ARRESTI, CARICHE, FERITI.
CHI SI ASSUME LA RESPONSABILITÀ?
CIRO LIBERO, TUTTI LIBERI!
DOMANI H 10:00 TUTTI A VIA VERDI!
Oggi c’era un incontro in Prefettura con il Viceprefetto, l’Assessore al Comune di Napoli e tecnici.
Un incontro che doveva stabilire la partenza della formazione per i disoccupati e disoccupate di lunga durata appartenenti alle platee storiche per le quali da oltre 9 anni e soprattutto nell’ultimo anno e mezzo in centinaia di incontri, tavoli si erano individuate soluzioni fino addirittura a far partire la formazione per un primo pezzo della platea.
Invece nell’incontro con Prefettura e Comune di Napoli l’ennesimo incontro non solo insoddisfacente, ma in cui addirittura hanno messo in discussione quello fino ad ora da loro stessi assunto come impegno.
I disoccupati volevano raggiungere il Consiglio Comunale, comunicato anche alle forze dell’ordine per chiedere incontri ai capigruppi.
La violenza della polizia contro donne e uomini, tra manganellate, feriti, facce aperte si sono sommate anche ad un arresto.
Spiegheremo tutta la complessa vicenda domani mattina h 10:00 sotto Via Verdi. Chiediamo la solidarietà totale di tutti e tutte e la presenza domani in piazza.
Possono dire quello che vogliono. La lotta non si arresta e pretendiamo che gli impegni assunti vengano mantenuti.
Nessun passo indietro.
Napoli, 24 marzo
Movimento “7 novembre”
Cantiere 167 Scampia
NON È IN FRANCIA, BENSÌ A NAPOLI!
Blocchi stradali, occupazioni, cariche, manganellate, arresti: questo lo scenario a cui si assiste, oramai da settimane, un giorno si e l’altro pure, nel centro di Napoli.
Il motivo? Semplice: dopo otto lunghissimi anni di vertenza e di dure lotte, il Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre” e il Cantiere 167 Scampia erano riusciti a strappare dalle istituzioni l’impegno formale a far partire corsi di formazione finalizzati all’ingresso effettivo al lavoro per una platea di oltre 500 disoccupati partenopei.
Questa lunga vertenza ha via via assunto un carattere e un significato di classe esemplare; nessuna richiesta di assistenzialismo, nessuna pretesa di stare parcheggiati con qualche misero sussidio statale, bensì la rivendicazione di lavoro vero, stabile e a salario pieno in quei settori di “pubblica utilità” che da decenni richiedono interventi urgenti da parte dello stato, e nei quali lo stato borghese è al contrario sistematicamente e volontariamente latitante: tutela dell’ambiente, del verde pubblico e del patrimonio storico-artistico, decoro urbano, messa in sicurezza dei territori, gestione integrata del ciclo dei rifiuti, ecc.
Questa lotta, partendo dal protagonismo di centinaia di disoccupate e disoccupati, ha avuto il merito (o per qualcuno “la colpa”) di aver rotto quel luogo comune teso a presentare i proletari del Sud Italia come un esercito di “lazzaroni” dedito all’arte di arrangiarsi, interessati solo a percepire il reddito di cittadinanza e quindi refrattario a battersi per entrare a tutti gli effetti nel “mercato del lavoro”: poco importa, poi, se le “regole” di quello stesso mercato implicano il dover accettare ritmi ed orari di lavoro schiavistici con paghe da fame di 3-4 euro l’ora…
Questa lotta per i padroni, il loro stato e i loro governi nazionali e locali, è evidentemente troppo scomoda, perché smaschera in un sol colpo l’intera impalcatura di falsità, di ipocrisia e di strumentalità di cui si nutrono i teatrini della politica borghese, le loro farse elettorali e, su tutti, la macchina della propaganda sapientemente orchestrata dai media di regime
.In un contesto di economia di guerra, in cui l’inflazione e i il carovita erodono i già miseri salari della classe operaia, e in cui l’opinione pubblica viene sistematicamente lobotomizzata dall’idea secondo cui il problema dei problemi sono da un lato gli immigrati che ci “invadono”, e dall’altro i “fannulloni” che percepiscono il reddito di cittadinanza, per la classe dominante i disoccupati devono avere un solo ruolo: quello di forza-lavoro disponibile a vendersi sul mercato a un prezzo inferiore, più “competitivo” degli altri lavoratori e disposta a tutto pur di portare a casa un salario al di sotto della soglia di sopravvivenza; in alternativa, accontentarsi di sopravvivere alla giornata in quell””economia sommersa” o nei circuiti dell’illegalità e della criminalità organizzata, sempre più funzionali e complementari al ciclo di accumulazione capitalistica “ufficiale” in quanto necessari ad arginare ed esorcizzare la crisi attraverso la creazione di una massa di capitale “sporco”.
