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[ARGENTINA] Il governo della fame attacca chi si organizza

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Riprendiamo da “Prensa obrera” del 17 maggio questo articolo di Pablo Giachello in cui si denuncia il vergognoso attacco di Milei & Co. contro il movimento piquetero e i suoi dirigenti, a cominciare dal compagno Belliboni, e si chiama l’intero movimento di lotta contro la politica della nuova presidenza dell’Argentina, a cominciare dalla parte più combattiva del movimento proletario, alla grande Assemblea Nazionale che si terrà il 25 maggio a Plaza de Mayo. Tutta la nostra solidarietà ai compagni e ai proletari del Polo Obrero e del movimento di lotta contro Milei!

Redazione Il Pungolo Rosso

https://prensaobrera.com/politicas/el-gobierno-del-hambre-ataca-a-los-que-se-organizan

Il 25 maggio Assemblea Nazionale dei Lavoratori

Prepariamo una mobilitazione di massa per abbattere la Legge Base

Preparare lo sciopero generale fino alla sconfitta di Milei

L’operazione politico-giudiziaria organizzata dal governo, dal Dipartimento di Giustizia e dai media contro il movimento piquetero, con la perquisizione di 27 locali e abitazioni di militanti e l’avvio di un procedimento per presunta “estorsione”, riflette la volontà manifesta della borghesia di spaccare le organizzazioni che si sono poste in prima linea nella lotta contro il piano di “aggiustamento” criminale del governo Milei, e prima ancora contro quello della famiglia Fernández.

È evidente che il tentativo ufficiale di smantellare il movimento piquetero rappresenta anche un colpo contro l’intero movimento operaio e popolare, come si può già constatare nella denuncia contro i sindacati che hanno organizzato lo sciopero del 9 maggio. Tutto questo in un momento in cui sempre più settori si stanno rendendo conto del carattere antioperaio e antinazionale della Legge Base, che sta per essere discussa alla Camera. Con la creazione di questo caso insabbiano quello contro Pettovello [la “super-ministra” del capitale umano – n.] per abbandono di persone, quando file e file di persone affamate sono state abbandonate a loro stesse.

Che l’attacco contro il movimento piquetero sia un’operazione montata ad arte in modo scandaloso è abbastanza evidente: la ministra della Sicurezza Patricia Bullrich, prima ancora che i raid fossero conclusi, aveva già twittato una foto del leader del Polo Obrero, Eduardo Belliboni, e accusato il nostro partner Jeremías Cantero di “estorsione”. Con la rapidità del fulmine, i grandi media, trasformati in agenzia pubblicitaria della politica criminale del governo, hanno collaborato a mettere in scena lo show del mondo alla rovescia: i leader piqueteros, a capo dell’organizzazione dei quartieri dei settori più impoveriti della classe operaia, denunciano che il governo non ha inviato finora un solo chilo di riso a nessuna mensa popolare mentre loro [per averlo denunciato] sono stati messi sul banco degli imputati e sottoposti allo scherno e al linciaggio mediatico. D’altra parte, sono elevati al ruolo di giustizieri gli attuali responsabili della crescita esponenziale della povertà e della fame negli strati popolari, direttamente coinvolti nella corruzione sotto i governi di Fernando De la Rúa e Mauricio Macri. Gli stessi che il 20 dicembre minacciavano che “chi marcia non viene pagato”, ora li accusano di estorsione.

La crisi dello schema economico

È chiaro che l’operazione anti-piquetera mira a deviare l’asse dell’agenda politica del paese in un momento in cui la debolezza del programma economico messo in piedi dal governo comincia a diventare evidente. All’Hotel Alvear, il “circolo rosso” della borghesia ha sentito ancora una volta dal presidente che non è necessario svalutare nuovamente il peso. È però indiscutibile che l’inflazione accumulata negli ultimi cinque mesi – la più alta dal periodo di iperinflazione della presidenza Alfonsín– ha neutralizzato gran parte della “competitività” raggiunta dalla classe capitalista dopo la megasvalutazione operata a dicembre dal ministro Caputo. Lo stesso FMI, nell’ottava revisione del programma [di ristrutturazione del debito] in corso con l’Argentina, ha concesso al governo Milei solo un prossimo esborso di 800 milioni di dollari, contro i 15 miliardi richiesti dal governo, e ha sottolineato che “è necessario rendere flessibile la politica del cambio” con l’obiettivo di preservare le riserve della BCRA (la Banca Centrale Argentina). Sennonché per il governo una nuova svalutazione significa riattivare la tendenza alla ripresa del processo inflazionistico, e ciò evidenzia la completa inutilità del draconiano “aggiustamento” finora effettuato. Per questo Milei si è fatto nemico anche Cavallo[Domingo Felipe Cavallo, ex ministro dell’Economia, economista, famoso per il pianodi convertibilità che stabilì la parità tra dollaro e peso, tra il 1991 e il 2001. Il piano ridusse l’inflazione dal 1300% a meno del 20%, provocando però l’insolvenza del debito pubblico argentino – ndt]

L’altro pilastro della versione ufficiale, come è noto, è l’eliminazione del deficit fiscale. Ma la “conquista” di Milei ha i piedi d’argilla. Il governo ha un debito di oltre mille miliardi di pesos con le società produttrici di elettricità e gas naturale. Inoltre, con il suo piano-motosega, il governo paralizza l’attività economica, portando ad un calo della riscossione delle tasse del 13% in aprile rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Il calo dei consumi e l’apertura alle importazioni stanno paralizzando la produzione industriale, che a marzo è diminuita del 21% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, e il blocco dei lavori pubblici ha portato nello stesso periodo ad un loro calo del 42%. I licenziamenti e le sospensioni di massa che si stanno intensificando nel settore dell’edilizia e dell’industria, insieme a quelle statali e in generale alla polverizzazione dei salari, non solo hanno stabilito uno scenario da recessione, ma pongono anche le basi per una depressione economica, il tutto ben lontano dalla promessa di un rimbalzo dell’economia a forma di V.

