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[CONTRIBUTO] A Torino, Milano e Napoli la polizia attacca i cortei studenteschi, ma non riesce a disperderli

Riceviamo e pubblichiamo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso questo contributo, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

A Torino, Milano e Napoli la polizia attacca i cortei studenteschi,

ma non riesce a disperderli

La giornata di lotta studentesca per protestare contro la morte di Lorenzo Parelli e contro “l’alternanza scuola-lavoro”, ha visto due protagonismi contrapposti.

Da un lato settori studenteschi non numerosissimi ma incazzati e combattivi nelle principali città, affiancati da gruppi di disoccupati, di precari e in qualche caso, come a Milano, di proletari della logistica, a denunciare un andazzo della scuola sempre più aziendalista e subordinata agli interessi padronali attraverso la fornitura di lavoro gratuito spremuto in modo cinico fino anche alla morte.

Dall’altro forze di polizia intente – su ordini univoci dall’alto, evidentemente – a intimidire i dimostranti con aggressioni a freddo per impedire loro di manifestare la propria rabbia davanti alle sedi di Confindustria, degli uffici scolastici o di altri luoghi istituzionali (“assassini, assassini”, il coro più ripetuto nelle varie piazze).

Roma, Torino, Milano, Napoli – stesso scenario. Dicono bene i compagni del Fronte della gioventù comunista presenti oggi in diverse piazze: “il governo difende il lavoro minorile gratuito a colpi di manganello“. Non c’è alcun bisogno che al ministero dell’interno ci sia un Salvini perché si faccia uso dei manganelli. Da anni c’è una donna di potere con una lunga esperienza di repressione, che sa fare il suo mestiere in maniera altrettanto, se non più, scientifica. Ed è in sella un governo – che senza avere alcun bisogno di imbarcare la Meloni e FdI – è determinato a colpire ogni embrione di lotte autentico: com’è accaduto nelle scorse settimane alle lotte contro FedEx, contro Unes, ai militanti no Tav solidali con gli emigranti e, a Trieste, ad un movimento “no green pass” che rischiava di collegarsi con l’iniziativa del sindacalismo conflittuale con, e subito dopo, lo sciopero dell’11 ottobre.

La novità rilevante di domenica a Roma, e di oggi a Napoli, Torino e Milano, è che i giovani dimostranti non si sono lasciati disperdere, ma hanno voluto proseguire la propria protesta, riuscendoci.

Niente quanto l’esperienza degli stage evidenzia il fatto che – per grandi masse di studenti (non certo per tutti) – la scuola sia semplicemente un addestramento alla disciplina del futuro lavoro salariato precario, sottopagato, rischioso, intermittente che, anche nei paesi ricchi, sta diventando la regola di un capitalismo decadente capace di far salire i suoi indici di produzione e di profitto solo a condizione di schiacciare muscoli e cervelli sotto la pressa dell’organizzazione capitalistica del lavoro, con o senza algoritmi.

Ed è per questo che la saldatura tra proletari in attività e proletari in formazione può e deve realizzarsi come la più naturale delle evoluzioni, attraverso momenti di confronto e di organizzazione in comune di percorsi di lotta. Solo questa saldatura potrà sbarrare la strada in modo efficace ad una repressione padronale e statale sempre più aggressiva e preventiva.

Pubblichiamo qui di seguito gli interventi fatti a Milano e Torino da Alessandro e Mahmoud rispettivamente, che denunciano il generale sistema di sfruttamento dei lavoratori in cui si inserisce il meccanismo dell’alternanza scuola-lavoro e ne invocano il rovesciamento. Gli interventi possono essere ascoltati anche qui.