Una massa di capitale, monetario ed umano, utile da un lato a sostenere i consumi e gli investimenti, dall’altro a fungere da facile valvola di sfogo per i pruriti legalitari e securitari della piccola borghesia, pronta a strapparsi le vesti contro il “criminale” o il “delinquente” di turno ma sempre tollerante e compiacente con quel sistema di oppressione, di degrado, di miseria e di sfruttamento che ne è la causa e il presupposto, e a fronte del quale la criminalità non rappresenta altro che un comodo “ammortizzatore sociale” da utilizzare o da reprimere a seconda della convenienza del momento.
Le istituzioni tutte (comune, regione, Prefettura, Questura) stanno in queste ore utilizzando il pretesto di un cavillo burocratico per impedire ai disoccupati organizzati una vera finalizzazione degli iter formativi conquistati con la lotta.
Si tratta di quelle stesse istituzioni che, all’occorrenza, sono capaci di riscrivere e stravolgere le leggi nel giro di poche ore.La repressione brutale delle forze dell’ordine non è altro che la conseguenza del voltafaccia delle istituzioni, e della loro volontà di impedire che la lotta dei disoccupati sia da esempio per altre migliaia, milioni di proletari; per impedire che a costoro arrivi un messaggio politico semplice ed elementare: che la lotta paga e che solo con la mobilitazione è possibile cambiare le cose e riprendersi un futuro dignitoso, e che non ha alcun senso starsene a casa a fare il tifo per le rivolte in atto in Francia, se poi a casa nostra continuiamo a calare la testa e a dire signor si di fronte a ogni sopruso.
La lotta dei disoccupati di Napoli, analogamente all’esempio dato dai lavoratori della logistica in un decennio di lotte vincenti, sono oggetto di un attacco concentrico perché rappresentano attualmente l’unico “ponte” possibile tra le piazze piene francesi e le pance vuote nostrane: due scenari tanto vicini geograficamente quanto (ad oggi) agli antipodi tra loro.
Chi non lo comprende, è oggettivamente complice dello stato di cose presenti.
SI Cobas nazionale
Questo il comunicato emesso oggi dai movimenti di lotta napoletani:
CARICHE, MANGANELLATE, ARRESTI.
QUESTA LA RISPOSTA PER LA VERTENZA
DEI DISOCCUPATI ORGANIZZATI DI NAPOLI.
MOBILITIAMOCI IN TUTTA LA CITTÀ
IN SOSTEGNO DEL MOVIMENTO
Domani, Sabato 25 Marzo, assemblea pubblica e conferenza stampa ore 10.00 via VerdiGiù le mani dai disoccupati.
Toccano uno, toccano tutti. In queste settimane il Movimento dei Disoccupati Organizzati di Napoli, formato dalle sigle 7 Novembre e Cantiere 167 Scampia, ha partecipato a vari incontri istituzionali, accompagnati da giornate di piazza e di lotta.
La pressione esercitata dai disoccupati e dalle disoccupate è legata alla necessità di avere risposte immediate e concrete per una vertenza in corso oramai da 9 anni.
Quando sembra che si stia arrivando a soluzioni per le necessità occupazionali della platea, iniziano a presentarsi molteplici complicazioni.In queste settimane, dopo alcuni passaggi positivi usciti dagli incontri convocati dalla Prefettura con tutti gli enti istituzionali competenti, ci sono stati rallentamenti e intoppi sul percorso di formazione della platea che non sono mai stati spiegati fino in fondo.
Un rallentamento che ha fatto esplodere la rabbia dei disoccupati e delle disoccupate.
Nella giornata di oggi, 24 Marzo, era stato convocato un nuovo incontro in Prefettura che avrebbe dovuto dare risposte immediate a questi impedimenti.
Risposte che puntualmente non sono arrivate e che hanno nuovamente scatenato la rabbia collettivo del Movimento.
Nel corso dei presidi e degli spostamenti da un palazzo istituzionale a un altro la polizia, come già aveva tentato di fare in alcuni degli ultimi appuntamenti di lotta, ha cominciato a caricare a freddo i disoccupati con una violenza inaudita.
