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[INTERNAZIONALISMO] Raccolte già migliaia di adesioni all’appello per Aldo Milani e contro la repressione

Sono già migliaia le adesioni all’appello (clicca qui) contro la condanna del coordinatore nazionale del S.I. COBAS Aldo Milani, raccolte in poche ore via email e attraverso la petizione su change.org (clicca qui) disponibile anche nella versione inglese (clicca qui) e spagnola (clicca qui).

Non siamo ancora in grado di stilare un elenco completo, ma il dato più significativo sono le tantissime adesioni di giuristi, avvocati, esponenti del mondo accademico, della cultura e dello spettacolo.

Di seguito una prima lista di sottoscrittori; più in fondo, il testo completo dell’appello.

Ci scusiamo con i tanti lavoratori, solidali e semplici cittadini che hanno aderito e continuano ad aderire ma non compaiono nella lista.

Agli inizi della prossima settimana contiamo di pubblicare l’elenco completo.

Hanno finora aderito, tra gli altri:

Paolo Maddalena, ex presidente della Corte Costituzionale

CSP-CONLUTAS (Central Sindical e Popular-Conlutas), Brasile

Luigi Ferrajoli, ex-magistrato, professore emerito di Teoria generale del diritto, Università di Roma 3

Associazione Nazionale Giuristi Democratici

Ricardo Antunes, professore di Sociologia, Università di Campinas

Massimo Franchi, giornalista

Francesca Fornario, giornalista e autrice satirica

Alberto Prunetti, scrittore

Sabrina Marchetti, professoressa associata, Università Cà Foscari Venezia

Avv. Marina Prosperi, foro di Bologna

Avv. Eugenio Losco, foro di Milano

Ascanio Celestini, attore teatrale

Wu Ming, collettivo di scrittori

Il Cuneo rosso

Compagni e compagne per una Tendenza internazionalista rivoluzionaria

Banda POPolare dell’Emilia Rossa

Italo Di Sabato, Osservatorio Repressione

Labournet.tv, Germania

labournet.tv, Berlino

Avv. Mirko Mazzali, foro di Roma

Avv. Francesco Romeo, cassazionista, foro di Roma

Avv. Pino Marziale, foro di Napoli

Avv. Luigi Ficarra, foro di Padova, Giuristi democratici

Avv. Carlo Cappellari, foro di Venezia, Giuristi democratici

Avv. Giulia Druetta, foro di Torino

Alessandra Algostino, professoressa di Dritto costituzionale, Università di Torino

Gaetano Bucci, professore di Diritto costituzionale, Università di Bari

Avv. Maurizio Locciola, foro di Ginevra

Avv. Romolo Molo, foro di Ginevra

Avv. Gianluca Vitale, co-presidente Legal Team Italia

Avv. Flavio Rossi Albertini, foro di Roma

Avv. Mario D’Alessandro, foro di Napoli

Avv. Annamaria Spognardi, cassazionista, foro di Roma

Avv. Angela Fiore, cassazionista, foro di Campobasso

Avv. Leonardo Pompili, foro di Roma

Avv. Marina Zela, cassazionista, foro di Roma

Avv. Elena Coccia, foro di Napoli

Avv. Alessandro Capuzzo, foro di Padova

Avv. Barbara Gasparini, foro di Padova

Avv. Marina Infantolino, foro di Padova

Avv. Ugo Funghi, foro di Padova

Avv. Aurora D’Agostino, foro di Padova

Avv. Ettore Squillace, foro di Padova

Avv. Giovanna Berti, foro di Padova

Avv. Anna Maria Alborghetti, foro di Padova

Avv. Giacomo Gianolla, foro di Padova

Eleonora Forenza, europarlamentare Prc-GUE

Avv. Giovanni Russo Spena, ex-senatore, Rifondazione comunista

Barbara Schönafinger, giornalista

Lucia Pradella, docente di International Political Economy, King’s College, Londra

