Cobas

[PUBBLICO IMPIEGO] 4 ottobre: una giornata di confronto in vista dello sciopero generale del 27 ottobre!

Presso la sede del S.I. Cobas di Bologna si è svolta una riunione del Coordinamento Pubblico Impiego allargata anche ad altre organizzazioni del sindacalismo di base e singoli militanti e lavoratrici/ori. La riunione si è svolta in concomitanza con la riunione dei delegati e lavoratori sulla vertenza SDA e l’Assemblea finale in preparazione dello Sciopero Generale del 27 ottobre. In pratica dal mattino fino alle 18:00 la sede Bologna è stata frequentata percorsa e vissuta da centinaia di lavoratori arrivati da tutta Italia.
Basterebbe questa premessa per spiegare quale è la priorità del SI Cobas e dei suoi militanti: il confronto mettendo al centro le istanze delle/i lavoratrici/tori. Alla riunione hanno partecipato anche delegate/i USB e CUB. Rappresentate diverse regioni come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Toscana. Rappresentati diversi enti come Sanità, Regione, Inps e Scuola.
 
Negli interventi delle/i delegate/i USB/CUB è emersa la volontà di una riflessione collettiva ed allargata sul ruolo del sindacalismo di base e conflittuale e nello specifico su quello delle sigle di appartenenza. I punti in cui si sono rilevate delle contraddizioni nell’impostazione politico-sindacale riguardano principalmente:
  • Firma del Testo Unico sulla rappresentanza, insieme a CGIL/CILS/UIL, da parte di USB e Confederazione COBAS di Bernocchi, che di fatto ha spaccato il sindacalismo di base. La firma al TUR, da subito contestata da molte/i delegate/i della USB stessa, è stata dettata principalmente dalla preoccupazione di sopravvivere come organizzazione, ignorando l’impatto devastante che avrebbe avuto su lavoratrici/tori. Ad esempio in caso di CCNL firmati dalla maggioranza dei sindacati, i firmatari del TUR non potranno attuare nessuna forma di contrasto reale e – qualora volessero farlo – dovranno, per forza di cose – appoggiarsi (e sostenere con la lotta) le iniziative di quelle organizzazioni sindacali che non hanno firmato il TUR. In altre parole se CGIL/CISL/UIL firmano, dopo oltre sette anni, un CCNL stile “metalmeccanici” nel pubblico impiego – le altre organizzazioni sindacali non potranno fare nulla per opporsi sul serio perché un eventuale accordo sulla falsariga di quello del settore privato prevederà dei contratti sottoscritti dalla maggioranza “semplice” (50% più uno) delle organizzazioni di comparto.

  • Congressi “blindati” in cui la possibilità di confronto e messa in discussione è stata pari a zero.

  • Mancanza di democrazia interna e di vero confronto con iscritte/i.

Argomenti prioritari della riunione lo sciopero del 27 ottobre, gli obiettivi da perseguire e le iniziative da realizzare come Coordinamento Pubblico Impiego.
Di seguito si sintetizza quanto emerso nei vari interventi:
La riunione è allargata ad altre organizzazioni sindacali in quanto per il SI COBAS è prioritario il confronto su iniziative da realizzare nel pubblico impiego che favoriscano l’unità delle/ei lavoratrici/tori. Ed è per questo che forse oggi bisogna guardare ai contenuti piuttosto che al contenitore!
E’ necessario che nel pubblico impiego, come nel privato, si avvii al più presto una mobilitazione, realizzando l’unità delle/i lavoratrici/tori al di là dell’appartenenza a questa o quella categoria o sigla sindacale, per contrastare il pesante attacco al mondo del lavoro messo in atto dagli ultimi Governi.
In Francia il pubblico impiego è sceso in piazza per protestare contro lo smantellamento della pubblica amministrazione e dello stato sociale messo in atto da Macron.
E in Italia ….. dove ormai i contratti del pubblico impiego sono fermi da 7 anni con una perdita di circa 1.000 euro per anno nessuna reazione da parte della stragrande maggioranza dei lavoratori della PA.
Eppure basterebbero le anticipazioni su quanto verrà firmato dai sindacati concertativi e complici, CGIL/CISL/UIL in primis, nei nuovi contratti collettivi.
Ad esempio:
  • 85 euro lorde (45 euro nette) di aumento e non per tutti i comparti, con introduzioni di ulteriori norme che tagliano diritti e dignità;

