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[CONTRIBUTO] In Russia, vietato manifestare per la Palestina. In Cina, zero manifestazioni. E in India?

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Abbiamo fatto una ricerca su ciò che si è mosso in Russia, Cina e India (gli stati-perno dei tanto celebrati Brics).

Il risultato è il seguente:

IN CINA

Non è segnalata nessuna protesta. Anzi – prendi nota, galoppino kampista – le ambasciate cinesi di Francia e degli Stati Uniti hanno invitato gli studenti cinesi presenti nei due paesi a non partecipare a manifestazioni pro-Palestina, onde evitare di essere coinvolti in tafferugli ed essere feriti.1

IN RUSSIA

In Russia l’unica protesta riportata dai media è avvenuta il 29 ottobre 2023 nel Daghestan, regione caucasica a maggioranza musulmana. Centinaia di manifestanti hanno assaltato l’aeroporto di Makhachkala per bloccare un volo in partenza per Israele e hanno invaso la pista sventolando bandiere della Palestina e urlando slogan contro Israele. Sono stati identificati 150 manifestanti e ne sono stati arrestati 60. Melikov, presidente del Daghestan, ha rafforzato le misure di controllo e repressione per evitare future manifestazioni, e ha attribuito le proteste del 29 ottobre a un’operazione di destabilizzazione fomentata dall’Ucraina (pensa te! Il burattino Zelensky che sta per esalare l’ultimo respiro in patria, che ha la forza di inscenare manifestazioni contro Israele, lui, proprio lui, un fan oltranzista dello stato sionista!!). Da parte sua Sheikh Akhmad Afandi, Supremo Mufti del Dagestan, ha invitato i manifestanti a lasciare l’aeroporto e a non scendere più in piazza poiché non è la maniera appropriata di affrontare la questione.2

Un commento sobrio, ma che coglie alcuni punti veri, è il seguente: “Alcuni analisti politici hanno sottolineato come, al di là dei calcoli politici di Putin, i sentimenti pro Palestina manifestati dalla popolazione russa di religione musulmana si fondino sulla solidarietà basata sulla religione, sul sentirsi parte di una medesima lotta contro l’oppressione (vedi Cecenia), su ragioni di tipo sociale (la popolazione delle regioni a maggioranza musulmana è molto povera, è stata vittima di discriminazioni a causa della religione e, con la popolazione delle regioni più ad est, è stata arruolata in massa per essere impiegata come carne da cannone nella guerra contro l’Ucraina)”.3 In Russia ci sono circa 25 milioni di musulmani che si concentrano nelle regioni del Caucaso e degli Urali/Volga (Cecenia, Daghestan, Inguscezia). Si capisce perché Putin&Co. siano decisamente contrari all’espressione pubblica e militante di sentimenti pro-palestinesi. Questo divieto, e l’immediata repressione nel Daghestan, spiegano perché finora il supporto alla Palestina ha potuto e dovuto esprimersi soprattutto attraverso le preghiere collettive e le raccolte di fondi da parte di organizzazioni caritatevoli musulmane (un evento si è tenuto di fronte all’ambasciata palestinese a Mosca).

1) https://www.scmp.com/news/china/diplomacy/article/3238222/chinese-embassy-us-warns-students-against-joining-protests-over-israel-hamas-conflict

2https://www.aljazeera.com/news/2023/10/29/pro-palestinian-crowd-enters-dagestan-airport-to-protest-israel-flight

https://www.politico.com/news/2023/10/29/russian-airport-flight-protest-israel-00124140

https://www.politico.eu/article/russia-arrests-60-anti-israel-protest-airport-dagestan-palestine-gaza-conflict/

3 https://www.themoscowtimes.com/2023/11/01/pussy-riot-decries-russian-wartime-propaganda-in-new-music-video-a82961

E IN INDIA?

Nel terzo perno dei BRICS, l’India, c’è stato invece un certo numero di manifestazioni sia nel Kerala che a Dehli (vedi foto) che altrove; nulla di oceanico, però, per una serie di motivi tra i quali la diffusione in quel paese (fin dai tempi della dominazione coloniale britannica) di un falso antagonismo tra le popolazioni induiste e quelle musulmane – al governo di Dehli c’è attualmente un partito che si segnala per il suo infame integralismo pogromista anti-musulmano. Non è un caso che proprio il governo Modi abbia fatto al suo amico di Tel Aviv un bel dono proprio nel mezzo del massacro di Gaza – decine di migliaia di lavoratori edili indiani in sostituzione di altrettanti palestinesi… Proteste vivaci dei sindacati, ma Modi ha tirato diritto.

Cina, Russia, India… gli amiconi della causa palestinese.

E IN BRASILE…

Quanto al quarto amicone, il Brasile, è uno dei grandi rifornitori di petrolio della macchina da guerra israeliana…

Evviva i Brics, liberatori degli oppressi!