Riceviamo e pubblichiamo dalle compagne del Comitato 23 settembre questo contributo, già disponibile sulla loro pagina (vedi qui):
Rapporto Unicef: un miliardo di bambini a rischio “estremamente elevato”
per gli impatti della crisi climatica
I dati di questo rapporto, nella loro evidenza drammatica, aggiungono una ragione in più per denunciare il carattere razzista e classista del sistema sociale che ha provocato la crisi climatica, il capitalismo, e la necessità di una lotta immediata, globale e unitaria contro di esso, una lotta che sarà totalmente inefficace se limitata alle parziali “richieste” ai governi che ne sono responsabili, una lotta in cui le donne, ancora una volta, si trovano in prima linea, ma che dovrà essere presa in carico da tutti gli oppressi e sfruttati del pianeta.
Secondo un rapporto dell’UNICEF, i giovani che vivono nella Repubblica Centrafricana, nel Ciad, in Nigeria, in Guinea e nella Guinea-Bissau sono quelli maggiormente a rischio per gli impatti del cambiamento climatico, che minacciano la loro salute, istruzione e protezione e li espongono a malattie mortali.
‘The Climate Crisis Is a Child Rights Crisis: Introducing the Children’s Climate Risk Index’ (La crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini: Introduzione dell’Indice del rischio climatico per i bambini) è la prima analisi completa del rischio climatico dalla prospettiva dei bambini.
Classifica i paesi in base all’esposizione dei bambini agli shock climatici e ambientali, come i cicloni e le ondate di caldo, così come la loro vulnerabilità a questi shock, in base al loro accesso ai servizi essenziali.Lanciato in collaborazione con Fridays for Future in occasione del terzo anniversario del movimento di protesta globale per il clima guidato dai giovani, il rapporto rileva che circa 1 miliardo di bambini – quasi la metà dei 2,2 miliardi di bambini del mondo – vive in uno dei 33 paesi classificati come “a rischio estremamente elevato”.
Questi bambini affrontano una combinazione letale di esposizione a molteplici shock climatici e ambientali insieme a un’alta vulnerabilità dovuta a servizi essenziali inadeguati, come acqua e servizi igienici, assistenza sanitaria e istruzione. I risultati mostrano il numero di bambini colpiti oggi – cifre che probabilmente peggioreranno con l’accelerazione degli impatti del cambiamento climatico.Il Children’s Climate Risk Index (CCRI) rivela che:
- 240 milioni di bambini sono fortemente esposti alle inondazioni costiere;
- 330 milioni di bambini sono fortemente esposti alle inondazioni fluviali;
- 400 milioni di bambini sono fortemente esposti ai cicloni;
- 600 milioni di bambini sono fortemente esposti alle malattie trasmesse da vettori;
- 815 milioni di bambini sono fortemente esposti all’inquinamento da piombo;
- 820 milioni di bambini sono fortemente esposti alle ondate di calore;-920 milioni di bambini sono fortemente esposti alla scarsità d’acqua;
- 1 miliardo di bambini sono fortemente esposti a livelli estremamente elevati di inquinamento atmosferico.
Mentre quasi tutti i bambini del mondo sono a rischio per almeno uno di questi pericoli climatici e ambientali, i dati rivelano che i paesi maggiormente colpiti devono affrontare shock multipli e spesso sovrapposti che minacciano di erodere i progressi nello sviluppo e di aggravare le privazioni dei bambini. Si stima che 850 milioni di bambini – 1 su 3 in tutto il mondo – vivano in aree in cui si sovrappongono almeno quattro di questi shock climatici e ambientali. Ben 330 milioni di bambini – 1 su 7 in tutto il mondo – vivono in aree colpite da almeno cinque grandi shock.
“Per la prima volta, abbiamo un quadro completo di dove e come i bambini sono vulnerabili al cambiamento climatico.
Questo quadro è terribile, in modo quasi inimmaginabile.
Gli shock climatici e ambientali stanno minando l’intero spettro dei diritti dei bambini, dall’accesso all’aria pulita, al cibo e all’acqua sicura, all’istruzione, all’alloggio, alla libertà dallo sfruttamento e persino al loro diritto di sopravvivere.
Praticamente la vita di nessun bambino ne sarà immune”, ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale dell’UNICEF.
