Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Il Parlamento europeo di Strasburgo vota l’attacco militare al territorio russo per interposta persona (la cricca al governo di Kiev). E’ guerra permanente all’imperialismo russo da parte del suo concorrente occidentale. Il messaggio è così chiaro che solo i ciechi possono non vederlo e i sordi non udirlo. Fatta naturalmente eccezione per chi, da ambo i lati, ha le mani in pasta (grondanti di sangue).
Una guerra che fa scivolare sempre di più i proletari d’Europa, in gran parte ancora illusi che la cosa non li riguardi, dentro una logica di crescita esponenziale dell’oppressione, dello sfruttamento e del rischio.
A Strasburgo è passata la linea per cui non solo bisogna pompare denaro e armi all’Ucraina, ma che occorra farlo rispettando dei precisi vincoli in relazione al PIL annuo di ogni singolo paese U.E. (lo 0,25%).
Dove si prenderanno questi soldi? Non è necessario essere particolarmente perspicaci per capire che si prenderanno dai tagli alla sanità, ai servizi sociali, alla scuola. Per non dire dai tagli a salari e pensioni. Già il governo Meloni si sta muovendo in tale direzione (i lavoratori statali in pensione a 70 anni). E’ solo l’inizio.
E tutto ciò proprio nei giorni in cui le popolazioni dell’Emilia Romagna e delle Marche sprofondano nell’acqua e nel fango dopo l’ennesima alluvione, causata – in ultima analisi – dai disastri ambientali del capitalismo e – naturalmente – dalla cinica noncuranza della nostra putrefatta borghesia (putrefatta e ingorda: al celebre generale Figliuolo 100.000 euro per un anno di “lavoro”, come si vede, estremamente produttivo per la società).
Sempre a Strasburgo, i partiti parlamentari della destra di governo e della cosiddetta opposizione di “sinistra” hanno votato insieme il testo finale della risoluzione contro la Russia.
Si sono “distinti” sul paragrafo otto della risoluzione, dove si parla esplicitamente del coinvolgimento diretto dei singoli governi dell’U.E. in merito all’uso delle “loro” forniture militari. Per la serie: bombardate pure la Russia, ma non con le “mie” armi! Qui la Lega, tenendo fede al suo filo-putinismo, assieme a FI, si è trovata sulla stessa sponda del M5S e di AVS, mentre FdI e PD si sono divisi.
Un bello spettacolo di ipocrisia e camaleontismo, dal momento che tutti, chi prima chi dopo, hanno votato per l’invio di armi, ergo per il prolungamento della guerra.
Eppoi qualcuno di loro dovrebbe spiegare – ad esempio – a quale “nazionalità” appartengano i missili a lungo raggio Storm-Shadow, prodotti da un consorzio anglo-italo-franco-tedesco, e forniti alla banda di Kiev!
Ma non solo. Il rinnovo della Commissione Europea attuato dalla presidente Ursula Von der Leyen, ha portato alla nomina di falchi guerrafondai nei ruoli-chiave della politica estera e della “difesa” (sic).
L’avvocatessa estone Kaja Kallas, 47 anni, è l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza (sic). In politica dal 2010, fa parte dell’Alleanza Democratici e Liberali per l’Europa. E’ una iena anti-russa, tanto da essere stata incriminata da Mosca in quanto promotrice, nel suo paese, della rimozione dei monumenti sovietici della seconda guerra mondiale. Sostenitrice incondizionata dell’Ucraina, ha contribuito a portare l’Estonia (1,4 milioni di abitanti) al primato delle donazioni militari pro-capite a Kiev.
Nella veste di Commissario europeo alla Difesa (incarico ex novo) è stato chiamato l’ex premier lituano Andrius Kubilius. Membro del Partito della Patria e del gruppo europeo dei Conservatori, ha 68 anni ed un curriculum che parla da solo: promotore delle sanzioni contro la Russia, protagonista del congelamento dei beni russi allo scopo di far pagare a Mosca i costi della ricostruzione, coautore del Piano europeo per l’Ucraina del 2017 (un Piano di guerra), paladino dell’integrazione dell’industria militare di Kiev con quella dell’U.E.
In realtà il neo commissario non ha ancora un esercito europeo da dirigere (non per pacifismo dei briganti imperialisti dell’U.E. ma per il loro “sano egoismo nazionale”).
In compenso potrà più semplicemente alimentare i profitti dell’industria delle armi, in combutta con la sua presidente e in stretta collaborazione con la commissaria finlandese alla Tecnologia Henna Virkkunen, 52 anni, Partito di Coalizione Nazionale, appartenente al PPE.
Kubilius ha idee molto chiare: “La Russia costituisce la più grande minaccia per la sicurezza dell’Europa… Dobbiamo essere pronti a qualunque evenienza.” Per lui la pace equivale alla vittoria di Kiev su tutta la linea. In che cosa consiste tale “vittoria” attendiamo ancora che qualcuno ce lo spieghi evitando i soliti deliri propagandistici…
Da notare come questi politici dei paesi baltici, confinanti con la Russia e ansiosi di regolare conti in sospeso, siano stati prontamente arruolati nelle prime file del dilagante bellicismo europeista.
Intanto la Von der Leyen valuta in 500 miliardi di euro il fabbisogno della difesa U.E., prevedendo uno stanziamento per l’Ucraina da qui a fine anno intorno ai 40 miliardi. Nonostante, occorre sottolinearlo, il 70% delle armi fornite a Kiev provenga da importazioni extra U.E.! Sarà forse per questo che l’immarcescibile Mario Draghi, qualche giorno fa ha consegnato proprio alla Von der Leyen un “Rapporto” sullo stato dell’Unione, in cui si spinge su “ridurre la dipendenza” e “rafforzare la sicurezza” U.E.
Come si vede, una bella congrega di affaristi, guerrafondai e speculatori. Questa è la “democratica” U.E., così impegnata in Ucraina nella difesa della libertà e dei nostri “valori”!
Nel mentre, non dimentichiamolo mai, la stessa U.E. si gira dall’altra parte sui massacri del neo colonialismo sionista che stanno devastando il Medio Oriente. Massacri resi a loro volta possibili dalle copiose forniture belliche europee a Israele.
Di fronte ad un simile panorama non ci stanchiamo di ripetere che siamo dalla parte degli sfruttati e degli oppressi di tutto il mondo. Siamo per l’affratellamento delle trincee, per la guerra alla guerra, per trasformare le guerre del capitale nella rivoluzione sociale e politica.
Quest’impegno titanico non può essere di pochi, né può essere delegato o ridotto ad azioni di stampo sindacale, o invocando (e saremmo al ridicolo) la difesa della Costituzione. Prima che i venti di guerra – anticipati dalle leggi marziali spacciate per decreti “sicurezza”, come il ddl 1660 – decidano per noi, organizziamoci intorno alle lotte che, anche se frammentate, anche se locali, costituiscono l’opposizione vivente a questo governo e alla borghesia capitalista: il vero nemico in casa nostra! Ecco perché chiamiamo chi condivide questa nostra posizione ad unirsi all’attività della Rete Liberi/e di lottare – Fermiamo insieme il DDL 1660 e a partecipare alle sue/nostre prossime iniziative, che sono al tempo stesso iniziative contro la corsa alla guerra e l’instaurazione di una economia di guerra.
21 settembre,
Il Pungolorosso