze sedicenti “anti-sistema” hanno come loro unico o principale riferimento la piccola borghesia schiacciata dalla crisi o un generico “popolo”, calderone interclassista nel quale gli interessi specifici e autonomi dei lavoratori e dei proletari appaiono occultati e annacquati.In un tale “circo degli orrori”, gli operai, i disoccupati e gli studenti sempre più ridotti ad essere anch’essi carne da macello per il capitale (come dimostrano le morti di studenti giovanissimi obbligati all’alternanza scuola-lavoro) non hanno alcuno spazio ne alcuna possibilità di dar voce alle loro rivendicazioni e ai loro bisogni.

Come più volte ribadito nel corso dell’assemblea, la storia di un secolo e mezzo del movimento operaio dimostra che è la lotta, non certo il voto, l’unico strumento che gli sfruttati hanno a disposizione per fare valere le proprie ragioni.Molti interventi di realtà presenti all’assemblea (lavoratori della logistica, attivisti per l’ambiente e contro il caro-bollette di Plat e Iskra, Disoccupati 7 novembre, studenti del Fgc) hanno posto l’accento sulla necessità di una risposta immediata, qui ed ora, al caro-vita, rifiutando ogni illusoria e dannosa “tregua elettorale”.

In quest’ottica, le iniziative promosse in queste settimane in molte città, con il rogo delle bollette e la nascita delle prime reti “Io non pago” (collegate ad analoghe iniziative che si stanno sviluppando in Inghilterra e Spagna) possono rappresentare una preziosa base di partenza per lo sviluppo di un movimento reale che sia capace di animare le piazze sin dall’inizio dell’autunno e sin dai giorni immediatamente successivi alle elezioni.

Al contempo, l’emergenza salariale e della sicurezza sul lavoro, pone con forza il tema del rilancio di una battaglia generale per aumenti salariali almeno pari all’inflazione (scala-mobile), per un salario garantito ai disoccupati e per una ripresa del confronto e della mobilitazione contro le morti e le nocività sui luoghi di lavoro (significativo in quest’ottica l’intervento di Vito Totire).

Infine, il tema della repressione delle lotte sindacali e sociali, che questa estate si è arricchito di una nuova, ignobile pagina con il teorema della procura di Piacenza che ha portato agli arresti domiciliari contro quattro dirigenti del SI Cobas: a tal riguardo, la revoca degli arresti decisa dal Tribunale di Bologna rappresenta una vittoria importante, ma non si può certo ignorare il fatto che questi compagni sono ancora vincolati dall’obbligo di firma per il reato di “violenza privata”, cioè per aver condotto e organizzato scioperi per la difesa dei lavoratori.

Per questi motivi, l’assemblea ha assunto la proposta del SI Cobas di proclamare, di comune accordo con le altre organizzazioni del sindacalismo di base, lo sciopero generale nazionale per il prossimo 2 dicembre.

Questa convergenza non cancella le critiche e le riserve da noi espresse in più occasioni (e nello stesso appello per l’assemblea di Bologna) nei confronti della scelta operata dalla quasi totalità del sindacalismo di base di rinviare lo sciopero di più di un mese, accettando e subendo nei fatti i tempi della politica borghese e la logica della “tregua elettorale”.

Ciononostante, non essendo nostro costume quello di anteporre le nostre valutazioni all’interesse generale di milioni di lavoratori a dar vita a uno sciopero vero, ampio e partecipato, abbiamo accettato, obtorto collo, l’orientamento largamente prevalente tra le altre sigle di base.

Sarebbe però un errore madornale il limitarsi ad indire lo sciopero tra due mesi e mezzo e restare nel frattempo fermi a guardare: lo sciopero può davvero essere generale, può davvero “disturbare il manovratore”, se sarà capace di attivare realmente settori significativi di lavoratori, disoccupati e studenti come parte di un medesimo “piano d’azione”: viceversa, rischierà ancora una volta di apparire come poco più che la solita scadenza autunnale che, come una liturgia, viene lanciata con toni solenni ma senza lasciare alcun segno in termini di rapporti di forza.

Per questo, l’assemblea di Bologna, sulla base delle proposte e delle indicazioni emerse nei vari interventi, ha deciso di assumere una serie di appuntamenti nazionali per le settimane a venire:

– 16 ottobre: convegno nazionale sulla guerra in Ucraina a Roma.

– 22 ottobre: manifestazione a Bologna e convegno di lancio della “Rete nazionale Lavoro sicuro” a Firenze.

– 5 novembre: manifestazione a Napoli.

– 3 dicembre, all’indomani dello sciopero generale: manifestazione nazionale a Roma dell’opposizione di classe alla guerra, ai governi della guerra e all’economia di guerra.

Questi passaggi sono per noi intesi come tappe di avvicinamento e di completamento del percorso di costruzione dello sciopero generale, alle quali auspichiamo si aggiungeranno altri appuntamenti di confronto e di lotta tesi a rafforzarne e a radicarne i contenuti sui luoghi di lavoro e sui territori.

SI Cobas nazionale