Matteo Pronzini, sindacalista UNIA, deputato MPS al Parlamento ticinese

Stéfanie Prezioso, professoressa di Storia contemporanea, Università di Losanna

Paolo Barrucci, professore di Sociologia generale, Università di Firenze

Maurizio Donato, professore di Economia politica, Università di Teramo

Dario Lopreno, Docente, sindacato dei pubblici dipendenti, Ginevra

Laura Baldini, docente, Firenze

Antonello Ciervo, costituzionalista Jens Berlino

Giuseppe Antonio Di Marco, già docente di Filosofia della storia, Università “Federico II”

Marco Bistacchia, docente University of Language and International Studies, Hanoi

Valentina Calderone, associazione ‘A buon diritto’

Margherita Grazioli, ricercatrice GSSI, L’Aquila

I delegati e le delegate del Coordinamento Nazionale SI Cobas

Mimmo Mignano, licenziato politico, FCA SI Cobas Pomigliano (NA)

Marco Cusano, licenziato politico, FCA SI Cobas, Pomigliano (NA)

Antonio Montella, licenziato politico, FCA SI Cobas, Pomigliano (NA)

Roberto Fabbricatore, licenziato politico, FCA SI Cobas, Pomigliano (NA)

Massimo Napolitano, licenziato politico, FCA SI Cobas, Pomigliano (NA)

Domenico De Stradis, USB FCA Melfi

Andrea Di Paolo, FCA Termoli (SOA)

Gianni Boetto, coordinatore ADL Cobas Padova e Rovigo

Antonio Carpino, sindaco di Marigliano (NA)

Cinzia Nachira, redazione Rproject

Frieda Afary, Alliance of Middle Eastern Socialists (Iran)

Daniel Di Maggio, Labor Notes (USA)

Assemblea popolare Bagnoli Libera

Collettivo Lavoratori Porto di Napoli (CLPN)

Laboratorio politico Iskra, Napoli

Laboratorio politico ISKRA, Agro Aversano

Movimento disoccupati 7 novembre, Napoli

CSA Vittoria, Milano

Spazio CA.L.eS, Sparanise (CE)

Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”, Milano

Pagine Marxiste

Associazione Uguaglianza e Solidarietà, Milano

Circolo Anarchico “Ponte della Ghisolfa”, Milano

Emanuela Pulcini, RSA USB Coopculture, Roma

MovimentoPavia

Assemblea per il diritto alla casa, Pavia

Libreria Calusca, Milano

Movement for Justice, Gran Bretagna

Potere al popolo, nazionale

Andreas Bieler, professore di economia politica all’università di Nottingham

Kees van der Pijl, ex docente di economia politica globale all’università di Sussex

Alex Callinicos, professore di studi europei a King’s College London ed Editore di International Socialism, Gran Bretagna

Bill Bowring, professore di diritto a Birkbeck College, Londra

David Bailey, docente, Università di BirminghamAbelardo Marina Flores, professore di economia,

Università Autonoma Metropolitana, Mexico  

Baba Aye, Health and Social Care Sector Officer at Public Services International (PSI), Francia

Panos Garganas, Editore of Worker Solidarity, Greece

Martin Upchurch, professore di human resource management a Middlesex University of London

Immanuel Ness, professore di scienze politiche alla City University of New York

Alessandra Mezzadri, docente di studi dello sviluppo, School of Oriental and African Studies, University of London

Peter Dwyer, docente di studi sul movimento operaio, Ruskin College, Oxford

Rick Kuhn, ex docente all’Australian National University

Sandy Nicoll, Segretario di UNISON (Public Service Union)- SOAS, Gran Bretagna

Laura Horn, docente di economia politica globale, Università di Roskilde, Danimarca

Eleonore Kofman, professore di politiche sociali, Middlesex University of London

Delwyn Pillay, attivista, Sud Africa

Bruno Vitale, ex CERN e attivista, Ginevra

Paul O’Connell, docente a SOAS University of London

Cinzia Aruzza, Assistant Professor of Philosophy at the New School for Social Research in New York, femminista e attivista sociale, autrice del libro “Manifesto, Femminismo per il 99%”

Kevin Anderson, professore di sociologia all’Università della California, Santa Barbara

Carlo Morelli, Presidente dell’University and College Union, Scozia

Stefano Gaparri, docente di business e management all’University of West England 

Judith Dellheim, Rosa Luxemburg Foundation 

Gabriella Cioce, dottoranda, Università di Nottingham

Arturo Guillén, professore di Economia all’Università Autonoma Metropolitana, Città del Messico

