AlimentaristiApprofondimenti politiciCampaniaCobasImmigrazioneIn EvidenzaInternazionaleLogisticaMetalmeccaniciPubblico Impiego

[COMUNICATO] Napoli: i vertici di Fiom-Fim-Uilm trasformano le loro processioni in zone rosse anti-SI Cobas… I confederali ordinano, la polizia esegue!

Napoli: i vertici di Fiom-Fim-Uilm trasformano le loro processioni in zone rosse anti-SI Cobas… I confederali ordinano, la polizia esegue!

Stamani a Napoli, in occasione della manifestazione dei metalmeccanici indetta dalla triplice sindacale si è consumata un’ennesima quanto clamorosa, e per certi versi inedita pagina nera dei sindacati venduti e collaborazionisti.

All’orario di partenza del corteo, la Questura di Napoli ha letteralmente cinto d’assedio Piazza Principe Umberto, luogo di concentramento del SI Cobas e a pochi passi dal corteo dei confederali, sbarrando tutte le vie di accesso a Piazza Mancini con lo scopo di impedire a ogni costo che i licenziati, i disoccupati 7 Novembre, gli operai della logistica, del Porto, della FCA e del Consorzio Unico di Bacino, solo con la loro presenza “osassero” turbare i sogni di pace sociale del manipolo di parassiti e burocrati in testa al corteo di Fiom-Fim-Uilm.

A nulla sono valse le nostre rassicurazioni sul carattere pacifico, per quanto determinato e arrabbiato, della nostra partecipazione al corteo, e la nostra volontà di non cadere nella trappola di quei vertici confederali che già nella scorsa settimana alla Whirlpool hanno scagliato il loro servizio d’ordine contro i “facinorosi del SI Cobas” che erano giunti fuori ai cancelli a dare la loro solidarietà, nel maldestro tentativo di celare agli operai la loro condotta fallimentare sul piano sia sindacale che politico.

Man mano che il corteo si concentrava, la condotta della Questura di Napoli diventava sempre più aggressiva, con centinaia di agenti della celere intenti per quasi due ore a bloccarci in Piazza Principe Umberto: di fatto, per paura della presenza scomoda di un centinaio di manifestanti SI Cobas, Questura e governo non hanno esitato a bloccare per gran parte della mattinata l’intera città e le sue principali arterie.

La verità è però emersa pian piano col passare dei minuti e delle ore: per stessa ammissione dei funzionari della Digos, tale condotta è stata invocata esplicitamente dai vertici dei confederali.

A riprova di ciò, poco dopo è venuta a farci visita una delegazione di funzionari della FIOM, la quale ha esplicitamente ammesso che l’ordine di tenere lo spezzone fuori dal corteo era partito dai vertici confederali. Il timido tentativo di mediazione dei “volenterosi” fiommini si è subito arenato non appena i metalmeccanici FCA presenti al nostro presidio hanno rivendicato il diritto sacrosanto a partecipare al corteo liberamente, senza filtri delle forze dell’ordine e senza essere considerati dei “controllati a vista”.

Mentre la parata di Fiom-Fim-Uilm sul Rettifilo era già partita da un pezzo con poche centinaia di persone al seguito (e raggiungendo a fatica qualche migliaio all’arrivo in Piazza Matteotti) il nostro presidio è stato letteralmente costretto a forzare più volte il fitto cordone della celere per guadagnare piazza Mancini e il diritto a sfilare in corteo, infine riuscendoci non prima di subire una carica.

Dopo aver seguito a distanza il corteo principale, abbiamo scelto di dirigerci in via Marina, concludendo la manifestazione con un presidio sotto alla sede dell’Autorità Portuale e abbiamo chiesto che una nostra delegazione fosse ricevuta dal presidente Ugo Spirito per far luce sul licenziamento del nostro compagno Ciro in SoTeCo a seguito delle denunce del SI Cobas sulle gravi e reiterate violazioni delle norme sulla sicurezza nel Terminal di proprietà del gruppo MSC.

I padroni del Porto, anche in questo caso spalleggiati dai sindacati venduti e collusi, non tollerano la crescita del SI Cobas in questo importante settore lavorativo, e da mesi prendono di mira i nostri iscritti nel tentativo di impedire che altri operai aprano gli occhi e si colleghino alle nostre lotte.Ma anche in questo caso hanno fatto male i conti, se è vero che finora, mentre i confederali negoziano buoneuscite da fame, tutti i licenziati del SI Cobas sono stati reintegrati sul posto di lavoro con sentenza del Tribunale.

Il presidente dell’Autorità Portuale Spirito, nel comunicarci che le Istituzioni ispettive sono intervenute in Soteco a seguito delle nostre segnalazioni, fermando numerosi carrelli e macchinari irregolari e pericolosi, ci ha di fatto confermato che abbiamo intrapreso la strada giusta e che le segnalazioni fatte da Ciro erano tutt’altro che pretestuose, e che presto i signori di Msc saranno nuovamente costretti a reintegrarlo.

Come oramai è riconosciuto dalla stessa stampa ufficiale (vedasi su tutti l’ampio e dettagliato reportage sull’ultimo numero di “FQ Millennium”) gli apparati di Cgil-Cisl-Uil che lucrano sulla pelle dei lavoratori e vivono a sbafo con stipendi faraonici, si stanno avviando lentamente sul viale del tramonto: la bassissima adesione allo sciopero di oggi in tutto il comparto metalmeccanico e i numeri impietosi del corteo di stamane (peraltro in una manifestazione che doveva comprendere “tutto il Sud…) ne sono la riprova oggettiva.

Seppur ancor maggioritari nei numeri, i consensi a Cgil-Cisl-Uil (in costante discesa) sono sempre più unicamente il frutto di una rendita di posizione assicurata da burocrazie elefantiache, dal monopolio delle rappresentanze ufficiali e dai “servizi al cittadino” (Caf, Patronati, Enti Bilaterali) che gli vengono appaltati dallo stato borghese, mentre nei segmenti più combattivi e sfruttati del mondo del lavoro l’avanzata del SI Cobas e del sindacalismo conflittuale, seppur a piccoli passi e nonostante l’inasprirsi della repressione, è oramai un fatto conclamato.

La crisi capitalistica non fa altro che accelerare questo processo di cooptazione e di resa senza condizioni del sindacato confederale ai voleri dei padroni.

Tra non molto crediamo che tutto ciò inizierà ad essere chiaro anche agli operai Whirlpool, a queli FCA, a quelli dell’Ilva, alle migliaia di licenziati, dei disoccupati e dei precari truffati e raggirati dai padroni, dal governo gialloverde e dalla triplice sindacale. 

E allora non basteranno più le “zone rosse” o le manifestazioni “a inviti” per fermare il movimento di classe…

Solo la lotta paga!

SI Cobas nazionale