Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui).
Segnaliamo qui un paio delle sfacciate, e rilevanti, forme di collaborazione di Arabia Saudita, Emirati, Egitto e Giordania con lo stato sionista.
- Secondo uno studio dell’organizzazione di ricerca Oil Change International, dall’inizio dell’operazione genocida dello stato di Israele a Gaza, 151 spedizioni di petrolio sono state trasportate dall’Arabia Saudita all’occupazione israeliana (via Egitto).
- E’ in atto da almeno un paio di mesi il sabotaggio attivo di alcuni stati arabi nei confronti dell’importante azione di solidarietà, la più importante ed efficace di tutte all’interno del mondo arabo, dei “ribelli Houthi” (Ansar Allah) dello Yemen: i regimi giordano, saudita, degli Emirati ed egiziano stanno aiutando Israele ad aggirare i rischi crescenti per la navigazione nel Golfo Persico. Come? Un paio di mesi fa la società israeliana Trucknet ha firmato un accordo con Puretrans FZCO, che ha sede negli Emirati Arabi Uniti, e la società portuale di Dubai DP World con lo scopo di facilitare il trasporto di merci su camion su una rotta terrestre bidirezionale che colleghi i porti di Dubai o del Bahrein, passando per Arabia Saudita e Giordania, raggiungendo il porto israeliano di Haifa (occupata) e l’Egitto. Trucknet ha firmato un accordo simile con la società logistica egiziana WWCS per utilizzare i valichi di frontiera israeliani per il trasferimento di merci sulla rotta terrestre, dal porto di Dubai, attraverso Arabia Saudita e Giordania fino ad Israele, e da lì all’Egitto via terra. Nelle ultime settimane è in corso un progetto pilota per testare la linea di trasporto per camion da Dubai a Israele. Trucknet ha dichiarato di avere già “completato la costruzione di un ponte terrestre” che collega gli Emirati Arabi Uniti a Israele. Il governo giordano, s’intende, proprio quello che non ha ridotto di un solo pomodoro le proprie esportazioni verso lo stato sionista, nega il proprio ruolo… (si tratta, pur sempre, dell’erede del boia del “settembre nero”).