Lorenza Monaco, ricercatrice, Università di Johannesburg, Sud Africa

Joseph Choonara, docente all’Università di Leicester 

Jake Alimahomed-Wilson, professore di sociologia, Università di Stato della California, Long Beach

Aimo Tügel, autista della metropolitana,

Ver.di Aktiv sindacato di base, Berlino

Yunus Özgur, Studente lavoratore, attivista della campagna TVStud, Università Libera (“Freie Universität”), Berlino

Lilly Schön, economista, università HTW Berlin, traduttrice di “Il pane e le rose” di A. D’Atri in lingua tedesca, Berlino

Oskar Fischer, Sociologo, Monaco di Baviera

Stefan Bommer, docente di scienze politiche, Università Libera (“Freie Universität”), Berlino

Moni Ovadia, artista

Daniele Sepe, artista

Margherita Calderazzi, Slai Cobas per il sindacato di classe

Viola Carofalo, portavoce nazionale di Potere al Popolo

Per firmare, scrivi una email di adesione all’indirizzo ilminollo@hotmail.com oppure clicca qui sotto:

https://www.change.org/p/si-cobas-gli-scioperi-non-si-processano-in-difesa-di-aldo-milani

APPELLO

Lo sciopero e la libertà di iniziativa sindacale non sono materia di diritto penale.

In difesa del coordinatore nazionale del Si Cobas Aldo Milani, per il quale a breve si arriverà a sentenza con una richiesta del PM di condanna a 2 anni e 4 mesi.

In difesa dei sindacalisti e dei solidali colpiti dalla repressione.

Quest’appello è rivolto a tutti gli esponenti del mondo giuridico, accademico, dell’arte, della cultura e dello spettacolo, e a tutti gli attivisti che sul piano sindacale, politico e sociale ne condividono il testo e le finalità, affinché offrano il loro sostegno ad Aldo Milani, coordinatore nazionale del SI Cobas ingiustamente accusato di estorsione a seguito di un ciclo di scioperi nel settore della macellazione carni nella provincia di Modena, e contro il quale il PM ha chiesto una condanna di 2 anni e 4 mesi nel processo che si concluderà a fine marzo, e a tutti i sindacalisti e attivisti colpiti dalla repressione, sotto processo o sottoposti a misure restrittive a seguito di scioperi e agitazioni sindacali.

Da circa dieci anni il mondo della logistica, uno dei settori-cardine dell’economia italiana e mondiale, è attraversato con cadenza quasi quotidiana da scioperi e agitazioni sindacali.

Contrariamente a quanto accadeva nel secolo scorso, quando il movimento dei lavoratori si mobilitava quasi sempre per conquistare leggi e contratti migliorativi rispetto a quelli già esistenti, nella logistica le agitazioni sindacali sono state innescate da uno status quo caratterizzato dalla palese e sistematica violazione dei Contratti Collettivi Nazionali di lavoro e delle più elementari tutele legislative in materia di salario, orari e sicurezza.

Questo movimento, indipendentemente dalla condivisione o meno delle pratiche adottate e dei metodi di lotta e di contrattazione con la controparte, ha avuto due indubbi meriti: da un lato ha restituito diritti e dignità a migliaia di lavoratori (in gran parte immigrati) fino ad allora senza voce, di fatto ridotti a una condizione di semischiavitù, sottopagati, ricattati, soggetti a orari, ritmi e carichi di lavoro inumani, privati del diritto a ferie e malattia, spesso defraudati del Tfr e privi di ogni tutela e/o rappresentanza sindacale; dall’altro ha fatto venire alla luce un fitto e intricato sottobosco di illegalità, evasione fiscale, fallimenti pilotati, speculazioni e infiltrazioni della malavita organizzata, rese possibili da una concorrenza spietata tra grandi, medie e piccole aziende in nome della rincorsa estenuante e senza freni all’abbattimento dei costi.