Si contano, nel corso di cariche che si sono susseguite una dopo l’altra, decine di feriti, alcuni dei quali per malori o per le contusioni sono dovuti ricorrere alle cure ospedaliere, il fermo di Ciro, da poco rilasciato, e altri fermi evitati dalla determinazione e dalla compattezza del Movimento.
I disoccupati e le disoccupate anche questa volta hanno reagito e hanno risposto tenendo la piazza, ma dalle immagini e i video circolati in queste ore è evidente come le forze dell’ordine hanno scaricato una violenza indiscriminata verso la piazza.
La gestione dell’ordine pubblico è oramai saltata e i tentativi di mediazione da parte della Questura sono sempre meno capaci di contenere la situazione. Una situazione che è saltata per evidenti motivi e responsabili: in primis il Comune di Napoli, il quale continua a proporre soluzioni senza avere la capacità vera di applicarle e tentennando su ognuno dei punti proposti da loro stessi; la Prefettura che si è fatta garante di questo processo senza realmente incidere sulle difficoltà emerse; e infine la Questura di Napoli che continua ad alzare il livello della tensione in piazza per parare le responsabilità degli enti istituzionali per poi andare giù pesante con le centinaia di denunce emesse e gli attuali scontri in piazza.
La lotta dei Disoccupati è ad oggi la lotta che rappresenta maggiormente le contraddizioni e le difficoltà della maggior parte degli abitanti della città.
Contemporaneamente ha rappresentato in questi anni il baluardo di lotta e resistenza attorno al quale si sono saldate le battaglie ambientali, quelle dei lavoratori, quelle di vari territori, contro la marginalità e contro tutte le derive che sta continuando a prendere questa città.
Chiediamo pubblicamente un sostegno e un supporto attorno alla vicenda dei Disoccupati Organizzati, non solo per non lasciare da solo chi ha tenuto alto il presidio della lotta in tutti questi anni, ma per costruire attorno ad essa la sempre più forte necessità di ribaltare i rapporti di forza cittadini, di ricominciare ad imporre i bisogni dei disoccupati, dei lavoratori e degli studenti di questa città, e assaltare quei palazzi del potere ad oggi vuoti di ogni capacità di rappresentanza ma pieni di ostilità e repressione verso chi alza la testa contro questo stato di cose.
Ci vediamo domani a Via Verdi alle 10!
Movimento di lotta – “Disoccupati 7 novembre”
Cantiere 167 Scampia
***
LA CITTÀ È BLOCCATA
PER COLPA DELLE ISTITUZIONI
Bloccato l’ingresso Porto, merci, tangenziale!
Occupata la sede del PD provinciale a Via Santa Brigida. Lavoro o non lavoro dobbiamo campare!
Hanno rinviato tavoli ed incontri senza avvisare, senza chiamare, senza dare motivazioni, senza portare il minimo di rispetto ai disoccupati, caricandoli sotto i palazzi istituzionali, lasciandoli sui tetti per ore.
Questa situazione è un’emergenza.
Subito rispetto degli impegni assunti.
Disoccupati bloccano il porto di Napoli, merci ferme: “Colpa delle istituzioni”
La manifestazione degli aderenti al Movimento Disoccupati 7 novembre, che ha occupato anche la sede del Pd di via Santa Brigida
Il “Movimento Disoccupati 7 novembre” ha stamane bloccato la rampa della Tangenziale di San Giovanni a Teduccio, sia a Napoli sia all’ingresso del porto. Un stop che ha fermato non solo il traffico delle auto ma anche il passaggio delle merci.
Contestualmente, è stata occupata anche la sede del Pd in via Santa Brigida.
Eddy Sorge spiega: “La responsabilità è delle istituzioni che prendono in giro i disoccupati appartenenti alle platee storiche in attesa di formazione ed inserimento al lavoro. Continuano a rinviare tavoli e incontri senza avvisare”.
“Lavoro o non lavoro dobbiamo campare – scrive il Movimento Disoccupati sui propri canali social – Hanno rinviato tavoli ed incontri senza avvisare, senza chiamare, senza dare motivazioni, senza portare il minimo di rispetto ai disoccupati, caricandoli sotto i palazzi istituzionali, lasciandoli sui tetti per ore. Questa situazione è un emergenza. Subito rispetto degli impegni assunti”.
Napoli, 23 marzo
Movimento “7 novembre”
Cantiere 167 Scampia