  • dotazioni organiche cancellate e sostituite da un generico fabbisogno quantificato dalle Amministrazioni.

Con queste premesse sicuramente non si può prevedere un recupero del potere di acquisto per i lavoratori pubblici. Insomma la solita ennesima mancetta elettorale!
La lotta al job act del governo Renzi poi andrebbe portata avanti anche con il sostegno del pubblico impiego. I recenti avvenimenti all’ILVA di Genova e Taranto hanno messo in evidenza quanto può essere devastante la potente arma del job act fornita dal governo ai padroni, ovvero l’arma del licenziamento per “necessità o crisi aziendale”. Inoltre come ampiamente dimostrato dai dati diffusi a mezzo stampa il job act non ha assolutamente risolto il problema della disoccupazione giovanile. Le leggi come il job act accompagnate dalla strisciante privatizzazione di pezzi della pubblica amministrazione stanno determinando nel nostro paese una sempre più diffusa flessibilità e conseguente precarietà del lavoro oltre allo smantellamento dello stato sociale, come finora conosciuto.

La lotta contro i massicci licenziamenti nella logistica ha messo in risalto come i padroni ed i loro governi utilizzano la forza e tutti i mezzi leciti e non, a loro disposizione per reprimere ogni reazione o protesta realizzata dalle/i lavoratrici/tori in gran parte immigrati. Il coinvolgimento del coordinatore nazionale del SI COBAS, Aldo Milani, in una vicenda giudiziaria rilevatesi da subito una montatura, ai danni di Aldo e del SI COBAS, finalizzata ad una repressione non riuscita delle lotte nella logistica che continuano fino ad oggi, anzi aumentano, coinvolgendo sempre più lavoratrici/tori.

Le lotte nella logistica sostenute dall’unità dei lavoratori, dalla solidarietà e dalla Cassa di resistenza hanno sicuramente creato un modello per altri settori. Prova ne è una ripresa di reazione nelle fabbriche come ad esempio alla Fiat o all’ILVA.

Un comparto della PA in forte tensione è sicuramente quello della Sanità dove il liberismo e la privatizzazione sta in pratica cancellando il diritto alla salute. Il diritto universale alla salute è difatti presente nella piattaforma dello sciopero del 27 ottobre insieme al diritto all’abitare e all’istruzione.

CONCLUSIONI
SI E’ CONCORDATO DI:
  • REDARRE UN DOCUMENTO CON UNA ANALISI DELLE SITUAZIONI DEI COMPARTI DOVE SI E’ PRESENTI.

  • COSTRUIRE IN TUTTI I MODI UNA AMPIA PARTECIPAZIONE ALLO SCIOPERO DEL 27 OTTOBRE.

  • COSTRUIRE NEL TEMPO UN INTERVENTO CONCRETO A SOSTEGNO DI INIZIATIVE NAZIONALI AL DI LA’ DELL’APPARTENENZA SINDACALE.

L’UNITÀ TRA LAVORATORI E LAVORATRICI È UN VALORE CHE NON VA SEMPLICEMENTE ENUNCIATO E/O EVOCATO IN GENERICI COMUNICATI MA VA RIBADITO IN CONCRETO NELLA PRATICA QUOTIDIANA SENZA “SE” E SENZA “MA”.
 
21 ottobre 2017
SI COBAS PUBBLICO IMPIEGO