Questo sistema ha trovato nelle cooperative e nelle ampie agevolazioni fiscali e normative previste nella nostra legislazione per questa “ragione sociale”, lo strumento cardine per dar vita a una vera e propria giungla di appalti e subappalti, spesso affidati a cooperative “spurie” le cui modalità operative e di gestione della manodopera ricalcano fedelmente quel sistema del caporalato che il movimento operaio e bracciantile del secolo scorso misero fuorilegge a seguito di lunghe e aspre battaglie sindacali e politiche.

In quest’ottica non è un caso se il nostro ordinamento penale considera tuttora l’intermediazione illecita di manodopera e lo sfruttamento del lavoro nel novero dei “delitti contro la persona e contro la libertà individuale” (art. 603 bis c.p.), prevedendo per questi reati congrue pene, anche se poi è rarissimo vederle effettivamente applicate.

Il movimento dei lavoratori della logistica, estesosi negli ultimi anni a importanti filiere dell’agroalimentare, delle ceramiche, del commercio e dei metalmeccanici, rappresenta oggi uno degli esempi più nitidi di quanto sia sempre più marcata la distanza tra legge formale e legge sostanziale: in questi anni Questure e Prefetture hanno troppe volte affrontato gli scioperi e le agitazioni sindacali (promossi quasi sempre dalle sigle di base SI Cobas e Adl Cobas) trasformandoli in un mero “problema di ordine pubblico”, sottovalutando o ignorando quel contesto di illegalità, di supersfruttamento e di soprusi che porta a tali agitazioni.

Il paradosso di ciò che sta avvenendo è che in tantissime delle principali filiere della logistica, solo grazie a determinate forme di lotta, che in alcuni casi vengono considerate illegali, (blocchi ai cancelli, manifestazioni spontanee che finiscono col bloccare le strade di accesso ai magazzini, scioperi improvvisi) si è riusciti a portare legalità, a far rispettare le leggi dello Stato in materia di diritti sul lavoro, di sicurezza, di rispetto delle normative in materia fiscale e contributiva.

Non solo ma in alcune circostanze il lavoro di denuncia fatto da SI Cobas e Adl Cobas di casi palesi di caporalato e di forme di rapporti di tipo schiavistico, ha portato all’apertura di procedimenti giudiziari e anche ad arresti di caporali o di imprenditori privati o legati alle cooperative.

In assenza di tutto ciò il mondo della logistica sarebbe ancora un mondo attraversato interamente da illegalità e da organizzazioni criminali.

Questo paradosso si è tradotto in centinaia di cariche fuori ai cancelli, procedimenti penali e amministrativi, fogli di via e DASPO urbani nei confronti di lavoratori e delegati sindacali che nella gran parte dei casi rivendicano nient’altro che il rispetto delle leggi e dei contratti nazionali.

Da tale quadro a tinte fosche emerge in maniera sempre più evidente un uso arbitrario, strumentale e unilaterale delle norme del codice penale, teso a schiacciare il dissenso e colpire i settori più oppressi della nostra società: un quadro che rischia di peggiorare ulteriormente con la recente approvazione da parte del governo Conte del DL Sicurezza, il quale, tra l’altro, prevede condanne fino a 12 anni per il reato di “blocco stradale” (e, contestualmente, il rimpatrio immediato per quei lavoratori immigrati che prendono parte a tali iniziative) e i cui effetti immediati sono apparsi già evidenti con la “militarizzazione” di alcune delicate vertenze, come dimostrano i casi emblematici di Italpizza a Modena, della Toncar a Muggiò, e della DHL di Carpiano, dove in questi giorni un impressionante dispositivo di polizia e carabinieri (una decina di blindati più un idrante) è intervenuto per spezzare la protesta operaia contro 4 licenziamenti politici.

Altrettanto indicativa è una recente sentenza del tribunale di Milano con condanne fino a 2 anni e 6 mesi contro membri del SI Cobas e del Centro sociale Vittoria per un picchetto di alcuni anni fa, avvenuto senza alcuna tensione, tant’è che lo stesso p.m. aveva chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati, per non parlare delle centinaia di denunce inoltrate nei confronti di altrettanti lavoratori e attivisti per violenza privata o blocco stradale.

Contro le lotte nella logistica c’è un accanimento repressivo tutto speciale, ma non si tratta, però, solo di questo settore.

