Stiamo assistendo nell’ultimo periodo a un attacco dell’apparato militare e repressivo USA nei confronti degli immigrati irregolari e non, come nel caso ormai esploso a livello internazionale negli accadimenti di Los Angeles di ieri 7-6-25, dove all’intervento del Dipartimento governativo ICE (intervenuti per attuare la pratica di deportazione coatta ai danni, in questo caso, di lavoratori immigrati del settore della ristorazione) è stata data una risposta spontanea e conflittuale degli immigrati/e e solidali che ha portato a duri scontri nelle strade della città e dove il governo ha risposto con una ulteriore escalation repressiva con il dispiegamento di 2000 uomini della guardia nazionale armata di tutto punto.
Il “problema” della gestione capitalista dell’immigrazione è solo uno dei segmenti che è stato gestito a livello internazionale , (condizionato volutamente a livello istituzionale borghese negli ultimi anni) come un avvenimento legato ai flussi e le dinamiche di origine che ha criminalizzato l’umanità coinvolta, e ha utilizzato gli stessi immigrati come mezzo di diminuzione del costo della manodopera nelle dinamiche di attivazione generalizzata dello sfruttamento, e distruzione organizzata dello Stato sociale, esponendo la classe lavoratrice a un attacco violento e reazionario alle proprie condizioni di vita e di lavoro.
il sistema capitalista ha individuato (e lo fa da sempre, a maggior ragione nella prospettiva di economia di guerra attuale), dei nemici interni da combattere uno dei quali è proprio la minaccia data dagli immigrati/e e dal diverso, che con l’attività repressiva e le politiche istituzionali annesse tendono a colpire la classe e gli immigrati in particolare in modo da frammentarci e disunire il fronte unitario indebolendo i processi di rivendicazione trasversale.
Conosciamo bene queste situazioni.
Quello che sta avvenendo in particolare negli USA è solo l’espressione del contesto causa-effetto delle politiche repressive e di attacco di classe al quale in questo caso vi è una presa in carico diretta delle istituzioni.
Come Si cobas FP non possiamo che esprimere solidarietà attiva a questi lavoratori/trici immigrati/e colpiti da queste dinamiche violente che ben conosciamo in quanto soggetti presi di mira (con centinaia di denunce) in questa guerra di classe dichiarata dal nemico capitalista.
Come Si cobas FP chiediamo a tutti e tutte di procedere nell’attivazione di un confronto su questi temi e di approntare, come è nella nostra prassi, delle situazioni reali di lotta e solidarietà da definire in maniera unitaria.
Queste situazioni reali devono essere definite in controtendenza con le false illusioni legate a processi che percorrono canali istituzionali, proprio perché solo con la lotta (a partire dai contesti lavorativi e di vita) si può esprimere una reale risposta e perchè solo unitariamente si può rispondere a questo attacco frontale!
Lanciamo ai compagni e le compagne del Si cobas nazionale, (visto che l’organizzazione al suo interno conta più di 33 nazionalità che ne compongono l’anima di lotta) la proposta di organizzare dei presidi fuori dai consolati, dalle ambasciate e organizzazioni legate al governo USA da definire in un breve/medio periodo, addirittura possibilmente durante lo sciopero generale del 20 giugno prossimo, che diano sostegno effettivo e rinnovato slancio ai percorsi!
Ricordando che se toccano uno, toccano tuttə!
Avanti nella lotta e nella creazione dei processi!
SI COBAS NAZIONALE