Riceviamo e pubblichiamo questo cotnributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Germania: oggi, un raro “mega-sciopero”.
Informazioni e una nota di Luca De Crescenzo
Qualcosa si muove anche in Germania. Qui di seguito alcune informazioni essenziali, precedute da una nota di commento da Amburgo del compagno Luca De Crescenzo.
27 marzo,
Redazione Il Pungolo Rosso
Una convergenza di lotte come raramente se ne vedono in Germania e che sta preoccupando i padroni tedeschi, almeno a giudicare da alcune dichiarazioni al limite dell’isteria dei rappresentanti delle aziende e di numerosi esponenti politici che si stanno susseguendo in questi giorni.
La mobilitazione dei dipendenti dei servizi pubblici e dei trasporti descritta in quest’articolo desta legittime preoccupazioni in loro e lascia qualche soddisfazione a noi. Sì, perché si tratta di scioperi in settori che non solo coinvolgono numerosi dipendenti e che possono quasi paralizzare il paese, ma che seguono anche contrattazioni distinte. E questo è molto significativo per un paese che dagli anni ’50 ha dichiarato illegale lo sciopero politico e ha così reso la classe operaia priva di fatto di una della sue armi più importanti, cioè lo sciopero generale. L’impatto di scioperi in settori così diversi si avvicina però proprio a questo temuto (dai padroni) scenario. E questo nonostante a organizzarli siano due sindacati appartenenti alla DGB, l’unica confederazione sindacale in Germania, una macchina burocratica che sin dalle origini ha barattato l’abiura al comunismo con il coinvolgimento nelle decisioni in politica economica e, in alcuni settori, la diretta partecipazione alla gestione delle aziende. Quasi un apparato dello Stato, che però di fronte alla drammatica erosione dei salari dovuta alla montante inflazione è costretta a dare risposte ai suoi iscritti, molti dei quali sono galvanizzati dall’esempio francese (e in minor misura inglese) molto presente negli slogan e negli interventi delle piazze di questi giorni.
Poco presente, e questo è un limite che va rilevato, invece il tema della guerra e la critica all’enorme impegno militare dello stato tedesco che per conto dei suoi monopoli, brama di spartirsi pezzi dell’Ucraina con la scusa di “difenderla”. Guerra i cui effetti economici si scaricano sulla classe lavoratrice, come alcuni interventi non mancavano comunque di sottolineare. (Luca De Crescenzo)
Germania colpita da un “mega sciopero” nei trasporti
Mentre l’inflazione raggiunge l’8,1% in Germania, aumentano gli scioperi salariali nei servizi pubblici, dalle scuole agli ospedali alle poste.
Lunedì 27 marzo è iniziato uno sciopero di dimensioni raramente viste in Germania, che ha paralizzato l’intero settore dei trasporti nazionale, in quanto i sindacati hanno chiesto aumenti salariali a fronte dell’inflazione. I dipendenti degli aeroporti, delle ferrovie, del trasporto marittimo, delle società autostradali e del trasporto locale sono stati convocati per uno sciopero di 24 ore dalla mezzanotte (22:00 GMT). Questa mobilitazione si inserisce in un contesto di crescenti tensioni sociali in Germania, dove dall’inizio dell’anno si sono moltiplicati gli scioperi per i salari, dalle scuole agli ospedali, passando per le Poste.
A differenza di paesi come la Francia, un movimento unitario di questo tipo tra i sindacati EVG e Ver.di, che rappresentano rispettivamente 230.000 ferrovieri e 2,5 milioni di lavoratori dei servizi, è estremamente raro. Questo “Mega-Streik” (mega-sciopero) – come è già stato ribattezzato dai media tedeschi – colpisce un Paese in cui i prezzi sono in aumento da oltre un anno, con un’inflazione che ha raggiunto l’8,7% a febbraio. I sindacati chiedono un aumento dei salari di oltre il 10%. I datori di lavoro (stati, comuni, aziende pubbliche) propongono un aumento del 5% con due pagamenti una tantum di 1.000 e 1.500 euro.
EVG e Ver.di prevedono una “grande mobilitazione”. La Deutsche Bahn ha deciso di sospendere tutto il traffico a lunga percorrenza lunedì, avvertendo che ci saranno forti disagi anche nelle regioni. La Federazione Aeroportuale Tedesca (DAV) ha denunciato una strategia di “escalation di scioperi sul modello della Francia”, dove si susseguono giorni di mobilitazione contro la riforma delle pensioni. “Un conflitto sociale che non ha ripercussioni è un conflitto sociale innocuo”, ha risposto Frank Werneke, presidente del sindacato Ver.di.
Il terreno è sempre più fertile per il movimento sociale tedesco, che si sta allontanando dalla cultura del consenso per cui è noto. “Negli ultimi dieci anni ci sono stati più scioperi in Germania che nei decenni precedenti”, ha osservato Karl Brenke, esperto dell’istituto economico DIW, intervistato dall’AFP. Con un livello di disoccupazione particolarmente basso dalla fine degli anni 2000, il Paese soffre di una mancanza di manodopera che mette i sindacati in una “posizione di forza” nelle trattative, secondo Karl Brenke.
Un aumento salariale medio dell’11,5%
Dalla metà degli anni 2010 sono riusciti a imporre aumenti, dopo un decennio segnato dalla politica di moderazione salariale dell’era di Gerhard Schröder, in nome della competitività. Nel 2015 è stato stabilito un record, con oltre 2 milioni di giornate di sciopero nell’anno. I salari reali sono aumentati sistematicamente dal 2014 al 2021, tranne che nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19. Lo slancio è stato interrotto dall’inflazione nel 2022, con un calo del 3,1%. Secondo Karl Werneke, i dipendenti “sono stanchi di essere presi per il naso nelle contrattazioni collettive”.
La mobilitazione per i salari nei servizi è stata accompagnata da manifestazioni dall’inizio dell’anno. “Il prezzo della benzina e del cibo è aumentato e il mio portafoglio ne ha risentito”, ha dichiarato all’AFP Timo Stau, 21 anni, che si trovava a una manifestazione nella Friedrichstrasse, il viale più famoso di Berlino. “Abbiamo tenuto in vita il servizio pubblico durante la pandemia. Ora vogliamo più soldi”, ha aggiunto Petra, 60 anni, funzionario doganale.
Dopo la minaccia di uno “sciopero a tempo indeterminato”, i 160.000 dipendenti della Deutsche Post, che stanno negoziando separatamente, hanno già ottenuto un aumento medio dell’11,5% all’inizio di marzo. Alla fine del 2022, quasi 4 milioni di lavoratori industriali tedeschi hanno ottenuto un aumento salariale dell’8,5% in due anni, dopo diverse settimane di interruzione del lavoro. Ma la protesta è più ampia. “Non è solo una questione di salario, ma di risorse”, ha dichiarato all’AFP Jan Exner Konrad, 34 anni, partecipante a una manifestazione di insegnanti a Berlino giovedì.