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Il fuoco “AMICO” colpisce ancora!

In questi tempi di guerre guerreggiate, gli operai continuano a lasciare sul campo i loro morti, i  feriti e i mutilati, il sacrificio dato sull’altare del profitto privato ai padroni.

Come potremmo mai difenderci e quando mai potremmo fare delle lotte efficaci incisive, mirate a sostenere i nostri veri interessi e il nostro unico fine operaio, quando con un simile sindacato si accettano pienamente e supinamente, le leggi del mercato e del capitale.

I padroni avranno sempre più forza e aumenteranno sempre più la posta, lo sfruttamento alle nostre condizioni di vita e lavorative, per i loro profitti.

Sostenendo e giustificando ciò con il fatto che solo se sappiamo essere competitivi e facciamo di più e meglio di altri, possiamo sperare in una via di uscita, da questa tragica situazione che ci riserva miseria, precarietà e disoccupazione.

Le ragione per aderire a uno sciopero generale, sono tante perché tutti noi conosciamo le condizioni in cui siamo costretti in fabbrica, ma siamo altrettanto sicuri che non basterà.

Per la ragione che ci vogliono in campo scioperi veri, lotte vere e non queste sceneggiate di rito che servono solo a mantenere e garantire la poltrona ai burocrati di questo sindacato, che da noi e dalle nostre condizioni sono lontani anni luce.

I dirigenti sindacali di CGIL CISL UIL, sono anni che con acrobazie, salti mortali e tarantelle varie cercano di mantenersi alla guida di questi baracconi divenuti apparati di supporto del potere padronale e vivere bene sulle spalle degli operai, stando sempre sotto coperta dove porta il vento della crisi.

La FIOM è da anni che dice “adesso basta” fingendo la rottura, ma siamo di fronte al solito trito e ritrito copione, perché poi alla prima occasione, vedi la scadenza del primo di maggio, ritorna all’ovile.

Tutti insieme appassionatamente, FIOM riunitasi con CGIL la quale a sua volta si è riunita a Cisl e Uil.

L’ unità la forza di questi sindacati, diretta contro e per pugnalare ancora una volta alla schiena gli operai che al momento sono deboli, disgregati, allo sbando e in totale loro balia.

Grazie alle loro manovre, alla loro politica sindacale funzionale all’interesse padronale, che oggi il posto di lavoro è diventato un ricatto permanente, specie per gli operai giovani che nella stragrande maggioranza sono precari.

La politica e pratica sindacale che attuano questi sindacati è quella di accettare il ricatto padronale azienda per azienda, quando invece andrebbero unificate le lotte, perché ciò in piena crisi economica rende inutile qualsiasi seria difesa.

La stessa vicenda alla Bertone ne è l’esempio più clamoroso e lampante.

La FIOM ha fatto un bel giro di 180 gradi, ha detto SI alle condizioni pretese e volute da Marchionne.

Dopo aver lanciato anatemi e proclami, con questa tattica la FIOM vorrebbe far credere che la sua è una strategia astuta, per mettere la Fiat di fronte alle sue responsabilità, nel creare nuova occupazione.

La FIOM ancora una volta ha perso un’occasione, declinando la fattibilità di diventare un organizzazione combattiva.

Scaricando con il referendum, la responsabilità sugli operai ricattati o si vota SI o tutti a casa. La FIOM così occulta le sue gravi responsabilità e complicità, di fronte al presente e futuro, ulteriore aggravamento delle condizioni di vita e lavorative degli operai.

Così si torna a lavorare e chi sa per quanto tempo, poi si vedrà; perché dentro questo ragionamento che viene seguito dagli operai come l’unica alternativa possibile, in realtà si mostra tutta la nostra debolezza e vince la regola ognuno si arrangi come può, in ordine sparso.

Ma così andremo solo incontro alla nostra rovina.

Perché quello che faremo sarà accettare l’inasprimento della concorrenza, la guerra tra poveri, tra noi operai.

Quello che noi faremo in più, lo toglieremo ad altri e questo fino a che altri più disperati, non lo toglieranno a noi.

Il futuro così sarà sempre più scuro e sulla nostra testa avremo non solo accordi capestro, ma non finirà anche il costante ricatto del posto di lavoro.

Non possiamo più continuare a ragionare che per difendersi lo si possa fare in modo individuale, la fabbrica è il terreno nel quale i fatti dimostrano il contrario, perché altrimenti ci schiacciano e già ci stanno schiacciando prendendoci uno alla volta.

Il capitalismo ha fasi di grave declino e se non vogliamo seguirlo nel tragico processo che porterà per noi a nefasti risvolti, alla nostra completa rovina è ora che impariamo a comprenderne la sua natura i suoi limiti e le nostre potenzialità che al momento vengono soffocate.

La capacità degli operai di tornare ad essere antagonisti e insorgenti, per saper tornare a lottare, riprendere la nostra vita e futuro nelle nostre mani.

Senza operai niente si regge in piedi, siamo noi che con le nostre mani creiamo tutto, siamo la vera forza motrice di tutto.

Se gli operai invece di essere mal diretti e divisi, dando così spazio ad una banda di sfruttatori che tiene in vita un sistema che ci fa sputare sangue, prendessero loro il timone del comando, tutto cambierebbe la realtà sarebbe veramente rivoluzionaria.

Ma vogliono che continuiamo a credere che questo sia l’unico modo possibile di vivere, che questa è una società civile e democratica, anche se a noi operai non risulta.

Se vogliamo prendere nelle nostre mani la nostra vita il nostro futuro, basta che decidiamo di farlo. Ma dobbiamo muoverci e presto perché i tempi stringono.

Le battaglie che ci aspettano, richiedono ben altri obiettivi e fini, ma per fare ciò servono altri capi operai, altri dirigenti.

Serve un organizzazione politica e sindacale di classe degli operai.

RSU SI-COBAS NEW HOLLAND odena S.I. COBAS Modena 06/05/2011