IL 28 MARZO SCIOPERO DEI METALMECCANICI PER IL RINNOVO DEL CCNL.

L’oltranzismo padronale si può battere solo con la lotta determinata di tutta la categoria, che metta in campo il suo grande potenziale di forza.

A fronte dell’interruzione delle trattative decisa da Federmeccanica, FIOM, FIM e UILM hanno avviato degli scioperi. I metalmeccanici sono tra le poche categorie del settore industriale e terziario privato a farli. Ben vengano questi scioperi, dal momento che lo sciopero è l’arma fondamentale a disposizione della classe operaia nel suo scontro con il padronato; tanto più perché si tratta della categoria più numerosa e storicamente tra le più combattive.

Ma ci sono due questioni: 1) su quale piattaforma si va a scioperare; 2)con quali modalità si sciopera.

La piattaforma di FIOM, FIM e UILM  contiene rivendicazioni condivisibili in astratto; in concreto, però, queste rivendicazioni sono talmente generiche da apparire timide, poco convinte, con una disposizione di partenza alla mediazione al ribasso.

Sull’orario, ad esempio, si pone l’esigenza di “andare verso” le 35 ore settimanali, ma già nella premessa ci si inchina agli interessi padronali: “l’obiettivo principale è garantire l’occupazione aumentando la produttività e la competitività”. Questa richiesta, inoltre, vale solo per le aziende “coinvolte in processi di transizione, riorganizzazione o crisi e di consistente riqualificazione professionale.” E, per evitare che una eventuale riduzione d’orario sia accollata ai padroni, si chiede al governo di scaricare i costi necessari alla tutela, in qualche modo, dell’occupazione operaia, facendo ricorso alla fiscalità generale, cioè a tasse e imposte pagate in larghissima parte proprio dalla classe lavoratrice.

Sulla precarietà, stessa canzone. Si chiede “una percentuale massima di utilizzo” di contratti atipici, ma non si indica un preciso paletto invalicabile. Si chiede di introdurre “causali”, ma non si dice quali. Si chiede di individuare “percorsi di stabilizzazione, superati i 24 mesi”, ma non si dice quali.

Inoltre FIOM-FIM-UILM rivendicano limiti agli appalti (che peraltro sono già vietati per le attività di trasformazione industriale), chiedendo che per tutte le attività elencate come campo di applicazione del CCNL sia applicato negli appalti il CCNL metalmeccanici (e non, ad es. il Multiservizi che comporta una riduzione di circa 2 euro l’ora). Rivendicazione giusta, ma respinta dai padroni, che potranno accettarla solo se saranno costretti dalla lotta. E la stessa cosa si può dire per le rivendicazioni salariali – 280 euro di aumento in media, mentre i padroni ne offrono 173 – e per l’aumento dell'”elemento perequativo” da 485 a 700 euro nelle tantissime aziende in cui non c’è la contrattazione di secondo livello. Rivendicazioni che, tra l’altro, non coprono neppure integralmente la perdita del potere d’acquisto dei salari.

E proprio qui sta il problema: sostenuto in pieno dal governo Meloni, il padronato metalmeccanico ha una posizione oltranzista. Per sconfiggerlo, o almeno per strappargli concessioni significative, è necessario mobilitare in pieno la grande forza potenziale di questo settore decisivo della classe operaia. Ma finora gli scioperi sono stati a bassa intensità e programmaticamente divisi per regione. Proprio il contrario di quello che serve: scioperi incisivi e nazionali.

L’altra grande questione che dobbiamo affrontare è la corsa alla guerra. Destinare, come l’Unione europea ha appena deciso, 800 miliardi alla guerra (per l’Italia sarebbero almeno 50) significa sottrarli  all’ aumento  dei  salari, alla  sanità e alla scuola pubblica. La classe lavoratrice è il primo bersaglio di questa decisione criminale. E ha tutto l’interesse a contrapporsi in modo frontale a questa decisione che prepara dappertutto nuove terribili distruzioni e massacri. E invece Landini e gli altri leader sindacali che fanno? Partecipano alla manifestazione del 15 marzo a Roma “per l’Europa”, ossia per il riarmo dell’Europa, che è come salire sui carri armati.

Ecco perché noi parteciperemo agli scioperi, ma portando in essi la posizione di classe: rilanciare su scala nazionale, con scioperi incisivi, il conflitto con Federmeccanica, e più in generale nella società, per forti aumenti salariali che recuperino integralmente quanto ci ha tolto l’inflazione, per imporre davvero limiti invalicabili alla precarietà e agli appalti, per difendere i diritti che ogni giorno vengono erosi nei luoghi di lavoro e – cosa fondamentale per il nostro presente e il nostro futuro – gridare il nostro No alla guerra, alle spese di guerra, all’economia di guerrra. La sola guerra giusta è quella degli sfruttati contro gli sfruttatori.

SI COBAS NAZIONALE

 

 

 

 

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