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[ITALIA] Il 19/9 assemblea nazionale a Bologna, per la più ampia partecipazione e riuscita dello sciopero generale dell’11/10

Lo sblocco dei licenziamenti varato dal governo Draghi su indicazione dell’UE, con la complicità di Cgil-Cisl-Uil e a dispetto del permanere dell’emergenza pandemica, è parte di un attacco a tutto campo contro le condizioni salariali e di vita di milioni di lavoratrici e lavoratori: da un lato l’aumento dei ritmi, della precarietà, dei ricatti e dei salari da fame; dall’altro l’inasprimento della repressione contro gli scioperi e contro le lotte sindacali e sociali.

Contro questa macelleria sociale è giunta l’ora di unire le forze: per questo motivo la totalità del sindacalismo di base ha indetto unitariamente uno sciopero generale per il prossimo 11 ottobre.

Facciamo appello a tutte le realtà e i movimenti sociali, ai disoccupati, alle precarie e ai precari, agli studenti, ai movimenti per la difesa dell’ambiente e della salute, per il diritto all’abitare, affinché l’11 ottobre diventi una giornata di lotta generalizzata contro i piani di governo e padroni, e sia il punto di partenza per una nuova stagione di conflitto dentro e fuori i luoghi di lavoro.

S.I. Cobas

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PER LA PIÙ AMPIA PARTECIPAZIONE E RIUSCITA

DELLO SCIOPERO GENERALE DELL’11 OTTOBRE!

OLTRE IL RAPPORTO INTERSINDACALE,

PER UN CONFRONTO REALE E PER L’UNITÀ’ DELLE LOTTE SOCIALI!

Per la prima volta, dopo tanti anni, quindici sindacati di base riescono a proclamare lo sciopero nazionale insieme in quella data: per noi che abbiamo lavorato in questa direzione è un fatto politicamente positivo perché può costituire un primo momento di unità delle lotte in corso e di espressione della volontà di resistere alle aggressioni da parte dell’asse sempre più compatto padronato/governo Draghi.

La crisi e l’uso capitalistico della crisi economica e sanitaria mettono in moto delle risposte operaie che vanno oltre di noi, coinvolgendo, pur se tra mille contraddizioni, i lavoratori delle tre confederazioni sindacali e operai e proletari senza organizzazione sindacale.

Abbiamo proposto per questo di sviluppare un momento assembleare per dare spazio a tutte le realtà che oggi sono sul terreno della lotta contro i licenziamenti, indipendentemente da quale organizzazione ne sia alla testa, perché il confronto favorisca il modo di indirizzare i “fuochi” delle lotte specifiche sul terreno di una comune battaglia contro le politiche borghesi, su un terreno che rafforzi l’autonomia di classe.

Avremmo voluto, a sostegno dello sciopero, sviluppare un confronto sulle esperienze vive e concrete di conflitto sui luoghi di lavoro e, a partire da queste, sui contenuti e gli obiettivi di fondo che sono alla base dell’indizione dello sciopero, con un diretto protagonismo delle realtà di lotta con le loro esperienze oggi in campo.

Questa è a nostro avviso la premessa essenziale (per molti aspetti anche scontata) per creare condizioni più favorevoli allo sviluppo di un’opposizione operaia e proletaria unitaria contro le politiche padronali e governative, per allargare il nostro orizzonte di lotta e di confronto oltre i confini delle organizzazioni sindacali di
base, per poter raccogliere le spinte che provengono dal di fuori del proprio “recinto” organizzativo.

Una proposta con al centro gli interventi di quei lavoratori che sul piano nazionale sono protagonisti di iniziative di lotta contro i licenziamenti e contro gli attacchi della borghesia, per intenderci i lavoratori della Fedex, del Gruppo Stellantis, Texprint, GKN, Unes, ex Alitalia-Ita, Logista (tabacchi) e tante altre situazioni, con l’obiettivo di collegare queste resistenze con le lotte dei disoccupati e delle esperienze e movimenti sociali per la difesa dei territori, contro la crisi climatica, le questioni di genere e le realtà antirazziste.

Insomma: non una semplice assemblea “intersindacale” tra le organizzazioni del sindacalismo di base e delle strutture, ma un vero confronto tra le lotte, non certo teso ad “annullare” gli interventi delle strutture sindacali, quanto piuttosto ad arricchirli al fine di favorire, nell’ intensa azione di propaganda e di agitazione per lo sciopero generale, condizioni di lotta e iniziative che vadano oltre la scadenza dell’11 ottobre.

