20 Giugno 2025, prepariamoci al prossimo sciopero generale
Dopo l’indizione di uno sciopero generale nazionale per l’11 Aprile 2025, il genocidio e la politica di occupazione militare operati dallo Stato sionista d’Israele non hanno cessato di proseguire neanche un giorno. Le immagini che hanno fatto il giro del mondo dei civili ammassati alla fila degli aiuti umanitari, su cui l’esercito dell’IDF ha aperto il fuoco, hanno spinto persino le aree politiche di opposizione al Governo Meloni – PD, 5 Stelle e AVS, a condannare di facciata l’operato del Primo Ministro Netanyahu con la piazza del 7 Giugno a Roma. Proprio mentre si svolgeva la manifestazione istituzionale, a Milano veniva vietato il corteo delle realtà sociali, palestinesi e sindacali che aveva l’obiettivo di chiedere la fine degli accordi culturali, economici e militari tra Italia-Israele, in contrasto con il rinnovo del Memorandum d’intesa fissato per l’8 Giugno. Insomma: a pochi giorni dall’entrata in vigore effettiva del Decreto Sicurezza, la forza poliziesca viene normalmente utilizzata per vietare ogni forma di dissenso. D’altronde, è dall’esplosione del conflitto russo-ucraino che si nota quanto i Governi sia di destra che “sinistra” abbiano da sempre una larga convergenza sulla politica estera e le politiche belligeranti, repressive e piegate alle industrie della guerra: neanche l’amministrazione Trump e la spada di Damocle sull’Europa con la politica dei dazi, hanno dissuaso i partiti a unirsi sotto la bandiera del riarmo.
L’acuirsi della crisi della crisi strutturale interna al capitale e i processi di ristrutturazione che esso avanza per la difesa dei profitti borghesi è un fenomeno che riguarda i proletari su scala internazionale: licenziamenti collettivi, serrate dei magazzini e ricorso agli ammortizzatori sociali, rappresentano l’anticamera di grandi ricadute occupazionali nel settore della logistica cui è necessario rispondere. Dalle lotte dei 67 licenziati in Conad, nel bolognese, lasciati a casa dalla cooperativa a mezzo PEC e senza alcuna possibilità di mediazione e di soluzione per l’intera Lega COOP, a quelle dei 90 futuri cassa-integrati in Geodis, nel milanese, che da Luglio soffriranno una contrazione salariale; fino ad arrivare ai processi di ristrutturazione aziendale cui non fanno eccezione “le tre sorelle” dell’associazione Fedit, GLS-BRT-SDA: da un lato, una fetta di manodopera rischierà di subire dei processi di internalizzazione a perdere se non ci sarà una spinta sindacale e conflittuale, che possa salvaguardare tutte le conquiste salariali degli ultimi anni; dall’altro, una fetta di manodopera rischierà di subire invece il tentativo di espulsione dal mondo del lavoro con l’abuso del ricorso a forza-lavoro dalle agenzie interinali.
Coscienti dei pericoli dell’acuirsi di queste crisi in seno al capitale, è dalla nostra nascita che chiediamo la fine del sistema degli appalti in favore di assunzioni dirette a carico dei committenti; insieme a miglioramenti salariali, che le centinaia di lotte degli ultimi anni hanno tradotto in accordi-quadro nazionali di secondo livello.
Il decreto sicurezza del Governo Meloni, è la consacrazione di un attacco volto a impedire che con l’arma dello sciopero conflittuale si sviluppi la possibilità di cambiare quei rapporti di forza, spesso, fragili e sfavorevoli alle masse di sfruttati e precari, quando non sono sindacalizzati e organizzati tra le nostre fila, ma che muovono l’economia di questo paese. Un’economia di guerra, di guerra agli sfruttati e per la guerra agli oppressi, che ogni giorno scippa e rapina, depreda e distrugge tutti quei diritti e tutte quelle conquiste non solo salariali; ma che mirano all’esercizio diretto degli interessi dei lavoratori nelle centinaia di manifestazioni, locali, nazionali e internazionali, che insieme alle realtà sociali di diversa natura – dagli studenti, agli occupanti casa, fino ai movimenti palestinesi – sfidano lo stato di cose presenti nelle piazze, sul terreno dell’anti imperialismo, dell’anti capitalismo e della lotta contro l’oppressione dei popoli.
I proletari e le proletarie su scala globale, di giorno in giorno vengono sacrificati sull’altare del dio-profitto; lo abbiamo visto con i licenziamenti di massa che solo di recente hanno coinvolto gli operai della Pirelli in Argentina, cui da Milano a Torino abbiamo espresso solidarietà internazionalista. E con le indicazioni di lotta (sempre se si voglia guardare solo agli ultimi giorni) arrivate anche dai portuali di Marsiglia, che hanno bloccato i carichi di armi sulle navi destinate all’esercito israeliano, pensiamo che la strada da perseguire non possa che essere sul piano dello sciopero generale, ancora una volta, ancora più forti.
Palestina, Congo, Sudan, Kashmir; ma anche Marocco, Egitto; Libia, Burkina Faso, Mali, Eritrea; Sri Lanka, Pakistan, India; Ucraina, Russia: se per i padroni e per la grande borghesia sono confini geo strategici, per i proletari del SI Cobas sono le scie di sangue da cui fuggire per la propria prole, sono i luoghi dello sfruttamento che anche da qui possiamo combattere. Per questo il prossimo sciopero generale, indetto per il 20 Giugno, vuole essere ancora una volta, uno sciopero politico, contro i massacri dell’imperialismo, in difesa delle condizioni di vita dei lavoratori.