La Legge Base

La crisi della politica fiscale del governo è uno degli elementi che spingono Milei a chiedere l’approvazione urgente della Legge Base. Con questa, il governo intende raccogliere due miliardi di pesos di tasse. Il 75% di questa raccolta proverrebbe dalla restituzione dell’imposta sul reddito dei salariati e dall’aumento delle tasse sulle famiglie monoreddito. Il restante 25% deriverebbe da un anticipo sull’imposta sui beni personali, ma la contropartita sarebbe una riduzione dell’aliquota fiscale e l’esclusione dal pagamento dell’imposta sui nuovi beni che i ricchi acquisiranno d’ora in poi. Il presidente “anarcoliberista” intende invertire la crisi del tesoro intensificando la natura regressiva del sistema fiscale argentino. I governatori della Patagonia chiedono un importo minimo non imponibile più elevato dell’imposta sul reddito per i lavoratori della Patagonia, sebbene sostengano, nel complesso, l’avanzamento di un regime fiscale che ha un carattere di vera e propria confisca per i lavoratori.

Il Patto di maggio traballa. Milei lo firmerebbe con alcuni governatori anche senza l’approvazione della Legge Base e potrebbe anche essere rinviato al 9 giugno o luglio. La legge, più specificamente il Regime di Incentivazione dei Grandi Investimenti (RIGI), ha provocato uno scontro tra un settore della classe capitalista e il governo, al quale hanno fatto eco i settori dialoganti dell’opposizione. L’UIA [la maggior confederazione padronale argentina, ndt] ha gridato allo scandalo per non poter accedere ai benefici di cui godranno gli investimenti superiori a 200 milioni di dollari se la legge sarà approvata. La borghesia nazionale non è favorevole al rifiuto della legge ma alla sua modifica; da un lato vuole abbassare la soglia dei 200 milioni, e dall’altro vuole che appaia qualcosa come “acquisto locale”.

Al Senato cercheranno di apportare queste modifiche e di approvarle anche alla Camera. Alcuni deputati peronisti, che in generale voterebbero contro, voterebbero invece a favore di singoli articoli. Insomma, anche gli industriali pretendono di far parte del banchetto. Litigano per il business del tabacco. I radicali, da parte loro, negoziano università per università su alcuni fondi, ma impiccando gli insegnanti in cambio dell’approvazione di tale erogazione nazionale. Laddove la classe capitalista è omogenea e si schiera dietro al governo è nel sostegno alla riforma del lavoro, che stabilisce l’eliminazione di tutti i diritti dei lavoratori nelle aziende con meno di cinque dipendenti e consente la cessazione dell’indennità di licenziamento, mette fine alla stabilità dei lavoratori statali, elimina le multe per gli imprenditori che assumono illegalmente, liberalizza l’outsourcing del lavoro ed elimina la moratoria aumentando l’età pensionabile delle donne, tra molte altre cose. In questa riforma la classe padronale vede una conquista storica che valorizza e difende.

Tutti all’Assemblea dei lavoratori e al Senato contro la legge

Dal punto di vista dei lavoratori, la chiave è promuovere una forte mobilitazione operaia e popolare quando la legge verrà discussa al Senato. Il peronismo, assente durante la trattazione della legge alla Camera, ha già detto che in questa occasione si mobiliterà. Tuttavia, la direzione burocratica delle centrali sindacali, ammettendo una certa mobilitazione, rifiuta di indire uno sciopero generale di 36 ore con mobilitazione per quel giorno per ribaltare la legge.

L’assemblea dei lavoratori che si prepara per il 25 maggio sarà un evento fondamentale per dimostrare che il movimento piquetero non è solo di fronte agli attacchi e alle provocazioni del governo, che i lavoratori della gomma, che ora rischiano 97 licenziamenti in Fate [impresa leader nella produzione di pneumatici], hanno il sostegno di tutto il sindacalismo combattivo, lo stesso di tutti coloro che lottano contro i licenziamenti o per i loro contratti. Sarà anche una cassa di risonanza per le università che il 23 maggio vanno allo sciopero totale in tutto il Paese contro il congelamento degli stipendi degli insegnanti.

Più in generale, l’assemblea del 25 maggio sarà un momento fondamentale per raggruppare i lavoratori in lotta del sindacalismo combattivo, del movimento piquetero, delle assemblee popolari, con l’appoggio della sinistra, per proporsi come un polo coerente che prepari, attraverso l’agitazione, la propaganda e l’organizzazione, lo sciopero generale fino alla sconfitta del governo Milei.