Questa proposta di metodo e dell’assemblea unitaria del 19 Settembre si è da subito scontrata contro un altra impostazione, fatta propria dalla maggioranza delle sigle promotrici, basata sulla divisione rigida degli interventi “per strutture”, tesa nei fatti ad impedire di dar voce e protagonismo alle lotte più radicali che in questi mesi stanno attraversando i luoghi di lavoro, a chi tutti i giorni resiste all’offensiva padronale pagando a caro prezzo in termini repressivi.

Nelle ultime riunioni intersindacali che hanno portato al tramonto dell’ipotesi di assemblea unitaria, abbiamo assistito a un vero e proprio “processo alle intenzioni” nei nostri confronti, teso a far passare l’idea che il SI Cobas volesse “prevaricare l’assembea” e “fare più interventi degli altri”.

A nulla è valsa la proposta di definire insieme una rosa di interventi nella quale ciascuna realtà avrebbe indicato le vertenze in corso che avrebbero potuto a loro avviso arricchire l’assemblea e, una volta quantificato il numero degli inetrventi totale, lavorare a uno sfoltimento qualora i tempi non avessero consentito di dare la parola a tutti; a nulla è servita la nostra proposta di ridurre il numero degli interventi “marchiati SI Cobas” tutti espressione di esperienze di lotta reali, utili a rinvigorire l’assemblea e a rafforzare la valenza dello sciopero.

La risposta delle altre organizzazioni è stata categorica: “2 interventi a testa, prendere o lasciare”.

Discorso analogo per quanto concerne le realtà “esterne”, laddove avevamo proposto di dare spazio anche a vertenze “altre” rispetto ai recinti del sindacalismo di base (su tutte la GKN) e ci è stato più volte rimproverato di essere troppo “aperturisti” nei confronti delle aree di opposizione in Cgil…

Abbiamo addirittura assistito ad un’assurda disputa sulla “quantificazione esatta” del numero dei partecipanti all’assemblea, dapprima con la scusa delle norme sanitarie antiassembramento, poi, di fronte alla nostra proposta di predisporre uno schermo esterno al di fuori della sala Dunbo nel caso in cui i partecipanti avessero superato la capienza della sala, si è giunti a pretendere una rigida ripartizione dei partecipanti per ciascuna organizzazione sindacale con tanto di “raccomandazione” sul fatto che nessuno avrebbe dovuto portare più di 50 persone…

Da che mondo è mondo un’assemblea nazionale ha come obbiettivo quello di coinvolgere e di raggiungere quanti più partecipanti, e l’eventuale riempimento di una sala è motivo di orgoglio perchè è segno del successo dell’iniziativa, mentre in questo caso ci è stato posto il problema opposto: la paura di un’eccessiva partecipazione!

Quest’ultimo aspetto chiarisce a nostro avviso meglio di qualunque altro il reale “nodo del contendere”: la volontà, da parte di alcune sigle promotrici dello sciopero, di blindare l’assemblea per parlarsi addosso in nome di un unitariamente di facciata (evidentemente con tanto di check-in all’ingresso della sala per controllare se ciascun lavoratore rientrava nelle “quote” previste per ciascun sindacato e magari anche per le stesse realtà di movimento per verificarne la presunta affinità a questa o quella sigla…), con l’esito di trasformarla in una inutile passerella delle sigle promotrici.

In sostanza, abbiamo dovuto constatare ancora una volta come la gran parte del sindacalismo di base sia incapace di liberarsi da un approccio “liturgico” e autoreferenziale all’iniziativa e all’intervento di classe, e continui ad essere prigioniero di una logica fondata unicamente da tatticismi, politicismi e diplomazie d’apparato: una logica che stride profondamente con il senso stesso dell’aggettivo “di base” e con lo stesso concetto di autorganizzazione; una logica che nel corso degli anni ha contribuito alla crisi verticale del sindacalismo di base “storico” nel suo complesso e che funge oggettivamente da ostacolo rispetto alla necessità oggettiva di rilancio di un movimento di classe forte, organizzato e capace di rappresentarsi agli occhi dei lavoratori come una reale e credibile alternativa all’influenza nefasta della triplice confederale.

A nulla è valsa l’intervento di mediazione dell’Adl Cobas ed il nostro assenso alla proposta per non far naufragare la importante iniziativa unitaria.

In queste settimane in centinaia di aziende scade la Cig Covid e i lavoratori ricevono lettere di licenziamento; in questi giorni il nostro sindacato è impegnato su gran parte del territorio nazionale a fronteggiare gli attacchi virulenti dei padroni e degli organi repressivi contro gli scioperi, gli stessi che hanno portato all’assassinio del nostro compagno Adil Belakhdim.

