Comunicato contro gli arresti di Torino
19 notifiche cautelari, 9 arresti, 6 obblighi di firma; è questo il bollettino di guerra per i compagni dello Askatasuna.
L’accusa è flagranza di reato… differita.
Si fa riferimento a tafferugli a margine della manifestazione dello scorso 1° maggio a Torino.
A distanza di tempo gli addebiti contestati sono: resistenza pluriaggravata a Pubblico Ufficiale.
Vecchie sono le ruggini delle Forze dell’Ordine con i manifestanti non istituzionali a Torino.
Note sono le le diverse linee della procura e altrettanto note sono le inclinazioni ultras di una sua componente come si evince anche dalle denunce in questi anni contro i No Tav.
In questo contesto scontato è l’apprezzamento per le maniere forti da parte di un Ministro dell’Interno con un passato nelle ronde padane e un presente da cacciatore di immigrati o rom.
La pericolosità dell’azione della procura sta nelle motivazioni assolutamente prive di senso giuridico, ma molto politico, che ha usato contro questi compagni al pari di quelle usate dalla cassazione contro i 5 licenziati della Fca di Pomigliano, o della maestra di Torino licenziata per aver esternato fuori dal posto di lavoro la sua voglia di giustizia.
Le stesse modalità della notifica sono caricate da tensione.
Quattro di mattina, il buio, squadre cinofile addestrate alla ricerca di esplosivi, armi ecc.
Si trovano solo bandiere, aste di bandiere e perfino un coltello da cucina.
Un finale decisamente fiacco.
Ma a parte le prove cinematografiche frustrate preoccupa la velleità della Procura di ergersi come autorità morale nel valutare gli autentici valori del 1° Maggio.
Lo spezzone del Centro Sociale, viene giudicato, “estraneo alla manifestazione e ai valori da esso espresso”.
Ne discende l’affidamento di patentino “politicamente corretto” secondo la loro discrezione, le modalità di svolgimento degli eventi politico-sindacali, chi può entrare in piazza e chi non (questo all’origine degli arresti), con quali parole d’ordine, quali bandiere portare.
Il colore delle bandiere è facoltativo?
Certi colori potrebbero non essere in linea con il Daspo Urbano.
Remember, a Torino si è avuta la prima applicazione della normativa contro un mendicante.
Di una cosa siamo sicuri: le varie procure si attivano nella speranza di far “fuori” i compagni e compagne che lottano contro il sistema del capitale che genera povertà e morte (vedi ultimi infortuni) pensando che la massa degli sfruttati se ne stia tranquilla.
Non sarà così.
La crisi deipadroni che morde sempre di più prepara nuovi scenari sconvolgenti che neanche loro possono fermare: la lotta dei lavoratori per la difesa delle loro condizioni può sfociare in lotta politica aperta contro i vari governi del capitale.
Siamo con i compagni Alice Scavone, Diego Mazzanti, Francesco Bruni, Alessandro Pintus, Tommaso Rebora e tutti gli altri colpiti dalla repressione semplicemente perché combattenti non omologabili che lottano contro lo sfruttamento.
SI COBAS NAZIONALE
Luglio 2018,