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[MAXIDI] Sciopero lavoratori per migliori condizioni e libertà sindacale. Note a margine del 29° picchetto: fermo il magazzino di Verona

SCIOPERO LAVORATORI MAXIDÍ
NOTE A MARGINE

Anche lo sciopero alla MaxiDí di Belfiore nel veronese è una “goccia” continua (la lotta operaia) che “romperà la roccia” più dura (i padroni Brendolan).

Lo lotta prosegue – 29esima azione dai cancelli, centinaia di camion bloccati e merce ferma – malgrado le continue provocazioni e rappresaglie orchestrate dall’azienda contro i lavoratori e il sindacato.

Addirittura, le forze dell’ordine (del disordine a favore dei padroni) e in particolare i carabinieri hanno solertemente distribuito un modulo ai camionisti affinchè presentassero le denunce contro gli operai in sciopero.

Ricordiamo a tutti perché la nostra organizzazione prosegue con i picchetti: le ragioni della lotta operaia contro lo sfruttamento, per la correttta applicazione del contratto nazionale e il rispetto della liberta sindacale.

Un mese fa circa, nella prefettura di Verona, su sollecitazione del prefetto la delegazione padronale – l’azienda in appalto Manhandwork con il legale rappresentante della committenza MaxiDì – accettava di riconoscere il SI Cobas (sindacato più rappresentativo nel magazzino di 500 lavoratori) ma confermava il licenziamento di un operaio “perché si era sdraiato per terra davanti ad un camion” (peraltro azione sindacale attuata da numerosi lavoratori) per opporre una resistenza passiva all’entrata dei mezzi.

Il padrone, colosso agroalimentare della grande distribuzione organizzata, ha deciso di colpire questo compagno – un operaio con famiglia a carico – perché solo pochi mesi prima che i lavoratori buttasserro via la paura creando il SI Cobas egli già aveva denunciato l’azienda per una grave irregolarità su un infortunio subito.

Inoltre, in prefettura l’azienda sosteneva che le 500 persone che lavorano nel magazzino “sono contro lo sciopero”: bugia infamante nonchè vero e proprio bluff, infatti per il momento scioperano gli iscritti al nostro sindacato mentre il resto dei lavoratori sono con noi istintivamente e intimamente: come piú volte ci hanno detto in tanti, gli operai comprendono che se noi vinciamo i padroni perdono.

Perció, la proprietà Brendolan preferisce perdere milioni di euro piuttosto che permettere ad un lavoratore ingiustamente licenziato di rientrare in azienda.

La lotta MaxiDí s’impone come altri grandi scontri del passato (Bennet di Origgio nel milanese, Tnt/FedEx e Ikea di Piacenza, Granarolo di Bologna, Levoni di Modena, Sda di Carpiano nel milanese, Italpizza di Modena…) e al pari della lotta Esselunga contro i licenziamenti politici per il reintegro dei 22 compagni licenziati nel magazzino di Pioltello (MI): entrambi sono quindi un impegno per tutto il sindacato a livello nazionale sia per rafforzare il riferimento di classe come organizzazione, sia per migliorare concretamente le condizioni di vita e lavoro per tutti i lavoratori.

Avanti fino alla vittoria!

20 maggio,

SI Cobas