“Per tre anni, i bambini si sono fatti sentire in tutto il mondo per chiedere di agire. L’UNICEF sostiene le loro richieste di cambiamento con un messaggio inoppugnabile: la crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini”.
Il rapporto rivela, inoltre, uno scostamento tra dove le emissioni di gas serra vengono generate e dove i bambini stanno subendo gli impatti più significativi dovuti al clima.
I 33 paesi “a rischio estremamente elevato” emettono collettivamente solo il 9% delle emissioni globali di CO2. I 10 paesi con le emissioni più alte producono insieme quasi il 70% delle emissioni globali.
Solo uno di questi paesi è classificato come “a rischio estremamente elevato” nell’indice.“Il cambiamento climatico è profondamente iniquo: nessun bambino è responsabile dell’aumento delle temperature globali, ma saranno loro a pagare i costi più alti e i bambini dei paesi meno responsabili soffriranno più di tutti”, ha dichiarato Fore.
“Ma c’è ancora tempo per agire.
Migliorare l’accesso dei bambini ai servizi essenziali, come l’acqua e i servizi igienici, la salute e l’istruzione, può aumentare significativamente la loro capacità di sopravvivere a questi pericoli climatici.
L’UNICEF esorta i governi e le imprese ad ascoltare i bambini e a dare priorità alle azioni che li proteggono dagli impatti, accelerando al contempo il lavoro per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra.
”Senza l’azione urgente necessaria per ridurre le emissioni di gas serra, i bambini continueranno a soffrire di più. Rispetto agli adulti, i bambini hanno bisogno di più cibo e acqua per unità di peso corporeo, sono meno capaci di sopravvivere a eventi meteorologici estremi e sono maggiormente suscettibili alle sostanze chimiche tossiche, ai cambiamenti di temperatura e alle malattie, tra gli altri fattori.“
I movimenti dei giovani attivisti per il clima continueranno a crescere e a lottare per ciò che è giusto, perché non abbiamo altra scelta”, hanno dichiarato Farzana Faruk Jhumu (Bangladesh), Eric Njuguna (Kenya), Adriana Calderón (Messico) e Greta Thunberg (Svezia) di Fridays for Future, che hanno scritto la prefazione del rapporto e si uniscono per sostenerne il lancio.
“Dobbiamo sapere a che punto siamo, affrontare il cambiamento climatico come una crisi, quale è, e agire con l’urgenza necessaria per assicurare che i bambini di oggi ereditino un pianeta vivibile”.
L’UNICEF chiede ai governi, alle imprese e agli attori interessati di:
1) Aumentare gli investimenti per l’adattamento climatico e la resilienza nei servizi chiave per i bambini. Per proteggere i bambini, le comunità e i più vulnerabili dai peggiori impatti di un clima che sta già cambiando, i servizi fondamentali devono essere riadattati, inclusi l’acqua, i servizi igienico-sanitari, la salute e i servizi di istruzione.
2) Ridurre le emissioni di gas serra. Per evitare i peggiori impatti della crisi climatica, è necessaria un’azione completa e urgente. I paesi devono ridurre le loro emissioni di almeno il 45% (rispetto ai livelli del 2010) entro il 2030 per mantenere il riscaldamento a non più di 1,5 gradi Celsius.
3) Fornire ai bambini una formazione sul clima e competenze verdi, fondamentali per il loro adattamento e la loro preparazione agli effetti del cambiamento climatico. I bambini e i giovani affronteranno tutte le conseguenze devastanti della crisi climatica e dell’insicurezza idrica, eppure ne sono i meno responsabili. Abbiamo un dovere verso tutti i giovani e le generazioni future.
4) Includere i giovani in tutti i negoziati e le decisioni nazionali, regionali e internazionali sul clima, anche alla COP26. I bambini e i giovani devono essere inclusi in tutti i processi decisionali relativi al clima.
5) Assicurarsi che la ripresa dalla pandemia da COVID-19 sia verde, a basse emissioni di carbonio e inclusiva, in modo che le capacità delle generazioni future di affrontare e rispondere alla crisi climatica non siano compromesse.
Tratto da Pressenza, International Press Agency
22 agosto
Comitato 23 settembre