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[NAPOLI] Padroni e istituzioni unico comitato d’affari, con l’imperativo: licenziare chi é del SiCobas, col SiCobas non si tratta

Padroni e istituzioni, un unico comitato d’affari.
Il loro unico imperativo: chi è del SI Cobas va licenziato, e col SI Cobas non si tratta!

ALLE LORO PROVOCAZIONI RISPONDEREMO COME SEMPRE CON LA LOTTA!

Mentre è ancora in corso la dura vertenza nazionale tra SI Cobas e FedEx per impedire che la multinazionale statunitense abbia mano libera sui licenziamenti e smantellare le conquiste frutto di 10 anni di lotta, e mentre dappertutto i padroni usano la Pandemia come arma per gestire a proprio piacimento le ristrutturazioni e mettere a tacere con la cassa integrazione ogni voce scomoda, in queste ore va delineandosi in maniera sempre più chiara il ruolo dello stato e delle istituzioni “democratiche” quali reggicoda e allo stesso tempo “braccio armato” dei capitalisti.

A Napoli tale situazione raggiunge vette di parossismo mai viste: dopo ben due mesi di scioperi e agitazioni, dopo cortei, azioni di lotta dei e incontri al comune in cui si è discusso dell’universo-mondo, alla Conateco assistiamo a una nuova ondata di licenziamenti politici, tra cui l’Rsa SI Cobas Francesco Cotugno.

Quel che più lascia esterrefatti non è tanto la condotta dell’azienda, oramai nota persino nelle aule di Tribunale per sua condotta antisindacale, quanto il silenzio delle istituzioni e in primo luogo di quella Prefettura che innumerevoli volte è stata chiamata in causa nel tentativo di porre fine alla guerra senza esclusione di colpi contro il SI Cobas nel porto di Napoli, senza mai degnarsi di rispondere alle richieste di convocazione.

Analogo, se non ancora più grave, la condotta Pilates a e omertosa della Prefettura rispetto alla vertenza in corso alla Di Gennaro SpA, azienda di interesse pubblico impegnata nello smaltimento di rifiuti urbani per decine di comuni della Campania, in cui 12 lavoratori del sito di Secondigliano sono stati messi in cassa integrazione senza un’apparente motivo, in realtà per aver commesso il “crimine” di aver aderito al SI Cobas: in questo caso il silenzio delle Prefettura giunge al punto di ignorare persino la firma di un verbale di mancato accordo, nonché le richieste di convocazione giunte anche dall’azienda stessa e dal Consorzio ASI di Pascarola a seguito dei nostri scioperi.

Quel che già era chiaro nel corso di queste settimane è diventato evidente lunedì mattina, durante un incontro in Prefettura strappato con le unghie e coi denti dai Disoccupati 7 novembre e frutto delle innumerevoli azioni di protesta scaturite da 6 anni di prese in giro da parte del Comune.

In questa occasione la Prefettura, attraverso la Digos di Napoli, ci ha recapitato un messaggio inequivoco: “chi è del SI Cobas non può salire in delegazione”.

Una volta eliminata la nostra voce, i consiglieri della Prefettura, evidentemente presi da un delirio di onnipotenza, sono arrivati al punto di improvvisare lezioni di “bon ton” nei confronti della delegazione dei disoccupati, invitati a rivolgersi in maniera “educata” all’Illustrissimo Prefetto Valentini, evidentemente disturbato a tal punto dal dovere avere a che fare con chi è costretto ogni giorno a sudarsi la pagnotta da impegnare i propri sottoposti ad un’opera di “mediazione culturale” preventiva coi disoccupati…

In sostanza, l’organo rappresentante del governo centrale chiamato per legge a mediare sui conflitti sindacali e sociali, dichiara, violando le sue stesse leggi, di non voler avere alcun dialogo con una precisa organizzazione sindacale.

Se a questo già abbastanza inquietante quadro aggiungiamo il silenzio assordante prodottosi in queste ultime settimane dal comune di Napoli e da alcuni autorevoli esponenti della “giunta ribelle” (vicesindaco, assessore al lavoro e presidente della città metropolitana), il quadro del sistema di connivenze e di coperture istituzionali di cui nella nostra città godono quei padroni che sfruttano, ricattano, licenziano e umiliano quotidianamente i lavoratori è completo!