In alcune situazioni (Unes, Logista, Xp, Fedex, Texprint, ecc.) i lavoratori lottano fuori ai cancelli contro i licenziamenti dovendo fare i conti con cariche, fogli di via e criminalizzazioni di ogni tipo; in altre (Brt) grazie alla lotta continuano a migliorare le loro condizioni salariali oppure (come nel caso di Dupont a Pavia) riescono a fermare un piano di licenziamenti.

Proprio in quest’ultimo caso, alla Dupont, nei giorni scorsi le lavoratrici e i lavoratori, dopo aver festeggiato il reintegro a condizioni salariali e normative migliorative, ci hanno contattato per chiederci di poter intervenire all’assemblea del 19 per portare la loro testimonianza di come sia possibile resistere ai licenziamenti e vincere una vertenza senza doversi necessariamente impantanare nel ginepraio di incontri istituzionali e tavoli di crisi che, come dimostra la vicenda Whirlpool, sono il più delle volte l’anticamera della sconfitta e della smobilitazione.

Evidentemente, per i leader di alcuni sindacati di base, avremmo dovuto rispondere a queste lavoratrici in lotta che non potevano intervenire all’assemblea solo perchè la loro lotta era “marchiata” SI Cobas ( perché l’assemblea potesse svolgersi eravamo disposti anche a questo), oppure che per poter parlare bisognava tagliare la parola ai licenziati della Fedex di Piacenza o a quelli di Texprint, anch’essi “marchiati” SI Cobas: per noi tutto ció era semplicemente assurdo, ma eravamo disposti al sacrificio di alcuni interventi.

Per questi motivi, continuiamo a sollecitare tutti e tutte a realizzare quel confronto a largo raggio che noi auspichiamo, per permetterci di rapportarci ai prossimi avvenimenti che porranno nuovi settori di lavoratori di fronte agli attacchi padronali e governativi, per una azione collettiva ed una prospettiva anticapitalistica.

Prendiamo atto che la scelta (non certo nostra) di far naufragare l’assemblea unitaria riflette visioni non solo diverse, ma allo stato attuale oggettivamente inconciliabili sul modo di costruzione del sindacalismo conflittuale sui luoghi di lavoro.

Auspichiamo, dunque, che gli altri sindacati possano confermare l’intenzione di andare ad una assemblea organizzata da loro per preparare al meglio lo sciopero dell’11 ottobre.

“Tifiamo” perché sia così, nella speranza che le divergenze possano arricchire il percorso di costruzione dello sciopero e non, al contrario, portare a una reciproca castrazione di ciascuna istanza.

Ribadiamo con forza, determinazione e serietà le ragioni della indizione comune dello sciopero dell’11 Ottobre che restano più che mai confermate di fronte alla determinazione della Confindustria e del governo Draghi di intensificare l’attacco sui luoghi di lavoro e di imporre il pugno di ferro contro tutto ciò che disturbi, in qualunque campo, l’euforia padronale per la ripresa in corso della macina dei profitti sulla pelle e la vita dei proletari.

Ribadiamo la nostra ferma intenzione per la massima riuscita dello sciopero dell’11 ottobre che abbiamo indetto unitariamente, e per le ulteriori iniziative sul piano sia nazionale che internazionale.

Guardiamo all’unità dei lavoratori come centrale e la capacità di mettere a confronto e fare convergere le esperienze di lotta, di misurarsi sul piano della generalizzazione dei loro contenuti, indipendentemente dalle organizzazioni di appartenenza coinvolte, puntando a raggiungere la grande massa delle lavoratrici e dei lavoratori oggi passivi e disorientati, ma dalla quale potranno sprigionarsi all’improvviso le scintille di movimenti di grande portata.

Confermiamo l’assemblea nazionale il giorno 19 settembre a Bologna nello spazio Dumbo alle ore 10,30.

Tutti coloro che intendono partecipare e intervenire all’assemblea sono pregati di farci pervenire la richiesta: i lavoratori che sono impegnati in scioperi contro i licenziamenti, in vertenze importanti, in iniziative contro la repressione dello stato, in difesa della salute e sicurezza sui posti di lavoro, i disoccupati che si organizzano sui territori, lavoratori di importanti settori merceologici che sono organizzati, organizzazioni studentesche, movimenti e organizzazioni sociali presenti sui territori.

14 settembre

SI Cobas nazionale