La lunga vicenda che ha visto FCA licenziare e perseguitare 5 operai di Pomigliano “colpevoli” di avere con tenacia irriducibile denunciato le gravi, e perfino mortali, conseguenze delle politiche aziendali, la sequenza di provvedimenti repressivi contro i movimenti sociali (dal No Tav alle lotte per la casa) e il clima di intimidazione che si sta creando nelle scuole contro chiunque dissenta dalle direttive di revisionismo storico, ci dicono che si vuole mettere in discussione, oltre il diritto di sciopero e le libertà sindacali, ogni forma di conflitto sociale, comunque agìta, nonchè le più elementari forme di auto-difesa dei lavoratori e la stessa libertà di critica e di opinione.

La vicenda giudiziaria che ha colpito il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani è da questo punto di vista paradigmatica: un militante sindacale di lunga lena, prima arrestato e tenuto per tre giorni in carcere al termine di una trattativa sindacale con l’accusa di estorsione ai danni della famiglia Levoni (imprenditori attivi nel settore delle carni nel modenese e indagati per corruzione), sbattuto in fretta e furia in prima pagina su stampa e media alla stregua di un criminale, e ora alle prese da due anni con un estenuante processo in cui sul banco degli accusatori figurano imprese e cooperative dedite allo sfruttamento intensivo di manodopera immigrata e ultraricattata.

Un processo che, nel corso del dibattimento, ha fatto emergere da un lato il livello di complicità e connivenze tra imprenditoria privata e organi centrali e periferici dello stato, dall’altro la totale estraneità di Aldo Milani alle accuse mosse.

A fronte di una situazione che assume connotati grotteschi, nell’ultima udienzail PM è arrivato a richiedere per il coordinatore nazionale del SI Cobas una condanna “ridotta” a 2 anni e 4 mesi, in quanto quest’ultimo meriterebbe l’attenuante di avere agito per un “alto valore morale”,cioè non chiedendo soldi per sé, bensì per i lavoratori licenziati in sciopero” (!)…

Al di là del fatto che la vertenza Levoni aveva caratteristiche del tutto simili ad una infinità di altre vertenze nelle quali il compito del sindacato è quello di preoccuparsi di far avere ai lavoratori tutto il dovuto per le retribuzioni arretrate, per TFR e spettanze di fine rapporto ed eventualmente forme di riconoscimenti economici per i lavoratori a fronte di conciliazioni, da parte del PM, si cerca di criminalizzare una normale vertenza sindacale prospettando una condanna molto pesante attenuata dall’alto valore morale.

Questo inedito tentativo di “salvare capra e cavoli” equiparando un sindacalista ad un Robin Hood che “estorce” ai ricchi per dare ai poveri, a nostro avviso costituisceun pericolosissimo precedente giurisprudenziale.

Essendo oramai chiaro anche agli organi inquirenti che Milani non solo non ha estorto soldi ai Levoni al fine di trarne un arricchimento personale, ma non ha messo in atto alcuna pratica estorsiva, agendo invece nel pieno delle sue prerogative di rappresentante sindacale, mettendo in atto forme di lotta e di iniziativa sindacale lecite al fine di impedire il licenziamento di 55 lavoratori, e soprattutto di garantire che a questi ultimi venissero pagate quelle spettanze e quei versamenti contributivi che i datori di lavoro illecitamente si rifiutavano di liquidare, è evidente che una condanna penale nei suoi confronti può aprire una profonda breccia nel nostro sistema di relazioni industriali: se ogni richiesta economica e monetaria a favore dei lavoratori diventa passibile di essere qualificata come reato di estorsione, allora l’esercizio dell’attività sindacale è messo in discussione fin nelle sue fondamenta.

Per questo motivo chiediamo a tutte le forze politiche, sociali e sindacali sinceramente democratiche, agli esponenti del mondo giuridico, accademico, dell’arte, della cultura e dello spettacolo di sottoscrivere questo appello per la piena assoluzione di Aldo Milani dalle accuse intentatee di avviare una campagna per la depenalizzazione totale del reato di “blocco stradale” per ragioni sociali o sindacali e per sancire il divieto dell’utilizzo dei reparti-celere in occasione di agitazioni sindacali all’esterno dei luoghi di lavoro.