D’altronde, c’è poco da sorprendersi: questi autorevoli esponenti istituzionali sono gli stessi che negli anni ci hanno più volte invitato a “lasciar perdere” la vertenza sul Porto di Napoli perché il nostro avversario (MSC) era “troppo forte e potente”…

Tradotto: si è amministrazione “ribelle” fin quando non si disturba sul serio il manovratore e fin quando i veri padroni della città c’è lo consentono… Quando qualcuno inizia a fare sul serio, meglio svignarsela!

Le chiacchiere sulla “democrazia”, sui “diritti”, sul “rispetto delle regole”, ecc. sono solo fuffa utile a buggerare qualche “utile idiota” che è ancora disposto ad andarli a votare illudendosi che i diritti possano esercitarsi deponendo ogni cinque anni una scheda in un’urna: passata la festa elettorale, chi è schiavo rimane schiavo, e se osa ribellarsi viene consegnato nelle mani della furia padronale.

I padroni e le istituzioni credono in questo modo di cancellare il SI Cobas e, così facendo, di ritardare una “resa dei conti” che, per loro stessa ammissione, la crisi economica provocata dalla Pandemia tende minacciosamente ad avvicinare…

La loro non è altro che una reazione scomposta e nervosa, tango più di fronte alla determinazione e all’ostinazione con cui, a testa alta e alla luce del sole, il SI Cobas continua a combattere dentro e fuori i posti di lavoro per affermare un principio elementare ed universale: I PROLETARI NON SONO CARNE DA MACELLO!

Ogni giorno che passa nuovi lavoratori, precari, disoccupati e licenziati si rendono conto che questo sistema è marcio fin nelle sue fondamenta, che le loro vite non valgono niente e che il loro lavoro non è altro che una variabile dipendente della fame di profitti, dell’arroganza, dei capricci e dalla sete di vendetta di un manipolo di parassiti e sfruttatori; ogni giorno che passa comprendono che governo, regioni, comuni, Prefetture, Inps, Itl, Asl e tutta la pletora di “organi di controllo” sono nient’altro che zelanti maggiordomi nelle mani dei capitalisti: pronti a colpire i lavoratori al primo errore commesso, e puntualmente latitanti di fronte ai crimini dei padroni, alle violazioni delle leggi sulla sicurezza, ai licenziamenti arbitrari, alle condotte antisindacali, alle truffe ai danni dell’Inps e dell’erario; ogni giorno che passa migliaia di lavoratori si rendono conto che la “moratoria sui licenziamenti” varata dal governo-Conte è solo un’ipocrita foglia di fico, perché i padroni continuano a licenziare senza scrupoli, a stilare “liste di proscrizione” e a buttare per strada centinaia di famiglie nel silenzio totale degli organi deputati al rispetto delle leggi a tutela dei lavoratori, anzi beneficiando di innumerevoli espedienti “legali” per coprire le loro porcherie.

Col suo silenzio e le sue “scomuniche” lo stato dei padroni crede di indebolirci ed affossarsi: non si rendono ancora conto che in tal modo non fanno che lavorare per noi, chiarendo a tutti i lavoratori i motivi per cui il SI Cobas non è solo un sindacato diverso dai confederali sul libro paga dei padroni, ma diverso anche da tutti gli altri sindacati “di base” per il fatto di unire alla lotta per migliori condizioni economiche la battaglia per il superamento di questo sistema fondato sull’oppressione e sullo sfruttamento.

Non si rendono conto di come la loro condotta abbia chiarito a centinaia di lavoratori il significato della parola “anticapitalista” molto meglio di quanto avremmo potuto fare noi in cento comizi o assemblee.

Non si rendono conto che stanno ballando sul Titanic!

Non un passo indietro!
Reintegro immediato di tutti i lavoratori licenziati ed espulsi dal lavoro per la loro appartenenza sindacale!
La crisi la paghino i padroni!
Toccano uno, toccano tutti!

S.I. Cobas Napoli